Donald Trump è politicamente ancora è vivo, benché agli arresti domiciliari nella sua magione in Florida, o morto? La scena dell’arresto è stata molto teatrale sia per scelta della procura di New York che dell’uomo che andava a farsi arrestare, ma che ha attraversato Manhattan con una “motorcade”, cioè un corteo di macchine nere e presidenziali. Lo hanno arrestato solo formalmente – “You are under arrest” – ma senza ammanettarlo, come è d’uso. Poi lo hanno lasciato tornare in Florida. Trump vede il consenso intorno a lui crescere nei sondaggi perché ha con sé buona parte del grande elettorato degli immigrati legali che hanno il terrore degli irregolari.

Cresce tra le classi che si sentono minacciate dalle ondate migratorie che salgono fino al Messico. I suoi elettori più fedeli americani sono asiatici, latinos (specialmente messicani) e afroamericani che sotto il suo governo hanno avuto il miglior tasso di occupazione della storia. Il partito repubblicano è prossimo alla spaccatura perché il modo di essere di destra di Ron DeSantis, governatore della Florida e candidato rampante, è totalmente diverso da quello di Trump. Tuttavia, DeSantis formalmente si è schierato con il presidente arrestato cercando anche lui di trarre qualche vantaggio. Molti giornali registrano la voce secondo cui il rafforzamento di Trump attraverso questo evento pubblico, pubblicizzato e pubblicitario, sarebbe stato sollecitato dai democratici che vorrebbero impedire a Biden di correre per un secondo mandato. La logica sarebbe questa: di fronte a un candidato che potrebbe diventare fortissimo come questo Trump risorto, occorre un candidato altrettanto forte che non può certo essere Joe Biden considerato un’anatra zoppa.

“The Donald”, come lo chiamava la moglie, si è dichiarato non colpevole di tutti 34 i capi di accusa che sostengono il suo arresto di fronte alla Corte di Manhattan. E lo ha fatto sorvolando sui dettagli che tutti conoscono a partire dal pagamento di una pornostar per farla tacere ai presunti imbrogli sulla dichiarazione dei redditi. La sua linea è stata quella di ridicolizzare i capi d’accusa pensati per abbatterlo come leader politico dicendo: “Questo falso caso giudiziario è stato messo in piedi soltanto per interferire nella campagna del 2004 e dovrebbe essere chiuso immediatamente”. Quelli che gli stavano accanto lo hanno descritto come un uomo furioso, vendicativo e pieno di rabbia. Oltre alla vecchia storia della attrice Stormy Daniels i procuratori hanno tirato fuori una seconda vicenda a sfondo sessuale di cui sarebbe protagonista la signora Karen McDougall, ex coniglietta di Playboy che ha cercato tutti i costi di vendere la sua storia col presidente incassando 150.000 dollari dal “the National Enquirer” che però mise in un cassetto l’articolo per fare un favore sia a Trump che a suo cognato Cohen.

Infine, saltato fuori che Trump potrebbe avere avuto un figlio illegittimo da una breve relazione con una impiegata della sua Trump Tower sulla Fifth Avenue. Persino il New York Times, di tendenza democratica e avverso a Trump, ha riconosciuto che queste e altre accuse siano praticamente irrilevanti e ha criticato la decisione realizzata in modo molto teatrale di arrestare davanti al mondo e all’America un ex presidente degli Stati Uniti. Donald Trump, a sua volta, ha accusato l’ufficio della procura di New York di essere legato al partito democratico gli amici della Casa Bianca. Crescono infatti le critiche contro il procuratore Bragg, che anche molti democratici considerano uno sleale giocatore perché ha messo insieme accuse di bassissimo profilo ma con un forte effetto politico. Inoltre, tutti ricordano le vicende sessuali del Presidente Bill Clinton e prima ancora di John Fitzgerald Kennedy, amante anche di Marylin Monroe. Molti commentatori hanno ricordato la curiosa coincidenza dell’arresto di Trump dopo poche settimane dal mandato di arresto emesso dalla Corte dell’Aja contro Vladimir Putin. Nessuna relazione tra i due mandati di cattura, ma sono entrambi dati di fatto.

Trump ha sostenuto che i procuratori dovrebbero occuparsi piuttosto degli sporchi affari del figlio di Joe Biden, Hunt, rimasto impigliato in una rete di affari con oligarchi ucraini che sono esattamente della stessa razza di quelli russi e che, come quelli russi, gestiscono in condizioni di monopolio sia in Russia che in Ucraina. Giova ricordare che la politica di Trump e di crescente disprezzo se non odio nei confronti dell’Unione europea. Come è accaduto un anno fa in Ucraina, alla fine devono essere sempre gli Stati Uniti a soccorrere l’Europa, spendere una quantità enorme di quattrini che appartengono molto ideologicamente alla mitica figura del “tax Payer”, che non è esattamente come il normale contribuente italiano, ma è un tipo di cittadino che pretende davvero di avere tutti gli elementi per valutare e decidere se seguitare o no a spendere centinaia di miliardi di dollari.

Questo è rimasto uno dei cardini dell’ideologia americana nata dal principio rivoluzionario del “io pago le tasse soltanto se posso entrare nel governo come eletto dal popolo per controllarne l’uso”. Quella è la parte più trumpiana d’America che tra l’altro non detesta affatto Putin perché considerato un leader conservatore. Si capisce dunque quanto valore politico abbia questo strano arresto di un ex presidente peraltro subito rilasciato in termini di legge perché salvo casi gravissimi di omicidio nessuno può andare in galera se non in stato di colpevolezza riconosciuta, dopo aver pagato una cauzione. La crisi americana, dunque, sta raggiungendo il suo culmine: da una parte il partito democratico che vorrebbe liberarsi di un presidente incerto e traballante con una vice che finora ha incassato soltanto figure mediocri e che potrebbe disgraziatamente succedergli in caso di morte. Il partito democratico è scatenato nella ricerca di un candidato fortissimo e nel tentativo di convincere Joe Biden a rinunciare al secondo mandato benché ne abbia pieno diritto e lo rivendichi.

Dall’altra parte, il partito repubblicano non ha più il partito dei conservatori liberali alla Lincoln che vinse una guerra per sconfiggere lo schiavismo ma è un partito per metà conservatore e per metà trumpiano. Trump considera la Cina come un nemico e quindi intende mantenerla sotto un’attenzione pressante e una minaccia militare. Tuttavia, la Cina guarda Trump con attenzione e non proprio come un nemico assoluto perché Xi Jinping ha già trattato con lui in maniera equa e l’economia cinese, per quanto espansiva, è oggi in crisi demografica e può vivere, se e soltanto, ciò che produce viene comprato dagli americani. Certo poi ci sono anche gli acquirenti dell’Africa, dell’Asia e dell’Europa ma questo mercato da solo non sarebbe sufficiente per mantenere l’economia cinese in vita. Quindi i cinesi sanno che con Trump possono confrontarsi a muso durissimo ma raggiungere un accordo.

Allo stato attuale non si capisce se lo stato di detenzione formale di Donald Trump sia o non sia un ostacolo per la presentazione della candidatura. Trump è rinchiuso di nuovo nella sua reggia di Mar a Lago con uno sciame di giornalisti e di costituzionalisti per studiare tutte le opzioni ma anche questo è un segnale di spaccatura del più potente e produttivo paese del mondo alla perenne ricerca della propria identità.

Avatar photo

Giornalista e politico è stato vicedirettore de Il Giornale. Membro della Fondazione Italia Usa è stato senatore nella XIV e XV legislatura per Forza Italia e deputato nella XVI per Il Popolo della Libertà.