Dazi al cinquanta per cento sulle importazioni di alluminio e acciaio da tutto il mondo. Donald Trump non molla la presa e nella serata del 3 giugno scorso ha firmato un nuovo ordine esecutivo che raddoppia le tariffe preesistenti. In barba alla polemica giudiziaria in atto negli Stati Uniti, la possibilità di imporre dazi da parte del Presidente pende ora davanti alla Corte Suprema, dalla Casa Bianca non hanno fatto sconti e con una mossa un po’ a sorpresa hanno caricato su un settore che l’Amministrazione Usa definisce “vitale” per “la sicurezza nazionale. “Ho ritenuto necessario aumentare i dazi doganali sull’acciaio e sull’alluminio per adeguare le importazioni (…) e garantire che non mettano a repentaglio la sicurezza nazionale”, si legge nel decreto. Secondo il Presidente americano, “queste nuove tariffe saranno più efficaci nel contrastare l’eccesso di produzione a basso costo proveniente da paesi stranieri, che sta minando la competitività delle industrie siderurgiche e di alluminio degli Stati Uniti”.

Italia e Europa

Questi nuovi dazi avranno un impatto diretto anche per l’Italia oltre che per l’Europa. Tra acciaio e alluminio, infatti, il Belpaese esporta fino a 3,6 miliardi di euro di merci all’anno negli Stati Uniti. Senza contare che il Vecchio Continente è il principale fornitore di acciaio di Washington mentre Pechino per l’alluminio. Il comparto italiano, già in difficoltà per le vicissitudini dell’Ilva di Taranto, potrebbe ricevere un duro colpo da questi dazi che vengono imposti proprio mentre è in corso un ennesimo vertice tra Stati Uniti e Unione Europea al fine di scongiurare una escalation commerciale che potrebbe fare molto male alle economie di entrambe le sponde dell’Atlantico. Secondo alcuni analisti, la fretta di Trump per questi nuovi dazi ha esclusivamente un significato interno.

Da qualche settimana, il Presidente Usa viene definito “Taco” un acronimo che sta per “Trump always chickens out”, in italiano: “Trump fa sempre marcia indietro”. Un modo di dire creato dal giornalista del Financial Times, Robert Armstrong, che ha mandato su tutte le furie The Donald. Per dimostrare di essere un duro, quindi, è andato avanti con i dazi su acciaio e alluminio. Dal versante europeo, però, sono ottimisti e da Bruxelles fanno sapere che un accordo potrebbe essere possibile anche se non si esclude l’utilizzo di metodi decisamente più duri come ad esempio tassare i giganti della Silicon Valley.

L’attacco di Elon

Non è l’unico fronte aperto per l’inquilino della Casa Bianca. Dopo un addio al miele al suo amico e sodale, Elon Musk, avvenuto alla fine del mese di maggio ora volano gli stracci. Il patron di X, infatti, ha pubblicato un durissimo post sulla sua piattaforma social dove attacca senza mezzi termini la politica economica di Trump. “Mi dispiace, ma non ne posso più” – scrive il magnate originario del Sudafrica. “Questo enorme, scandaloso e clientelare disegno di legge di bilancio è un ripugnante abominio. Vergogna a chi l’ha votato”. Il tecnocrate si riferisce alla legge di Bilancio voluta dall’amministrazione Trump e definita non senza enfasi “One Big, Beautiful Bill Act”, La grande e bellissima legge. Musk da voce e quella parte di conservatori e di analisti economici che temono l’enorme debito che la norma crea nel sistema americano: oltre 3mila miliardi di dollari. Al momento, la legge è stata solo approvata alla Camera. Al Senato servirà convincere uno ad uno i membri di questo ramo del parlamento. Qui i Repubblicani possono contare su una maggioranza risicata.

Per ora da Washington fanno spallucce. Al momento Trump non ha replicato ad uno dei più generosi finanziatori della sua campagna elettorale. Il provvedimento, però, crea non poche perplessità anche nelle file dei più fedeli del Tycoon. In un momento in cui il debito americano è nel mirino degli investitori internazionali, basti pensare che il bond trentennale oscilla oramai intorno al 5 per cento, si teme che la creazione di ulteriore debito possa destabilizzare le casse del Tesoro statunitense. E mentre va in onda una nuova versione di “C’eravamo tanto amati”, con protagonisti Elon e Donald, i mercati mettono sotto osservazioni i conti americani con il pericolo di un nuovo downgrade della agenzie di rating.

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