Obiettivo: smilitarizzare la penisola
Ucraina, ora la Crimea è la chiave della guerra: Zelensky apre a una soluzione “politica”
L’Ucraina sa che tentare l’assalto alla Crimea può essere estremamente dispendioso in termini di vite umane e complesso da realizzare. Ipotizzare un negoziato per convincere Mosca a smilitarizzare la penisola può essere invece un messaggio in codice per far capire che Kiev è pronta a trattare sulla Crimea.
Per il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, una soluzione politica per ottenere la smilitarizzazione della Crimea è “possibile”. “Quando saremo ai confini amministrativi della Crimea, ritengo sia possibile forzare politicamente la smilitarizzazione della Russia sul territorio della penisola” ha detto il leader ucraino. Ed è una frase che assume un significato interessante alla luce del periodo in cui viene pronunciata: in una fase così delicata (e decisiva) della controffensiva.
Al momento, infatti, molti analisti concordano che esistono due fronti bellici. A est, infatti, in alcune aree del Donbass, si assiste a una lieve ma implacabile offensiva russa. A sud, invece, l’esercito di Kiev sembra essere di nuovo in grado di strappare alcune piccole porzioni di territorio agli occupanti, avanzando in particolare nell’area di Zaporizhzhya. È molto difficile, se non prematuro, parlare di una nuova spinta della controffensiva ucraina, che sui grandi numeri appare ancora in stallo dopo mesi di attività su diversi fronti.
Tuttavia, l’impressione è che dopo l’incontro segreto di una decina di giorni fa rivelato dal Guardian – summit al confine tra Polonia e Ucraina cui hanno partecipato il capo di stato maggiore ucraino, Valery Zaluzhny, e alcuni vertici militari dell’Alleanza Atlantica – l’Ucraina abbia cambiato strategia. Kiev sembra stia iniziando a seguire il consiglio di concentrarsi su un’unica direttrice senza disperdere le forze su più fronti. E l’avanzata verso sud potrebbe essere l’indizio della materializzazione di questo suggerimento Nato. La spinta sul fronte meridionale, a questo punto per Kiev ha soltanto un obiettivo: arrivare a ridosso della Crimea. Ed è in quel momento che per il governo ucraino le cose potrebbero cambiare. Lo ha detto Zelensky, ma lo ha sottolineato anche il consigliere presidenziale ucraino Mykhailo Podolyak, che su “X” ha scritto: “Quando le forze ucraine avanzeranno verso sud e raggiungeranno il confine amministrativo con la Crimea, gli eventi assumeranno una forma diversa. Alla fine, tutto finirà rapidamente e in un istante, proprio come è iniziato”.
È chiaro quindi che per i comandi ucraini sia essenziale avvicinarsi alla Crimea, fulcro della strategia russa nel Mar Nero quanto dell’intera “operazione militare speciale” iniziata nel 2022. Lo scenario non sembra essere di immediata realizzazione, ma sembra quello su cui al momento scommettono a Kiev e nei comandi alleati. Portare le truppe al confine della Crimea e mettere sotto pressione quella che per il presidente russo Vladimir Putin è una linea rossa invalicabile può essere la svolta del conflitto. Il Cremlino non può mettere a rischio il controllo della penisola, visto che essa viene considerata parte della Federazione Russa dall’occupazione e annessione del 2014. E l’importanza di questo bastione russo nel Mar Nero, sia a livello strategico che psicologico, è il motivo per cui Kiev ha da tempo avviato una campagna di pressione su tutta la regione con attacchi con i droni, incursioni, bombardamenti e raid sulle infrastrutture come il ponte di Kerch.
L’Ucraina sa che tentare l’assalto alla Crimea può essere estremamente dispendioso in termini di vite umane e complesso da realizzare. Ipotizzare un negoziato per convincere Mosca a smilitarizzare la penisola può essere invece un messaggio in codice per far capire che Kiev è pronta a trattare sulla Crimea (e forse non solo su quello). Ma anche per rassicurare gli alleati sul futuro della controffensiva.
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