45 anni fa morirono 81 persone
Ustica, le carte che incastrano i palestinesi: l’allarme lanciato da Beirut e l’opera di depistaggio
A pochi giorni dal 45esimo anniversario di una delle pagine più buie della nostra storia restano ancora tante ombre, come l’ipotesi di un attentato organizzato per vendetta
Il 27 di Giugno ricorre il quarantacinquesimo anniversario della caduta del DC9 Itavia nei cieli di Ustica con la dolorosa scomparsa di 77 passeggeri e 4 membri dell’equipaggio. Informai a suo tempo il Parlamento, a nome del Governo Italiano, che il DC9 si disintegrò a causa dello scoppio di una bomba nella toilette di bordo, certificata nel processo penale da undici periti aeronautici di fama mondiale, tra cui due tedeschi, due inglesi e due svedesi.
La tesi da “fantascienza”
Nelle motivazioni dell’assoluzione con formula piena dei Generali dell’Aeronautica perché il fatto non sussiste, si legge chiaramente che quella del missile e della battaglia aerea è una tesi da “fantascienza”, degna della trama di un film giallo. Nella mia relazione al Parlamento, mai contraddetta in sede istituzionale, ho citato le lettere personali di Jacques Chirac e Bill Clinton al Governo italiano, le 33 risposte di Francia e Stati Uniti alle nostre rogatorie, la mappatura precisa e dettagliata di fonte Nato di tutti gli aerei in volo quella sera, sigla per sigla, nessuno dei quali si trovava nei pressi del DC9 al momento dell’esplosione. La tanto citata sentenza civile, che ha valore soltanto tra le parti, si è limitata a parlare di ipotesi “più probabile che non” di un missile, perché purtroppo nel processo civile, che funziona su impulso delle parti, l’Avvocatura dello Stato, che sosteneva la bomba come causa, era stata estromessa perché si era costituita in ritardo.
Della fantomatica battaglia aerea circolano, viceversa, più di trenta versioni diverse: Americani, Francesi, Inglesi, Libici, Italiani, Ufo ecc. e ultimamente addirittura gli Israeliani (vedi Report e il Fatto Quotidiano). Quando Andrea Purgatori, sostenitore della battaglia aerea, venne querelato dai Generali, se la cavò dicendo che lui scriveva di fantascienza e nel suo film “Il Muro di Gomma” alla fine c’era chiaramente scritto che “ogni riferimento a persone esistenti o a fatti realmente accaduti è puramente casuale”. Bisogna ricordare infatti che sino al Governo Renzi nessuno, neppure i Magistrati, aveva potuto vedere le carte su Ustica, coperte da segreto di Stato. Matteo Renzi tolse il segreto di Stato ma secretò di nuovo le carte, accessibili soltanto ai magistrati e ai componenti delle Commissioni di Inchiesta Parlamentare.
Come membro della Commissione d’inchiesta sulla morte di Aldo Moro, assieme ai colleghi Gasparri e Di Biagio le potei consultare e annotare, venendo a conoscenza di quanto accaduto dall’autunno dl 1979, quando erano stati arrestati ad Ortona Daniele Pifano e il palestinese Abu Saleh, residente a Bologna, per il trasporto di missili terra aria. Arafat si rivolse immediatamente al Governo italiano chiedendo la liberazione di Saleh in base al cosiddetto Lodo Moro, che permetteva il transito di armi dei Palestinesi in Italia verso Israele in cambio della garanzia di evitare attentati in Italia. Malgrado le pressioni del Sottosegretario Francesco Mazzola sui Giudici dell’Aquila, Saleh venne condannato e l’ala estremista dell’Olp, guidata da Abu Nidal, deliberò una rappresaglia.
L’allarme lanciato da Beirut
Il 27 giugno 1980, al mattino, il Colonnello Stefano Giovannone avvertì da Beirut il Governo italiano che eravamo nell’imminenza di un attentato e la sera esplose il DC 9 Itavia. Venimmo diffidati allora dal rendere pubbliche quelle carte, diffida rinnovata il 30 giugno del 2020 quando il Presidente Giuseppe Conte mi fece convocare dal Capo di Gabinetto Alessandro Goracci e dal Capo dei Servizi Gennaro Vecchione per minacciarmi di denuncia, per tutelare l’interesse nazionale, nel caso le avessi rese pubbliche, fissando nel 2029 il termine per tenere secretati gli atti sul terrorismo palestinese libico.
Su nostra pressione, saggiamente, i governi Draghi e Meloni hanno anticipato i tempi depositando quelle carte all’Archivio di Stato, desecretate e a disposizione di giornalisti e studiosi. Carte che raccontano una verità documentale ben diversa da quella delle favolette sulle battaglie aeree e disegnano inquietanti scenari di una continua opera di depistaggio per coprire i veri responsabili della morte di 81 cittadini italiani innocenti.
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