Dopo la morte di Duante Wright, il 20enne afroamericano ucciso domenica dalla polizia di Brooklyn Center a causa di un “errore” da parte dell’agente Kim Potter, 48enne veterana del dipartimento di polizia che ha sparato contro il giovane con una pistola pensando di impugnare un taser, arrivano i commenti strazianti di della famiglia di Wright ormai distrutta dal dolore.

Wright era stato fermato all’ora di pranzo dalla polizia dopo aver commesso un leggera infrazione al codice della strada: quando gli agenti si accorgono che su di lui pendeva un mandato di arresto hanno tentato di ammanettarlo, lui riesce a sfilarsi e a risalire in auto per fuggire quando, come mostra la body-cam dell’agente Potter, quest’ultima urla più volte “taser”, minacciandone l’uso come previsto dalla procedura, salvo poi sparare con una pistola vera.

La famiglia continua a non darsi una spiegazione di come sia stato possibile che un agente di polizia con una carriera di oltre 20 anni ha confuso un taser con una pistola e nonostante al dipartimento di polizia di Brooklyn Center siano arrivare le due lettere di dimissioni di Potter e il capo della polizia il padre Aubrey ha detto ieri davanti le telecamere di Good Morning America:Non posso accettarlo. Ho perso mio figlio. Non tornerà mai più – il signor Aubrey continua dicendo – “Non posso accettare questo errore. Non suona nemmeno giusto. Sai, questo ufficiale è in servizio da più di 26 anni. Non posso accettarlo.”

Prima di essere stato sparato Daunte aveva telefonato alla mamma per comunicarle che era stato fermato dalla polizia e aveva chiesto informazioni riguardanti l’assicurazione del auto. La mamma Katie racconta che durante l’ultima telefonata avuta con suo figlio gli ha detto: “OK, quando l’agente di polizia torna alla finestra, mettilo al telefono e posso dargli tutte le nostre informazioni sull’assicurazione – continua a raccontare la vicenda con difficoltà – Passa un secondo e sento l’agente di polizia tornare alla finestra e chiedere a Daunte di scendere dall’auto. Daunte ha chiesto: ‘Per cosa?’ L’agente di polizia ha detto: ‘Te lo spiego quando scendi dall’auto“. Solo a quel punto la mamma, ancora a telefono sente la polizia e suo figlio discutere. Ascolto durato pochi secondi in quanto l’agente di polizia ha chiesto a Daunte di riattaccare. Dopo pochi minuti la mamma prova a richiamare il ragazzo ma nonostante fosse spaventata il suo pensiero era andato ad un arresto e di certo non all’uccisione del proprio figlio. “Quando ho richiamato, la ragazza che stava in macchina con lui ha risposto al telefono, ed era su FaceTime. E lei piangeva e urlava e ha detto che gli hanno sparato – dice la signora Katie – E poi ha puntato il telefono verso il sedile del guidatore e mio figlio era sdraiato lì, insensibile. Quella è stata l’ultima volta che ho visto mio figlio e da allora non ho avuto spiegazioni”. 

Daunte oltre a essere figlio era anche padre di un bimbo Daunte Wright Jr. che a breve compirà due anni. La mamma del bambino Chyna Whitaker dice: “Ora mio figlio non ha un padre che non potrà vederlo per il suo secondo compleanno o per nessuno dei suoi compleanni. E io mi sento come se avessero rubato il padre a mio figlio”.  Anche la zia di Daunte, Naisha è tornata in Minnesota subito dopo aver avuto la notizia che suo nipote era stato uccido da un agente di polizia. “Mio nipote aveva 20 anni. Non mi interessa quello hanno da dire su di lui. Era amato. La mia famiglia è stata distrutta dopo la morte di Daunte. Come rimettiamo insieme la vita dopo questo? – Ha chiesto Naisha – Mia madre non dovrebbe seppellire suo nipote. Mio fratello e sua moglie non dovrebbero seppellire il loro figlio”.

Il decesso del giovane afroamericano ha scatenato forti proteste a Brooklyn Center. Per questo il sindaco ha annunciato il coprifuoco fino alle 6 di mattina locali: “Vogliamo che tutti siano al sicuro. Per fare state al sicuro e andate a casa”, ha scritto su Twitter il sindaco Mike Elliott annunciando la decisione del coprifuoco. Il governatore del Minnesota, Tim Walz, ha riferito che sta “monitorando attentamente la situazione” e pregando per la famiglia di Wright.

Inoltre, la morte di Wright ha suscitato ricordi dolorosi per molte persone del Minnesota, inclusa la famiglia di George Floyd ucciso dall’ex ufficiale di Minneapolis, Derek Chauvin, che si è inginocchiato sul collo di Floyd per più di 9 minuti, attualmente sotto processo. Lo scorso martedì, la famiglia di Floyd ha lasciato il processo per incontrare la famiglia Wright fuori dal tribunale di Minneapolis. Stando vicino alla famiglia di Wright, il fratello di Floyd, Philonise, ha detto: “Il mondo è traumatizzato, guardando un altro uomo afroamericano che viene ucciso. Mi sono svegliato la mattina con questo pensiero. Non voglio vedere un’altra vittima. È tempo di cambiare, e quel momento è adesso“.

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Laureata in relazioni internazionali e politica globale al The American University of Rome nel 2018 con un master in Sistemi e tecnologie Elettroniche per la sicurezza la difesa e l'intelligence all'Università degli studi di roma "Tor Vergata". Appassionata di politica internazionale e tecnologia