L’ufficio del procuratore generale del Minnesota ha diffuso diverse storie che sono la dimostrazione che Derek Chauvin, l’ufficiale di polizia dichiarato colpevole di omicidio non volontario di secondo grado, usasse come tecnica d’arresto, già da tempo, quella che a maggio 2020 ebbe come conseguenza la morte di George Floyd a Minneapolis. Ed è proprio la frase “non respiro” che è presente in tutte le storie successivamente riportate che sono la dimostrazione di una forza eccessiva da parte dell’ufficiale di polizia, per trattenere le persone per il collo o inginocchiandosi sopra loro, proprio come ha fatto per arrestare il signor Floyd.

I PRECEDENTI – Tre anni prima dell’accaduto, in una posizione simile si trovava Zoya Code, anche lei ammanettata a faccia in giù con il ginocchio dell’ufficiale su di lei. L’ormai ex agente si recò sul luogo dell’arresto dopo una chiamata relativa ad una controversia domestica denunciata e successivamente ritirata da parte della madre della signora Code. Ed è proprio Zoya Code che in un’intervista, ha dichiarato di aver supplicato l’agente Chauvin di non ucciderla, in quanto non riusciva a respirare bene a causa della posizione nella quale si trovava. Solo a quel punto lo stesso ufficiale disse al suo collega di trattenerle anche le caviglie, nonostante lei non mostrasse atteggiamenti aggressivi. Successivamente a questa intervista, l’avvocato del signor Chauvin, in una dichiarazione del tribunale affermò che in quel caso “non c’era nulla di irragionevole o non autorizzano nelle azioni del signor Chauvin”.

L’accusa più datata nei confronti di Chauvin risale al 2015, quando l’ex ufficiale ha mostrato atteggiamenti di abuso di potere e aggressivi mentre lavorava come bodyguard presso il nightclub El Nuevo Rodeo. La storia è stata raccontata da Julian Hernandez, un falegname che si era recato nel locale una sera per assistere ad un concerto. Quella serata che doveva essere piacevole e tranquilla si trasformò in un incubo quando stava per prendere l’uscita dalla porta sbagliata e fu fermato e accompagnato giù per le scale da Chauvin. Il signor Hernandez disse in un’intervista che anche nonostante quella sera aveva bevuto, aveva avuto la sensazione che l’agente lo stesse spingendo giù per le scale. Chauvin diceva che il signor Hernandez cercò di voltarsi mentre si preparava ad ammanettarlo, e per questo decise di spingerlo via contro un muro “applicando una pressione verso la sua arteria linguale” nella parte superiore del collo. Il signor Hernandez ha detto che l’ufficiale gli aveva detto “devi solo andartene” e si è ricordato di aver pensato: “Sto cercando di andarmene e non me lo permetterai” inoltre mentre lo afferrò per la gola, ricordò di aver pensato: “Mi stai soffocando”.

Un’altra insinuazione è stata riportata da un uomo che ha affermato di essere finito in ospedale a causa di problemi di respirazione dopo un incontro con il signor Chauvin. Jimmy Bostic aveva effettuato un acquisto al Midtown Global Market nel 2016 e mentre aspettata un passaggio, venne accusato dai commercianti di star elemosinando all’interno nel market. Di conseguenza, Chauvin venne chiamato dalla sicurezza privata e insieme scortarono fuori la struttura il signor Bostic per arrestarlo. Bostic ha raccontato l’arresto dicendo che Chauvin gli tirò dietro le braccia e in un secondo se le ritrovò intorno al collo. Solo a quel punto iniziò a supplicare di lasciarlo andare e dichiarò: “lasciami andare, ho problemi a respirare. Ho l’asma. Non riesco a respirare.”

Solo un anno prima della morte di George Floyd, Monroe Skinaway, un uomo di 79 anni è stato testimone causale di un altro incidente citato dai procuratori. Ha dichiarato in un’intervista di aver chiamato la polizia dopo aver individuato l’auto rubata di suo nipote, nella stazione di servizio di Minneapolis, dove c’era anche un giovane che vagava nelle vicinanze di essa.

L’uomo era Sir Rilee Peet, che venne prima aggredito con il Mace, uno spray utilizzato per auto-difendersi e dopo, secondo la descrizione del pubblico ministero fatta in relazione al video della telecamera, il signor Chauvin lo trattenne per il collo e lo bloccò a faccia in giù a terra inginocchiandosi sulla parte bassa della schiena. Inoltre, il signor Skinaway che si trovava a poca distanza dall’accaduto, guardava il signor Peet lottare per l’aria in quanto l’ufficiale gli mise la testa a faccia in giù, in una pozza di pioggia e malgrado la presenza di altri ufficiali, Peet disse: non riesco a respirare, posso solo alzare la testa?” e nonostante la richiesta hanno continuato, senza una ragione logica tenendolo nella pozzanghera per due o tre minuti. Ogni volta che il signor Peet riusciva a voltare la testa per respirare, disse il signor Skinaway, l’ufficiale lo afferrava per i suoi lunghi capelli e rimetteva la testa nell’acqua.

Queste sono solo alcuni esempi che riportano l’ex ufficiale Derek Chauvin ad essere stato il protagonista di 22 denunce o indagini interne durante i suoi di oltre 19 anni di servizio.

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Laureata in relazioni internazionali e politica globale al The American University of Rome nel 2018 con un master in Sistemi e tecnologie Elettroniche per la sicurezza la difesa e l'intelligence all'Università degli studi di roma "Tor Vergata". Appassionata di politica internazionale e tecnologia