Andare a Gibilterra non è solo un viaggio fisico, è anche un percorso di accesso a un’avventura. Gibilterra è una freccia che spunta dalla penisola iberica e si lancia verso l’Africa, di là dallo stretto di mare che porta il suo nome e che divide il Mar Mediterraneo dall’Oceano Atlantico. Le Colonne d’Ercole, il passaggio più evocato nell’antichità. Si entra da una piccola frontiera, nei pressi di un minuscolo aeroporto. Poi ci si addentra in questo luogo che, lasciata la Spagna, diventa inglese. Cambia la lingua, cambiano le insegne dei negozi e le parole delle indicazioni stradali. Ma almeno non cambia la direzione di guida. Infatti si continua a guidare a destra e non a sinistra come in tanti paesi ex-Commonwealth.

Arrivo di fronte a un hotel che permette di parcheggiare anche se non sei cliente, pagando una cifra minima. Poi mi incammino fuori da questa piccola piazza e vedo, di fronte a me, la vecchia insegna: Gibraltar Chronicle est. 1801. L’edificio ha due piani e una facciata bianca fatiscente. Le finestre hanno una cornice blu scura. Resto incantato da quest’immagine, incorniciata tra due alberi del parcheggio a sinistra e un’infilata di auto sulla strada che porta verso il centro cittadino. Gibilterra è arroccata sul mare. Dopo un pezzo di terra pianeggiante si innalza un monte ripido che arriva a qualche centinaio di metri in uno spazio limitatissimo. Ha un po’ l’aria di una piccola Montecarlo, più povera e meno glamour. I palazzoni sono a un’estremità dell’abitato.

Il Gibraltar Chronicle è l’unico quotidiano che non ha mai cessato la pubblicazione dal giorno della sua fondazione, nel 1801. Viene definito il quotidiano più antico del mondo, anche se ce ne sono altri che gli contendono il primato. Si è sempre detto che il giornale più antico fosse la Gazzetta di Mantova, fondata nel 1664: servì una ricerca approfondita, visto che a un’analisi superficiale sembrava fosse nata nel 1670. Tuttavia questo giornale ha avuto due interruzioni di pubblicazione: la prima a partire dal 21 ottobre del 1796, durante l’assedio di Mantova da parte dei francesi; la seconda a causa del fascismo nel 1920. Ma c’è un altro giornale che cominciò le uscite prima della Gazzetta di Mantova: è il Leipziger Zeitung, pubblicato a Lipsia, in Germania, fondato nel 1660. È senz’altro precedente al giornale mantovano, ma è stato chiuso e per un periodo aveva perfino cambiato nome della testata. Nel 1665 fu fondata la London Gazette, che in seguito cambiò nome, e in realtà fu una gazzetta parlamentare e non un vero e proprio giornale quotidiano generalista. Un altro giornale inglese molto vecchio è The Spectator, uscito soltanto per un anno circa tra il 1711 e il 1712. La testata è stata ripresa, anche come settimanale, a partire dal 1828. È nel 1703 che viene fondato a Vienna il Wiener Zeitung, uno dei più antichi e prestigiosi giornali al mondo. Con l’Anschluss Österreich, cioè l’annessione dell’Austria alla Germania nazista, nel 1938, chiuse i battenti per riprendere la pubblicazione soltanto nel 1945.

Come si può notare dalle date, queste testate giornalistiche sono tutte precedenti alla fondazione del Gibraltar Chronicle, ma il giornale di Gibilterra ha dalla sua due cose che lo rendono unico: non ha mai cambiato nome; non ha mai interrotto la pubblicazione, neanche in tempo di guerra. Questi due aspetti lo rendono il più antico quotidiano al mondo, sempre in edicola. Tutto questo ha già di per sé un fascino notevole, perché adesso per me è possibile vedere l’edificio di questo giornale e toccarlo dal vivo, di carta, per la precisione il numero datato: Wednesday 6th Novembre, 2024. Non ci sono nel giornale tante notizie dall’estero. Tutte le 20 pagine che lo formano hanno notizie che riguardano Gibilterra, le questioni governative e politiche, quelle della cronaca, dello sport e dell’economia. Ma ci sono anche notizie culturali e tante rubriche ormai scomparse dalla maggior parte dei nostri quotidiani europei, cioè l’oroscopo, le parole crociate, il sudoku, la guida tv. Un giornale tradizionale per un paese di 34mila abitanti su 7 chilometri quadrati di territorio. Un posto che è la fine dell’Europa, territorio britannico d’oltremare, rivendicato dalla Spagna, ma ancora governatorato del Regno Unito, inserito nell’area Schengen soltanto nel 2021, ma dove si controllano ancora i passaporti in ingresso; dove la moneta corrente è la sterlina, ma si paga normalmente anche in euro. Dal 2013 questo Stato ha anche una nazionale di calcio. Siamo in un avamposto verso un altro diversissimo continente. Siamo in una zona definitiva, estranea a ciò che c’è oltre il mare, ma anche separata da ciò che la accomuna al continente europeo, perché è un pezzo lontano di un’isola, la Gran Bretagna, che continua a trattenere parti di mondo di un’epoca che non esiste più, quella coloniale. Gibilterra esiste, ma in una differente dimensione, come stato d’eccezione, una finis terrae bizzarra, prodotto di una eco di qualcosa di originario che non c’è più.

Alessandro Agostinelli

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