De Luca sì, De Luca no, De Luca… forse. Sfogliando i petali della margherita campana (il fiore, non il partito) le opzioni sul campo rimangono tre. Come i mandati che vorrebbe per sé il governatore Vincenzo De Luca. Ieri il vertice di maggioranza in Regione Campania non ha saputo dirimere la vexata quaestio: il governatore in carica si ricandiderà per un terzo mandato? Il conflitto istituzionale è ormai pendente davanti alla Corte costituzionale e mentre si attende l’esito del quesito la politica prova a riprendersi la scena. I dem campani sono con il governatore. Ma a Roma no. E c’è l’imbarazzo di chi parla con il Nazareno, con la segreteria Schlein.

Che di un rinnovo di mandato a De Luca non vuole sentir parlare. Si ripropone così nel centrosinistra, a specchio, il medesimo quadro del centrodestra. Con la criticità non di poco conto rappresentata da un governatore uscente che non sente ragioni, quanto a uscire di scena, confortato da una base di consensi elettorali importante. La questione – che va da Napoli a Venezia – è nazionale. Tanto che perfino il sempre prudente Beppe Sala, sindaco di Milano in predicato di fare il federatore dei moderati del centrosinistra, rompe gli indugi: «In Europa nessun Paese ha limiti di mandato – a eccezione del Portogallo, che ha, comunque, tre mandati, mentre noi ne abbiamo due».

«Hanno ragione De Luca e Zaia». E stiletta: «Prendere lezione da chi da 30 anni è in Parlamento, anche no». Dal Psi di Enzo Maraio arriva una mano tesa verso il governatore campano, con l’attenzione a non turbare le dinamiche di coalizione con Schlein. «Per quanto ci riguarda, ripartire da Vincenzo De Luca è l’altra coordinata che dobbiamo avere in testa», ha detto ieri. A chi gli ha fatto notare, che le distanze tra Pd e De Luca sembrano incolmabili, il segretario del Psi risponde che «La politica è l’arte della mediazione e anche l’arte dell’impossibile. Credo che il senso di responsabilità dovrà travolgere tutti. Dovremo essere tutti pronti a dialogare». Il sostegno del Psi a De Luca, per Maraio, «non è una questione di stare a favore o meno di una persona, è una questione politica».

«Per noi – insiste – si può ripartire da Vincenzo De Luca, siamo con lui. Allo stesso tempo, in più riprese, ho espresso un giudizio molto positivo sull’approccio che Elly Schlein sta tenendo a livello nazionale per tenere unita la coalizione». Certo, la battaglia che si sta intestando la Regione Campania è espressamente su De Luca, come fa notare l’ex governatore – del centrodestra – Stefano Caldoro. «Quello sul terzo mandato è un deluchellum. Un’anomalia, perché applicabile solo a De Luca. «Personalmente sono contro i limiti dei mandati, credo che l’elettore debba decidere liberamente. Però ci sono delle leggi, delle regole. E c’è una legge dello Stato per cui anche i governatori hanno il limite dei due mandati. Poi l’ex governatore lancia una provocazione: «Se De Luca vuole essere coerente, deve scendere in campo e candidarsi, altrimenti tutto quello che ha fatto è un imbroglio e una menzogna. Se vuole difendere un principio, deve fare una scelta autonoma e, nonostante il suo partito, candidarsi a presidente della regione».

L’interessato non se lo farebbe ripetere due volte. Il carattere non gli fa difetto. E da solo, De Luca, non rimarrebbe. Matteo Renzi si sarebbe già detto pronto a sostenerne la candidatura, e così potrebbe essere spinto a fare anche Calenda. Tutto è ancora in mente Dei. Anche se poi c’è perfino chi sussurra, al riparo dai microfoni, che una soluzione di compromesso valida – in quell’arte della politica che trasforma l’impossibile in possibile, anzi in probabile – ci sarebbe già, sarebbe sotto gli occhi di tutti (e al vaglio del Pd nazionale). Consisterebbe nel cambiare il candidato governatore del centrosinistra in Campania senza cambiarne il cognome sulla scheda.

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Ph.D. in Dottrine politiche, ha iniziato a scrivere per il Riformista nel 2003. Scrive di attualità e politica con interviste e inchieste.