Per il Carroccio il “modello Veneto” non si tocca
Regionali Veneto, Zaia non molla: Fratelli d’Italia contro Lega ma c’è anche Forza Italia. Fioccano i nomi

La saga veneta prende forma e più passano le ore più si incoccano all’arco sempre teso le frecciatine a mezzo stampa. Siamo in quella delicatissima fase che potremmo ascrivere alla fantapolitica, versione bizantina del più comune gioco a sfondo calcistico. Questa volta però la partita è tutta nel campo del centrodestra o quasi. Perché il tema Veneto è tutto appannaggio della coalizione meloniana, ma il cocentissimo “terzo mandato” – per Zaia sarebbe il quarto – riguarda tutti e crea fibrillazioni anche dall’altra parte dell’emiciclo. La lotta sembra tra Fratelli d’Italia e Lega, benché le dichiarazioni dell’ex sindaco di Verona e ex del carroccio Flavio Tosi fanno capire che il partito guidato da Antonio Tajani vuol giocarsi le sue – seppur in verità molto poche – chance.
Ad accendere la miccia, ormai è storia, è stato il “Doge” Luca Zaia che ha abbandonato ogni cautela e fatto capire a chiare lettere che lui è ancora della partita, e non ha intenzione di cedere facilmente lo scettro. Del resto, governando dal 2010 e guadagnatosi di diritto il titolo di “Doge”, Luca Zaia si percepisce erede diretto di quella tradizione inaugurata nell’Anno Domini 667 da Paoluccio Anafesto, e del resto la massima carica della serenissima era vitalizia e tale sembra la si voglia mantenere. E anche la Lega sembra intenzionata a seguire il suo “Doge” su questa via, se non per confermare Zaia, per lo meno per non perdere il candidato governatore in favore di Fratelli d’Italia che nella ex repubblica marinara vanta nelle ultime elezioni un primato indiscusso, benché i voti a carattere nazionale abbiano un valore, quelli su base locale un altro.
Altrimenti come spiegare il 44% ottenuto dalla lista di Luca Zaia alle ultime regionali, in cui la coalizione di centrodestra ottenne il 76% dei consensi? Qui si potrebbe e si dovrebbe riaprire il dibattito sulla legittimazione di cui godono oggi gli amministratori locali tra i cittadini a fronte di una evidente delegittimazione degli eletti in parlamento nei listini bloccati. Una verità scomoda che segna una cicatrice evidente nel meccanismo della rappresentanza in Italia, su cui però tutti fan finta di nulla. Ed è questa l’arma su cui Zaia ha fatto leva nelle ultime incendiarie dichiarazioni, e che rappresentano i dardi nella faretra di ogni Presidente di Regione e Sindaco d’Italia, a destra come a sinistra. Il partito di Matteo Salvini ha compreso che questo è il momento dell’unità e nel Consiglio federale ha ribadito che il “modello Veneto” non si tocca (Doge compreso?). Ad aver pizzicato l’orgoglio del carroccio è stata direttamente Giorgia Meloni con quel suo: “È un’ipotesi da prendere in considerazione” riferito alla possibilità che il candidato a Palazzo Balbi possa essere un esponente conservatore di Fratelli d’Italia. Facendo scattare una ridda di ipotesi, partendo proprio dai senatori di Fratelli d’Italia Raffaele Speranzon e Luca De Carlo, con conseguente fuoco incrociato degli esponenti della Lega.
Sono tre i temi in ballo in questa versione veneta del campionato di fantapolitica; il primo ovviamente è il derby per la guida della coalizione; il terzo mandato o i mandati illimitati; e poi in base all’esito della prima il futuro di Luca Zaia. Sì perché il Doge potrebbe vedere materializzarsi presto anche il più bizantino degli usi italici, il “promoveatur ut amoveatur”, e qui si parla già da tempo di Presidenza del Coni, di incarichi in un’importante azienda di Stato, e da ultimo anche di un ritorno nell’esecutivo, visto che su Daniela Santanchè pesa una spada di Damocle in salsa giudiziaria. Per ora sono tutte solo ipotesi, appunto fantapolitiche, ma, si sa, la creatività è l’ingrediente principe della politica italiana
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