In Veneto vince il centrodestra, in Campania il centrosinistra. Questa affermazione, fino a poco fa pacifica per tutti, non regge alla prova della furibonda separazione in atto. Vincenzo De Luca ha addirittura pubblicato un pamphlet contro il “suo” Pd. Luca Zaia consuma la sua rottura con la maggioranza più sobriamente, ma la ferita è profonda. «Troveremo il modo di sfamarlo», ha deto di lui il senatore Maurizio Gasparri (FI). Nientemeno. Se non si tratta di bestie feroci, il contesto è qua e là circense.

Il vulnus delle coalizioni

La giostra dei nomi che compaiono e scompaiono e il trapezio dal quale precipitano le candidature rivelano quanto, sotto ai tendoni del centrodestra e del centrosinistra, Roma si sia fatta distante da Venezia e da Napoli. Le due rotture, speculari e simmetriche, rivelano il vulnus delle coalizioni. I voti si prendono sul territorio, ma chi li riceve deve essere non più soltanto gradito ma voluto, imposto dalle segreterie che reggono le alleanze elettorali. Con il piccolo particolare che chi appare forte, visto da Roma, sul posto finisce non di rado per mancare l’aggancio con gli elettori. Senza andare troppo a ritroso nel tempo, il recente esperimento della candidatura Truzzu, fedelissimo di Giorgia Meloni in Sardegna e protagonista di un prevedibile flop, dovrebbe dire chiaramente quali errori evitare.

E tuttavia la coazione a ripetere (e la tenacia delle due leader delle coalizioni, Meloni e Schlein) vuole che si riprovi a sfidare la sorte. In Veneto, tra i due litiganti Lega e Fratelli d’Italia, il terzo gode. E così appare sempre possibile il ricorso a Flavio Tosi, l’ex leghista approdato in Forza Italia che, fortissimo sul piano del consenso regionale, potrebbe togliere le castagne dal fuoco ai duellanti e guadagnarsi un primo mandato da governatore.

La Terza strada…

Ma c’è anche un’altra strada. Fantapolitica? No: del tutto percorribile. E quindi da prendere seriamente in considerazione. Luca Zaia potrebbe candidarsi per conto suo, uscendo dal sacro perimetro del centrodestra. E lo stesso sarebbe pronto a fare Enzo De Luca, correndo per conto suo in Campania. Farebbero il pieno di voti. E forse non rimarrebbero neanche troppo soli. Perché in politica i vuoti si colmano sempre, e anche presto. E se Zaia facesse una sua lista civica, forte oggi di sondaggi clamorosi, lo stesso potrebbe fare De Luca. Attirerebbero su di loro più voti di quanti ne metterebbero insieme – uniti – Pd, M5S, Lega e Fdi. Ma soprattutto rappresenterebbero finalmente, plasticamente, la realtà di un paese che dà fiducia più ai singoli uomini che alle vecchie sigle. Zaia e De Luca sarebbero, insomma, il vero terzo polo, una coalizione civica esterna al sistema delle coalizioni e pienamente autonoma, equidistante da entrambe. Gli elettori riformisti, liberaldemocratici, centristi troverebbero per la prima volta due soggetti vincenti da votare. Zaia in Veneto e De Luca in Campania, due volti del buon governo oltre le vecchie logiche di potere.

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Ph.D. in Dottrine politiche, ha iniziato a scrivere per il Riformista nel 2003. Scrive di attualità e politica con interviste e inchieste.