Il rapporto tra elettori e eletti
Zaia come De Luca, il terzo mandato vero problema del centrodestra: lo strappo in Veneto e l’incubo Truzzu-bis
L’idea era quella di procrastinare il tema per qualche mese, osservando il duello in casa dem tra la segreteria e il Presidente della Campania De Luca, ma le dichiarazioni del governatore del Veneto hanno accelerato il confronto

Saranno probabilmente i dieci mesi più lunghi della politica italiana, soprattutto per il centrodestra, che rischia di subire gli influssi di una tensione che si fa ogni giorno più evidente e che in un certo qual modo coinvolge tutti e tre i partiti della coalizione e non è un derby esclusivo tra Lega e Fratelli d’Italia, e di certo Forza Italia non ha in programma di restare alla finestra gustandosi lo spettacolo.
Il rischio del Truzzu-bis
L’idea e forse la speranza di molti, Premier compresa, era quella di posporre questo tema di qualche mese, osservando il duello in casa Pd tra la segreteria e il Presidente della Campania De Luca, ma le dichiarazioni del governatore del Veneto Zaia hanno accelerato il confronto dentro la maggioranza e le voci hanno iniziato sommarsi in un susseguirsi di frecciatine, che per ora non sembrano superare la normale – ça va sans dire – dialettica interna ad una coalizione che riesce sempre o quasi a trovare la quadra. Il quasi è d’obbligo, perché sul cammino del centrodestra una piccola nota stonata c’è, ed è forse l’unico inciampo nell’era meloniana, il voto sardo e la sconfitta di Truzzu. Ed è proprio il ripetersi di una sequela di attriti che portarono ad una sconfitta in una regione fortemente identitaria, altro dato che nella scelta dei candidati non può e non deve essere sottovalutato.
Veneto regione locomotiva del centrodestra
Il Veneto per il centrodestra è fondamentale, si tratta di una roccaforte, di una regione locomotiva per l’economia italiana, ma soprattutto perché sul Veneto ruotano diversi fattori politici e identitari che il centrodestra deve continuare a rappresentare. Perdere una roccaforte per propri demeriti non sarebbe di buon auspicio per le prossime elezioni politiche, inoltre significherebbe l’apertura di una lesione che il centrodestra per sua natura non può permettersi. Per parafrasare Aristotele, il segreto del successo del centrodestra è conoscere qualcosa che la sinistra storicamente non conosce, l’unità della coalizione. La capacità di trovare la quadra e arrivare compatti al momento del voto, e trent’anni che l’orchestra suona all’unisono e nasconde abilmente eventuali stecche di qualche orchestrale distratto.
Il rapporto tra elettori e eletti
La questione aperta da Zaia non è da sottovalutare e il tema del doppio mandato, e più in generale dei limiti di mandato agli amministratori eletti, poggia su basi evidentemente risibili. Presidenti di Regione e Sindaci sono eletti direttamente dai cittadini e questo attribuisce alla loro elezione un peso maggiore, così come il suffragio ottenuto da Consiglieri Regionali e Comunali poggia sul voto di preferenza, su un consenso personale e su un rapporto diretto tra elettore e eletto. Stessa cosa non può dirsi dei parlamentari, e dal Porcellum in poi come ribadito nella storica sentenza n. 1 del 2014, il rapporto tra elettori e eletti è stato alterato dai listini bloccati, e ciò produce un distacco tra elettori e eletti visibile in tutto il paese.
La corsa al ruolo di Doge
La pretesa di voler limitare i mandati per il timore che si creino “centri di potere” non regge alla prova della politica e della storia. Su questo il centrodestra dovrebbe riaprire la discussione, evitando chiusure pregiudiziali, favorendo non solo Zaia in Veneto, ma facendo scoppiare la bomba De Luca nel Pd. Per ora di questa eventualità non se ne parla e in casa centrodestra è già partito il toto nomi su chi potrebbe aspirare al ruolo di “Doge”. Certo Fratelli d’Italia forte del consenso ottenuto alle elezioni politiche e alle ultime europee in Veneto ha i numeri per aspirare alla staffetta con il Carroccio, ma i voti su base nazionale possono essere un’arma a doppio taglio su base locale.
Perché se è vero che Fratelli d’Italia è il primo partito nella Regione, non va dimenticato il dato delle ultime elezioni regionali, in cui al netto del complessivo 76% ottenuto dalla Coalizione, la lista del Presidente Zaia ottenne il 44,57%, dati reali che invitano ad una profonda riflessione chiunque aspiri alla successione. Di sicuro ciò che deve essere preservata dal centrodestra è l’unità, evitando una guerra fratricida e un candidato calato dall’alto che potrebbe non essere sostenuto dagli elettori.
Per Luca Zaia invece che spera e ribadisce di voler una nuova candidatura che “molti cittadini gli chiedono”, si parla di diversi ruoli qualora sfumasse l’opportunità di restare alla guida della già “Serenissima”, dalla Presidenza del Coni, alla candidatura a Sindaco di Venezia. Ma l’incognita è dietro l’angolo e si chiama popolo veneto, per questo Meloni, Salvini e Tajani dovranno arrivare alla quadra subito, prima che il dramma sardo si replichi lungo la Laguna con il rischio politico che ne deriverebbe.
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