A chi conviene la rottura (Meloni a parte)?
De Luca e lo scacco quasi matto al Pd di Schlein, sì al terzo mandato e sfida aperta alla segretaria: con lui ‘capibastone’ e fratello sindaco Manfredi
Terzo mandato approvato e scacco quasi matto al Pd di Elly Schlein. Vincenzo De Luca, armato di corno, compatta la sua maggioranza bulgara in regione, composta anche da sette consiglieri dem su otto, e vede il consiglio regionale approvare la norma che gli consente di ricandidarsi in vista delle prossime regionali in programma in Campania a inizio 2026. Una norma passata con 36 voti a favore, 16 contrari e un solo astenuto (la consigliera del Pd Bruna Fiola, figlia dell’ex presidente della Camera di Commercio di Napoli Ciro Fiola che da qualche mese è in guerra aperta con lo sceriffo di Salerno).
Approvato terzo mandato De Luca, cosa farà Schlein?
De Luca va oltre il veto di Schlein, mettendo la stessa segretaria in una posizione delicata nonostante manchi oltre un anno al voto, un’eternità per la politica. Ma cosa farà Elly: proseguirà per la sua strada e candiderà per il Pd, e quel che resta in Campania dei 5 Stelle (verso la disintegrazione dopo l’abolizione del reddito di cittadinanza), un profilo diverso da De Luca? Una mossa che potrebbe rivelarsi rischiosa perché così facendo rischierebbe di concedere l’ennesima regione italiana nelle mani del centrodestra di Giorgia Meloni. Anche perché la candidatura di De Luca, dopo la norma approvata oggi in Consiglio regionale, appare quanto mai scontata con o (come già anticipato dallo stesso governatore) senza il Pd. Alle regionali del 2020 l’ex sindaco di Salerno, anche o soprattutto grazie alla scia del Covid e alle celebri dirette social, riuscì a conquistare il 69,48% delle preferenze con le sue liste civiche che fecero meglio del 16,9% del Pd.
A chi conviene la rottura (Meloni a parte)?
Insomma rischiare la frattura e vedere De Luca da una parte e il Pd di Schlein dall’altra potrebbe rivelarsi controproducente e offrire, più di quanto accaduto in Liguria, un rigore a porta vuota al centrodestra. Inoltre c’è da considerare che la guerra a cacicchi e capibastone che la stessa segretaria aveva annunciato ad inizio mandato ha già subito una tregua in occasione delle scorse elezioni Europee (quando con il giusto mix il Pd è stato il secondo partito in Italia facendo eleggere 21 consiglieri su 76 totali).
Con De Luca anche fratello sindaco
Gli stessi capibastone presenti in Campania alla fine hanno appoggiato De Luca nonostante le ricorrenti frizioni di questi anni, a partire dagli assessorati non riconosciuti per il secondo mandato di fila. Hanno però preferito appoggiare l’attuale governatore perché consapevoli che in caso di frattura rischierebbero di ritrovarsi tutti all’opposizione tra poco più di un anno. Emblematiche in quest’ottica le parole di Mario Casillo, capogruppo PD e recordman di preferenze (43.350): “Non si può buttare a mare il lavoro fatto in questi 5 anni. Ho scritto anche alla segretaria: il cardine della coalizione sia il Pd e il lavoro fatto dal nostro presidente. Ho una unica maglietta, oltre a quella del Napoli calcio, che è quella della Regione”. Oltre a Casillo, a votare a favore di De Luca è anche Massimiliano Manfredi, consigleire dem e fratello dell’attuale sindaco di Napoli Gaetano Manfredi, secondo alcuni rumors il nome ‘caldo’ di Schlein per il dopo De Luca.
Nazareno ribadisce: “De Luca non sarà nostro candidato”
Intanto il Pd, almeno per ora, mantiene il punto e affida a Igor Taruffi, responsabile organizzazione della segretaria nazionale, il compito di ribadire il concetto: “Prendiamo atto del voto del Consiglio regionale della Campania che di fatto apre alla possibilità di un terzo mandato per l’attuale presidente della Regione. Deve però essere chiaro che il voto espresso oggi non sposta di un millimetro la posizione del Pd nazionale sul limite dei due mandati per le cariche monocratiche. Al di là del voto di oggi quindi Vincenzo De Luca non sarà il candidato presidente sostenuto dal Pd alle prossime elezioni regionali”.
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