La norma ad personam
Terzo mandato, quando le urne non contano più. FdI, FI e Pd sulle barricate, il caso De Luca va alla Consulta
«Insopportabile ipocrisia». Vincenzo De Luca non usa mezzi termini nel bollare la campagna di governo (e Pd) contro di lui come una inaccettabile crociata iniqua, illiberale e di dubbia costituzionalità. Il Consiglio dei Ministri del 9 gennaio ha addirittura posto la questione come sua priorità di governo: abbattere con ogni mezzo la legge regionale campana che permette di candidarsi oltre i due mandati. E se il paese ha problemi di ben altro tenore di cui il governo dovrebbe forse occuparsi (oggi è arrivata la mazzata sulla produzione industriale italiana, crollata nell’ultimo trimestre del 3.60%) a Palazzo Chigi pare non si dormano sonni tranquilli finché è in piedi l’ipotesi di ricandidatura di Vincenzo De Luca in Campania. E allora bando alle emergenze internazionali e ai segnali di crisi – con le fabbriche che chiudono una dopo l’altra – pur di dare via libera prioritaria al decreto anti-De Luca.
Niente eguaglianza
Insopportabile ipocrisia, verrebbe da ripetere con il Governatore campano. Perché sul piano del diritto pubblico, dove vige il principio costituzionale dell’eguaglianza in diritto, i parlamentari non hanno limiti di mandato. Non hanno alcun limite gli incarichi di sottosegretario, né quelli da viceministro, né tantomeno quelli da ministro. Governo e Parlamento si autoassolvono dalla norma a cui tengono tanto, fuorché per loro. Non esiste limite di mandato per il Presidente del Consiglio, e in effetti Giulio Andreotti rivestì otto volte, nell’arco di trent’anni, quell’incarico. Non esiste alcun limite per i mandati del Presidente della Repubblica. E se il primo a fare due mandati fu Giorgio Napolitano, adesso toccherà al Presidente Sergio Mattarella arrivare al suo quattordicesimo anno al Quirinale. Ma i Presidenti di Regione no, loro non possono. Per loro è scandaloso. E dire che sono i rappresentanti istituzionali più alti in grado tra quelli eletti direttamente dai cittadini, sul piano locale.
La risposta di De Luca
Su questi argomenti verteva la conferenza stampa che De Luca ha convocato all’indomani del CdM che lo ha messo nel mirino. E ne ha fatto l’occasione per evidenziare gli elementi di ragionevole indignazione. «Abbiamo fatto funzionare la Campania, perché adesso ce l’hanno tanto con noi? Ho trovato una Regione associata al disastro sanitario e alle lentezze burocratiche, ne stiamo facendo un luogo dove la comunità regionale si sente più coesa, responsabile e orgogliosa», dice dalla sua tribuna. Già, il disastro sanitario ha pesato, almeno inizialmente, sul suo primo mandato. Il commissario alla sanità campana, un esterno alla Regione, aveva depotenziato il controllo del Governatore per i suoi primi quattro anni. Dal 2015 al 2019. «Appena è andato via il Commissario straordinario, è arrivato il Covid», ricorda De Luca. «Ci davano per spacciati, ce la siamo cavata molto meglio del previsto», rivendica. In Emilia Romagna il Governatore Stefano Bonaccini si è dimesso? « Ma nessuno è andato a vedere lo statuto della Regione Emilia-Romagna, dove la legge regionale n.21, art.7, indica il limite dei due mandati. Qui da noi è diverso, abbiamo votato con il potere che ci consente la legge, e con il consenso della maggioranza che qui ringrazio, di poter andare oltre quel limite», aggiunge De Luca.
La parola della Corte Costituzionale
E dunque? Si adirà adesso la Corte Costituzionale. Che dovrà avere l’ultima parola, deliberando la legittimità o meno della legge campana, non sulla pretesa forza del decreto governativo ma sulle considerazioni, in punta di diritto, che riguardano l’efficacia dei poteri degli atti regionali e la valutazione sulla legittimità di una norma che parametra con due pesi e due misure gli eletti direttamente dai cittadini – sindaci e governatori – e quelli che invece, non essendo votati in modo diretto, possono concordare incontrastatamente di attribuirsi tra loro infiniti mandati.
La campagna di De Luca
Su questi temi verterà una autentica campagna di sensibilizzazione pubblica che Enzo De Luca intende giocare a tutto campo, a Roma e a Milano, e magari anche in Veneto. «Sono già stato a parlare di questi argomenti nel Nord-Est, trovando sempre nel pubblico un certo consenso», chiosa De Luca. Il nervo scoperto del Veneto rischia di essere il tallone d’Achille di questo 2025, per Giorgia Meloni. Luca Zaia è apprezzato e popolare, in Veneto, più che mai. Proprio come De Luca in Campania. Bizarro che anziché valorizzare gli eletti di maggior successo la maggioranza trasversale Fdi-Lega-Pd intenda buttarli giù e sostituirli, alambiccando tra leggine e cavilli pur di poter candidare qualche nuova leva più prona e meno forte.
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