“L’America in guerra parla al popolo italiano” era il 25 febbraio 1942 alle 2.30 della notte, radio “Voice of America” (VOA) iniziò le sue trasmissioni nel mondo intero. Con sede a Washington, la sua missione era chiara: promuovere la libertà di informazione in luoghi dove questa era limitata o inesistente. Nel corso degli anni, VOA si è affermata come uno strumento fondamentale della diplomazia americana, fornendo notizie in 49 lingue e offrendo una prospettiva statunitense sugli eventi internazionali.

Le sue trasmissioni raggiungevano un pubblico in oltre 100 paesi, inclusi Russia, Cina e nazioni arabe. Oltre a VOA, esistono altre emittenti come Radio Free Europe, Radio Liberty, Radio Free Asia e Radio Martí, tutte con l’obiettivo di diffondere informazioni libere in regioni con restrizioni mediatiche. Negli anni ’90, VOA si trasformò in un colosso mediatico internazionale, lanciando le prime trasmissioni televisive e inaugurando il proprio sito web. Tuttavia, da venerdì sera, dopo oltre 80 anni di attività, il Presidente Donald Trump ha messo in congedo amministrativo quasi tutto il personale, inclusi oltre 1.300 tra giornalisti, produttori e tecnici.

I dipendenti hanno ricevuto un’e-mail nel fine settimana che li informava del divieto di accesso agli uffici e della necessità di restituire i pass stampa e le attrezzature fornite dall’azienda. Harrison Fields, portavoce della Casa Bianca, ha scritto “arrivederci” su X in diverse lingue. Questa decisione ha scosso gran parte dei media occidentali, impegnati a comprendere la fase che gli Stati Uniti, storicamente baluardo della libertà di stampa, stanno attraversando. Il provvedimento che ha colpito VOA non è isolato: negli ultimi mesi, l’amministrazione Trump ha attaccato duramente la stampa indipendente, con sanzioni mirate e limitazioni alle emittenti considerate “non allineate”. Il direttore Michael Abramowitz ha annunciato questa decisione come “il primo silenziamento di VOA in 83 anni”.

Steve Capus, presidente di Radio Free Europe e Radio Liberty, ha affermato: “Gli ayatollah iraniani, i leader comunisti cinesi e gli autocrati di Mosca e Minsk festeggeranno dopo 75 anni di trasmissioni. Senza di noi, milioni di persone che vivono in società chiuse non avranno più accesso a un’informazione libera”. L’Association for International Broadcasting ha avvertito che tali mosse avvantaggerebbero i regimi autoritari e danneggerebbero la credibilità degli Stati Uniti. VOA, fondata durante la Seconda Guerra Mondiale per contrastare la propaganda nazista, raggiungeva settimanalmente 360 milioni di persone. Le protezioni editoriali di VOA, stabilite per legge, hanno sempre garantito l’indipendenza del mezzo. Tuttavia, nomine come quella di Kari Lake, che ha espresso il desiderio di “riformare i media”, generano preoccupazione. La preoccupazione è che Trump possa tentare di trasformare VOA in uno strumento di propaganda, selezionando solo notizie che presentino gli Stati Uniti in maniera positiva.

Elon Musk, a capo del Dipartimento per l’Efficienza Governativa, ha sostenuto la chiusura di queste emittenti, affermando che rappresentano uno spreco di denaro dei contribuenti. Musk ha spinto per queste chiusure, sostenendo che i media finanziati dal governo sono obsoleti e inutili. Questa decisione potrebbe anche essere collegata al desiderio di Trump che i media finanziati dal governo supportino la sua politica, una proposta già avanzata durante il suo primo mandato. La chiusura di VOA e delle emittenti affiliate rappresenta un cambiamento significativo nella politica mediatica degli Stati Uniti, con potenziali implicazioni per la diffusione globale di informazioni imparziali e per la promozione della democrazia.

Molti commentatori internazionali osservano questa decisione con preoccupazione, temendo che possa rafforzare i regimi autoritari e indebolire la posizione degli Stati Uniti come difensore della libertà di stampa. Senza una fonte alternativa e affidabile, milioni di persone in regimi oppressivi potrebbero essere esposte solo alle narrazioni dei loro governi, senza accesso a notizie indipendenti.

Tullio Camiglieri

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