Il guardonismo
Video dagli ospedali dei malati di Covid, i giornali sguazzano nell’orgia del dolore
I poverini che postano video dal loro letto di malattia meritano ogni comprensione e solidarietà. Stanno male, hanno paura, sono isolati: come non capirne l’angoscia? Ma l’uso pubblico e il rilancio giornalistico di quelle immagini è semplicemente indecoroso, e c’è da trasecolare davanti all’irresponsabile disinvoltura con cui mezzi di informazione anche importanti le esibiscono ad appagamento del guardonismo che clicca sul rantolo dell’intubato. Nessuna esigenza meritevole – né di informazione, né scientifica, né di tutela sociale – giustifica la pornografia sull’affanno polmonare sparato in mondovisione, tanto meno quando non ci si limita al freddo resoconto medico e il servizio è addobbato con i dettagli sulla disperazione dei bimbi soli mentre la madre è attaccata all’ossigeno. A quando un bel filmino dell’infermiere che porta via la padella piena di feci? A quando un bell’audio del marito che piange perché muore senza vedere la moglie?
E il peggio è che una simile “informazione” (lo rivendicano, senza vergogna) è fatta con pretese veritative: guardate cosa fa il Covid. Ma in controluce – anche in questo caso, ed esattamente come nel caso del personaggio famoso che annuncia la propria infezione – si vede bene il perenne atteggiamento colpevolizzante che trasfigura la malattia in un castigo, con quei malati che sono vittime della propria o alternativamente dell’altrui peccaminosa sregolatezza civile.
Ma se ancora si può digerire la pratica della persona in vista che sente l’obbligo di trasformare in indispensabile notizia l’esito del tampone, un senso di decenza anche solo accennato impedirebbe a chiunque faccia informazione di gareggiare a chi è più osceno nel dare spazio alla telecronaca del patimento. Che appunto non serve a nulla, se non a dar da mangiare alla voglia di orgasmo di un pubblico educando in quest’altra specie di università del dolorismo.
A chi nega o non conosce la serietà di quest’infezione occorrerebbe presentare dati e notizie affidabili, una spiegazione ragionevole e composta dei rischi, l’illustrazione degli strumenti di prevenzione: non la clip dello smartphone che indugia sulle piaghe e sui lamenti degli appestati nel lazzaretto due punto zero. E loro, i malati, bisognerebbe rispettarli: non oltraggiarli due volte con l’ipocrita menzogna della sofferenza e dell’isolamento ricompensati dalla testata giornalistica che invita a mettere tanti like sul video della moribonda.
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