La multinazionale americana tira dritto
Whirlpool, al via i licenziamenti: il governo perde la faccia, sconfessati Orlando e Giorgetti
«Con la presente le comunichiamo il recesso della nostra società dal rapporto di lavoro con lei intercorrente con effetto immediato al ricevimento della presente». Firmato Whirlpool. È questo il contenuto della lettera che ieri hanno ricevuto ieri i 327 lavoratori della fabbrica Whirlpool di dia Argine. La comunicazione ha come oggetto il «licenziamento ex artt. 24 e 4, legge 223/1991» e prospetta agli operai la scelta, da esercitare entro la fine di novembre, tra «un incentivo all’esodo di 85mila euro lordi» e «il trasferimento all’unità produttiva di Cassinetta di Biandronno (Varese)».
È finita. Ed è finita nel peggiore dei modi, con il Governo che non è stato in grado di garantire la continuità occupazione ai 327 operai e con la Whirlpool che sembra aver fatto passi indietro sull’ipotesi di cedere lo stabilimento di Via Argine a un consorzio di sette imprese supportate da Invitalia. E proprio il consorzio non riuscirà a essere operativo prima di sei mesi, nonostante sia stata confermata la sua costituzione entro il 15 dicembre. A nulla sono serviti i tanti tavoli al Mise, l’ultimo dei quali martedì sera; a nulla le lacrime della viceministra dello sviluppo Alessandra Todde; a nulla le proteste degli operai e la voce grossa dei sindacati. È finita. Ma se gli operai hanno perso il lavoro, il Governo ha perso la credibilità. Il ministro del Lavoro Andrea Orlando, il 19 ottobre scorso, aveva promesso la continuità occupazionale dei lavoratori, garantendo la transizione degli stessi verso il nuovo consorzio. Niente da fare, promesse infrante.«La misura è colma – afferma il segretario generale della Cgil di Napoli e Campania, Nicola Ricci, commentando le prime lettere di licenziamento inviate agli operai – La Whirlpool, con un tavolo di crisi ancora in atto, con il coinvolgimento della Regione Campania e del Comune di Napoli e in attesa del pronunciamento del Tribunale, avvia i licenziamenti dimostrando arroganza e mancanza di rispetto. Ora i ministri della Repubblica ci mettano la faccia, altrimenti in questo Paese ogni gruppo industriale sarà legittimato ad andare via quando vuole, disconoscendo accordi e ruoli istituzionali». Durissimo anche l’affondo della Fiom-Cigl: «La tracotanza di Whirlpool non ha limiti. Questo ennesimo atto di arroganza arriva proprio mentre aspettiamo la sentenza del Tribunale di Napoli che dovrà decidere sul ricorso presentato da Fim, Fiom e Uilm sulla condotta antisindacale della multinazionale americana, a dimostrazione del fatto che Whirlpool, oltre a fare carta straccia degli accordi sindacali siglati con il Governo, non rispetta neanche la magistratura italiana. A giorni il Governo dovrà convocarci con i ministri del Lavoro e dello Sviluppo economico che dovranno assumersi la responsabilità di costruire un percorso per dare continuità occupazionale ai lavoratori».
Mentre la procedura di licenziamento collettivo avviata dall’azienda il 15 luglio si è conclusa con l’invio delle lettere, infatti, i sindacati hanno presentato un ricorso contro la decisione dell’azienda di procedere ai licenziamenti, accusando la multinazionale di aver assunto un atteggiamento antisindacale. Il giudice si è riservato una decisione «per i prossimi giorni». Antisindacale o meno, la multinazionale americana ha deciso: operai a casa e fabbrica chiusa. Questa ipotesi aveva assunto i contorni di una drammatica realtà già martedì sera, dopo l’ennesimo tavolo presieduto dalla viceministra Todde ma senza i vertici della multinazionale americana e i ministri Orlando e Giorgetti. Una discussione durata ore e conclusasi, ancora una volta, con un nulla di fatto. Mentre si attende un nuovo tavolo e si spera in una soluzione da parte del Governo, stamane è in programma un’assemblea con tutti i lavoratori coinvolti. Una cosa è certa: lotteranno ancora.
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