Le dichiarazioni vanno interpretate oltre che riportate. E il dato più significativo del 264mo giorno di guerra in Ucraina è che sono arrivati i primi segnali di pressing degli Stati Uniti su Kiev per l’apertura di un negoziato con Putin. Parla da Kherson liberata. Parla da presidente vincitore. Ma parla di pace. Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha definito il ritiro russo da Kherson come «l’inizio della fine della guerra», durante la sua visita nella città liberata dall’occupazione di Mosca. Lo riferisce l’Ap sul proprio sito web. Il capo di Stato ha trascorso trenta minuti in visita nel capoluogo. «Stiamo andando avanti», ha detto Zelensky, citato da Reuters sul suo portale web, rivolgendosi alle truppe davanti all’edificio dell’amministrazione nella piazza principale. «Siamo pronti per la pace, la pace per tutto il nostro Paese». “È impossibile uccidere l’Ucraina”, ha aggiunto il presidente ucraino. “Noi rispettiamo la legge internazionale e la sovranità di ogni Stato e ora parliamo della sovranità del nostro – ha rimarcato – per questo combattiamo contro l’aggressione russa”.

Ieri mattina aveva pubblicato su Telegram alcune foto della sua visita, accompagnate dal semplice messaggio “Kherson-Ucraina”, in inglese e in ucraino. Secondo un video pubblicato su Twitter dal capo di stato maggiore della presidenza ucraina, Andriï Yermak, Zelensky ha cantato, con la mano sul cuore, davanti ai soldati e agli abitanti della città, mentre veniva issata la bandiera blu e gialla davanti all’edificio dell’amministrazione regionale. “La Russia non è nella posizione di dettare i suoi termini per avviare negoziati per la fine della guerra”, ha dichiarato su Facebook il portavoce del ministero degli Esteri ucraino, Oleg Nikolenko, citato da Ukrinform. “La formula di pace dell’Ucraina rimane invariata: fine immediata della guerra, ritiro di tutte le truppe russe, ripristino dell’integrità territoriale ucraina, risarcimento dei danni inflitti e garanzie effettive di non ripetizione dell’aggressione. In altre condizioni, il raggiungimento di una pace sostenibile sarà impossibile”, ha affermato il portavoce.

Ma di pace si parla. E se ne è discusso anche ad Ankara, Il capo della Cia William Burns ha incontrato la sua controparte russa ieri nella capitale turca per mettere in guardia Mosca contro l’uso delle armi nucleari in Ucraina: lo ha confermato un portavoce della Casa Bianca. Burns aveva in programma di sollevare anche il caso degli americani detenuti in Russia, tra cui la star del basket femminile Brittney Griner. «Siamo stati molto aperti sul fatto che abbiamo canali per comunicare con la Russia sulla gestione del rischio, in particolare del rischio nucleare e dei rischi per la stabilità strategica – ha detto alla Cnn un portavoce del Consiglio di sicurezza nazionale della Casa Bianca Nell’ambito di questo impegno, Bill Burns si trova oggi ad Ankara per incontrare il suo omologo dell’intelligence russa». Il portavoce ha poi tenuto a chiarire che il diretto della Cia «non discuterà della soluzione della guerra in Ucraina. Sta trasmettendo un messaggio sulle conseguenze dell’uso di armi nucleari da parte della Russia e sui rischi di escalation per la stabilità strategica. Inoltre, solleverà il caso dei cittadini statunitensi detenuti ingiustamente».

Da Mosca, una duplice conferma dell’incontro. Secondo il quotidiano russo Kommersant. da parte russa era presente il direttore del servizio di intelligence estero, Sergei Naryshkin. Qualche ora dopo è stato il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, a confermare che un colloquio tra una delegazione americana e una russa si è svolto ieri ad Ankara su “iniziativa degli Usa”, ma non ha reso noti i contenuti della discussione. A riferirlo è l’agenzia Tass. Molto più di prove di disgelo. Resta il fatto, cruciale, del pressing Usa su Kiev. Un pressing, concordano gli analisti dei più autorevoli quotidiani statunitensi, rafforzatisi dopo i risultati delle elezioni di midterm che hanno rafforzato il presidente Biden anche in politica estera. Nei giorni scorsi, il Capo di Stato Maggiore americano, Mark Milley, ha esplicitato la sua posizione sulla possibilità di aprire negoziati con la Russia adesso che l’esercito di Mosca ha perso l’avamposto strategico di Kherson. Una posizione motivata col fatto che l’avvicinarsi dell’inverno provocherà inevitabilmente un rallentamento del conflitto, dando così l’opportunità al Cremlino e ai suoi militari di riorganizzarsi in vista del disgelo, per poter riavviare l’offensiva sull’Ucraina. Un’ipotesi da scongiurare arrivando a un accordo di pace il prima possibile, sostiene il generale.

Il consigliere alla sicurezza nazionale della Casa Bianca Jake Sullivan ha suggerito al presidente ucraino di mostrarsi aperto a possibili negoziati con la Russia: farlo – è la convinzione dell’amministrazione americana – gli consentirebbe di aver maggior peso e poter fare più leva sulla controparte. A riportarlo è l’autorevole Wall Street Journal citando alcune fonti, secondo le quali Sullivan in un recente incontro con Zelensky gli avrebbe raccomandato di iniziare a pensare a “richieste realistiche e priorità per le trattative, inclusa una rivalutazione” dell’obiettivo di riguadagnare la Crimea, annessa nel 2014. Non si tratta di pressioni di Washington su Kiev, mette tuttavia in chiaro il consigliere alla sicurezza della Casa Bianca. Sarebbero suggerimenti dati al leader ucraino per intraprendere un percorso diplomatico e porre fine alla guerra. In precedenza, sempre il WSJ, lo scorso 6 novembre, aveva dato notizia di colloqui privati tra Sullivan e il suo omologo russo Nikolai Patrushev, con “l’obiettivo di evitare il rischio di escalation”. Il braccio destro di Zelensky, Mykhailo Podolyak, ritiene che politicamente e psicologicamente la Russia non sia ancora matura per veri negoziati e per il ritiro delle truppe. Ma lascia aperta la porta al dialogo: “Accadrà, ma subito dopo la liberazione di Donetsk e Lugansk”, sostiene il consigliere del presidente ucraino, per il quale comunque nella stessa Russia sarebbe cresciuta l’opinione di mettere fine alla guerra.

E il pressing si rafforza se in gioco entra anche il “Dragone” cinese. La Cina è «profondamente preoccupata» per la situazione in Ucraina. Lo ha detto il presidente, Xi Jinping, nel suo colloquio a Bali con l’omologo Usa, Joe Biden. «Il presidente Xi – si legge in una nota della diplomazia di Pechino – ha sottolineato che la Cina è molto preoccupata per l’attuale situazione in Ucraina, sosteniamo e attendiamo con impazienza una ripresa dei colloqui di pace tra la Russia e Ucraina, la guerra non ha vincitori». “La Cina è fin dall’inizio dalla parte della pace e continuerà a incoraggiare i colloqui di pace”, ha scandito Xi, citato in una nota della diplomazia cinese. “Sosteniamo e guardiamo a una ripresa dei colloqui di pace tra Russia e Ucraina. Allo stesso tempo speriamo che gli Stati Uniti, la Nato e l’Ue conducano dialoghi complessivi con la Russia”, ha aggiunto il presidente cinese. Un consiglio ben accetto dalle parti della Casa Bianca e del Pentagono.

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Esperto di Medio Oriente e Islam segue da un quarto di secolo la politica estera italiana e in particolare tutte le vicende riguardanti il Medio Oriente.