12 maggio 1977. Si vuole festeggiare la storica vittoria del NO al referendum sul divorzio voluto da Vaticano, Democrazia Cristiana, Movimento Sociale Italiano, Paolo VI, Amintore Fanfani e Giorgio Almirante. Manifestazioni sospese, vietate per ordine dell’allora ministro dell’Interno Francesco Cossiga. Piazza Navona a Roma cinta d’assedio fin dalle prime ore del mattino. Il Partito Radicale vuole tenere un concerto: vietato anche quello. Pannella non ci sta, non accetta il sopruso. Scatta, infame, la trappola. Neppure lui la fiuta; chi poteva immaginare che di colpo, senza motivo apparente, si sarebbe riprecipitati negli anni ’50, ’60… E’ facile con il senno del dopo… Ma bisognava esserci.

Alle 15 davanti al Senato, le prime cariche di polizia e carabinieri. Non hanno i manganelli, sono bardati come in una guerra: imbracciano i fucili, e tra loro ragazzi in borghese; sembrano Autonomi. Sono i più esagitati, quelli che incitano, invitano alla rivolta, alla “resistenza”. Per fortuna nessuno dà loro retta.

Si viene brutalmente picchiati. Mimmo Pinto, allora parlamentare, lo vedo letteralmente “volare” da un punto all’altro del marciapiede. Un tizio in borghese mi sferra un cazzotto degno di Mike Tyson. Di bocca mi esce di tutto. Arresto immediato, imputato di oltraggio e resistenza. Sette giorni di cella a Regina Coeli. Poi vengo prosciolto, le accuse sono lasciate cadere dallo stesso pubblico ministero. Conservo una fotografia, pubblicata dal settimanale tedesco “Stern“, mentre vengo rovesciato a terra; la didascalia è umoristica: “Autonomo in azione“. Più che altro sono “azionato”. A parte gli occhiali infranti, la giacca a brandelli, non ricordo di averne prese tante come quel giorno.

Quel 12 maggio 1977, verso le 17, dopo infinite provocazioni di poliziotti e carabinieri travestiti da “autonomi” viene uccisa Giorgiana Masi all’altezza del ponte Garibaldi. Non si sa chi spara e uccide, ma il colpo viene dalla parte della polizia. Da allora sono passati più di quarant’anni. In tanti mi e ci hanno raccontato la mia e la nostra storia. Quella vista e vissuta in prima persona.
Chissà, anche quest’anno ci sarà qualcuno che senza esserci stato, racconterà qualcosa di nuovo, qualcosa che ignoro e ignoriamo, che non ho visto e sentito, pur ricordando tutto, di quel giorno: il fumo acre dei candelotti sparati, gli spari, le cariche brutali, la gente portata negli stanzoni del primo distretto di polizia e insultata, spintonata, presa a ceffoni, la rabbia degli agenti più impauriti dei manifestanti, le sirene che laceravano l’aria…

Ne sorriderò, come ne sorrido ogni volta, con una punta di amara malinconia. Sfoglierò anche quest’anno le pagine del “libro bianco” realizzato in fretta e furia dal Partito Radicale: fotografie, testimonianze, documenti che testimoniano come quel giorno il Potere abbia cercato, voluto, organizzato la strage, il morto. Un documento inoppugnabile, con qualche fatica su ebay forse ancora lo si può trovare. Se ne fecero due edizioni, una formato tabloid, stampato con carta da quotidiano. La successiva più curata, cartonata e a colori.

Tempo dopo Cossiga disse di essere stato ingannato dai suoi collaboratori. Pannella e il Partito Radicale allora vennero letteralmente linciati, anche da chi avrebbe dovuto schierarsi dalla nostra parte. Di tutti loro, ancora, nessuno ha sentito il dovere di chiedere scusa. Nessuno la chiederà. E’ passato tanto tempo ormai, e la memoria si scolora…