Non solo l’inchiesta per omicidio colposo. Per la vicenda di Wissem Ben Abdel Latif, il 26enne tunisino trovato senza vita lo scorso 28 novembre mentre era legato a un letto del San Camillo, è stata avviata anche un’indagine interna dalla Regione Lazio sulle due strutture sanitarie che hanno ospitato il ragazzo nei suoi ultimi 5 giorni di vita. Ossia il Grassi di Ostia e il Servizio di Psichiatria dell’Asl 3, presente proprio al San Camillo.

Intanto da oggi inizieranno nuove verifiche sul corpo di Abdel e sulla documentazione sanitaria come stabilito dalla Procura di Roma, scrive Repubblica.

La storia di Abdel

Il 26enne arriva in Italia su un barcone con altri migranti, approdando al porto di Augusta in Sicilia, lo scorso 2 ottobre. Dopo 14 giorni di quarantena su una motonave, viene trasferito al Centro per il rimpatrio di Ponte Galeria: ed è proprio qui che inizia il suo calvario.

Secondo alcune testimonianze raccolte da Repubblica, il giovane avrebbe subìto aggressioni sia fisiche che verbali a causa di due video, girati nel Cpr, in cui denunciava le condizioni in cui venivano tenuti i migranti, poi pubblicati su Facebook. “Un giorno è stato prelevato dal modulo e poi è tornato con la testa gonfia“, racconta uno dei testimoni.

Nei filmati girati da Abdel il dramma della loro condizione. “Le porte delle camere non si chiudono. Ci hanno tolto tutto e dato un pantaloncino e una maglietta. E una coperta che chissà dove stava prima. E che non basta per coprirci. Qui fa freddissimo al punto che non riusciamo a dormire. Aiutateci! Aiutateci!”

Sto rischiando per farvi vedere la verità. Sto rischiando. Sto vivendo una cosa che voglio far vedere. Dio sa. Questa è la mia testimonianza. Siamo decisi a proseguire lo sciopero. Non vogliamo il rimpatrio. Siamo pronti a morire. Possono portare via i nostri cadaveri” dichiara ancora il 26enne in un altro passaggio del video.

Il 23 novembre Abdel viene ricoverato al Grassi di Ostia con una diagnosi di ‘disturbo schizoaffettivo’. Dopo due giorni il trasferimento al San Camillo, fino al tragico epilogo. L’inchiesta vuole proprio fare luce su quanto sia successo in queste due strutture e se siano state seguite le procedure in modo corretto. Al San Camillo ci sono delle annotazioni relative al 25, 26 e 27 novembre. Nessun accenno però sulle ultime ore di vita di Abdel trascorse con le braccia e i piedi legati, come sottolineato anche dal Garante nazionale dei detenuti, Mauro Palma. E ancora: i medici del Grassi hanno evidenziato eventuali segni di pestaggio?

L’autopsia sul suo corpo è stata effettuata all’insaputa dei suoi familiari, di cui si attendono ancora i risultati. Dalla Regione intanto hanno fatto sapere che, se dovessero essere riscontrate irregolarità, sono pronti a rimuovere i medici.

Un caso che sta suscitando clamore

La vicenda di Abdel sta suscitando molto clamore. I familiari in Tunisia stanno portando avanti lo sciopero della fame, mentre chiedono che venga fatta giustizia: sostengono che Abdel fosse assolutamente sano.

In un video, diffuso sempre su Facebook, un ragazzo che dice essere stato ‘nel gruppo di Wissem’ nel ‘carcere di Ponte Galeria’ afferma che Abdel sarebbe stato imbottito di ‘farmaci sbagliati’. Ed è pronta anche un’interrogazione parlamentare annunciata da Sinistra Italiana, perché “tutti coloro che sono in custodia dello Stato devono essere rispettati nella loro dignità e nei loro diritti” e “lo Stato italiano non può tollerare zone grigie o impunità di alcun genere“, ha affermato il segretario nazionale Nicola Fratoianni.

Mariangela Celiberti

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