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Agli elettori importa solo dell’identità: così dimenticano le battaglie contro il gap economico
Era il 1992 ed un giovane governatore dell’Arkansas, Bill Clinton, si apprestava a sfidare George Bush, un presidente con un gradimento altissimo che da poco aveva guidato l’America nella vittoriosa guerra del Golfo. Ma James Carville, consigliere di Clinton, aveva capito che agli americani di Saddam e della fine dell’Unione Sovietica interessava ben poco, i tempi principali erano la recessione economica e gli stipendi, citando le sue parole: It’s the economy, stupid!
L’identità
Quarant’anni dopo è giunto il momento di aggiornare quello slogan: It’s the identity, stupid! L’identità, un tema a tratti così intangibile ma allo stesso tempo così concreto: Chi siamo? Quale è il nostro posto nel mondo? Cosa diventerà la comunità dove siamo nati e cresciuti?
I cambiamenti veloci degli ultimi decenni se da un lato hanno migliorato la nostra esistenza dall’altro hanno stravolto i contesti in cui viviamo creando un sentimento di incertezza che porta il tema dell’identità al centro delle scelte elettorali, soprattutto tra le classi più popolari, un tempo bacino elettorale della sinistra oggi schierate ampiamente a destra.
Innovazione
Succede nell’America di Trump, come certifica uno studio realizzato da Econometrica e citato nei giorni scorsi da Repubblica, succede nella nostra Europa, dalla Germania alla Gran Bretagna. Tra i fattori che hanno determinato questo cambiamento sicuramente hanno un gran peso l’innovazione, l’immigrazione e la demografia. La velocità con cui oggi l’innovazione digitale cambia le nostre vite lascia molti disorientati. D’altronde in passato cambiamenti così importanti sono avvenuti con lunghi intervalli temporali: se tra le prima e la seconda rivoluzione industriale sono trascorsi circa 70 anni, la terza rivoluzione, informatizzazione, e la quarta in corso, AI e tecnologie digitali, oggi avvengono quasi in contemporanea. Citando lo storico tedesco Philipp Blom: “Credo che si sottovaluti quanto siano fondamentali le nuove tecnologie che stanno cambiando tutti gli aspetti delle nostre vite…sono troppe le cose da assorbire e da capire così in fretta e questo crea un mondo che fa paura”. Una parte d’immigrazione diversa dal passato e in parte non secolarizzata, che porta con sé valori e principi spesso non conciliabili con la cultura occidentale. L’immagine di una donna coperta dal burqa nel cuore della civilissima Europa è un pugno nello stomaco non da poco. Inevitabilmente è subito “noi” contro “loro”, la nostra visione della società, la nostra identità contro la loro.
Il calo demografico
Infine, la demografia. A parte l’Africa e qualche rara eccezione, in tutto il resto del mondo si assiste ad un calo demografico e ad un invecchiamento della popolazione. Difatti siamo destinati a diventare un mondo popolato da anziani, sicuramente più saggi ma allo stesso tempo più fragili e più soli. Il rischio che molti di loro di fronte ai grandi cambiamenti preferiscano rifugiarsi in un passato roseo, per giunta immaginario, è concreto. Tutto ciò fa sì che gli elettori diano sempre più importanza ai temi legati alla propria identità, di singoli e di comunità, più che alle battaglie contro le diseguaglianze economiche. Le forze populiste lo hanno compreso benissimo. Per le forze conservatrici tradizionali invece non è una sfida semplice, proprio perché a destra c’è sempre qualcuno più bravo a costruire muri. Per le forze progressiste la sfida è fuori dalla loro portata. A parte qualche raro tentativo, che viene subito tacciato di scimmiottamento della destra, per la sinistra il tema dell’identità è come la criptonite per Superman.
Che cos’è l’identità
Ma cosa è l’identità? Sono le nostre tradizioni, la nostra religione, la nostra laicità, la nostra rete di relazioni, le conquiste che abbiamo ottenuto con secoli di battaglie e che dobbiamo ancora ottenere, la nostra cultura contaminata nella sua lunga storia e così via.
Con il giusto equilibrio è necessario tener conto di questo tema ormai imprescindibile: a destra senza farlo diventare un volano di paure e chiusure, a sinistra comprendendo che parlare di identità non significa tornare nelle caverne.
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