Indispensabile in ogni ambito, la AI è protagonista della rivoluzione ‘operativa’ con cui si stanno misurando tutte le professioni. I giuristi si chiedono come può trovare piena applicazione nei tribunali. «Non è più il tempo di domandarsi se accettare o meno l’Intelligenza Artificiale. È il momento di dotarci di strumenti di garanzia che ne regolino l’utilizzo, nel pieno rispetto dei diritti fondamentali», fa notare Mario Scialla, Coordinatore dell’Organismo Congressuale Forense, intervenendo alla terza edizione della Talk to the Future Week, promossa dall’Ordine degli Avvocati di Milano con il patrocinio di OCF.

Secondo Scialla, è essenziale affermare il principio dello Human in the Loop, che impone la presenza attiva e consapevole dell’essere umano in ogni processo decisionale automatizzato che incida sui diritti delle persone: «Il GDPR già riconosce il diritto a non essere sottoposti a decisioni unicamente automatizzate, ma l’efficacia di questa previsione è limitata. Serve un quadro più solido». Il nuovo A.I. Act europeo va in questa direzione, prevedendo l’obbligo di supervisione umana su sistemi ad alto rischio, fino alla possibilità di annullarne o rifiutarne gli output. «È un passo avanti importante – ha aggiunto Scialla – che sancisce una nuova forma di responsabilità e rafforza la tutela dell’autodeterminazione umana». D’altronde non c’è più nessuno che non usi l’Intelligenza artificiale nel lavoro.

«L’A.I. sarà sempre più presente in ambiti decisivi della vita collettiva. Per questo – ha concluso – deve essere trattata come una norma: soggetta ai principi dello Stato di diritto, al controllo democratico, alla coerenza con l’ordinamento. Serve un diritto costituzionale ibrido, che nasca dalla conoscenza tecnica e dalla consapevolezza giuridica, sin dalla formazione di chi progetta questi sistemi». Anche l’applicazione dell’AI potrà contribuire a fluidificare e accelerare i tempi della giustizia-lumaca, che penalizzano l’Italia verso le imprese (quelle internazionali temono il nostro mercato per l’insostenibilità dei lunghi procedimenti civili, amministrativi e penali) e che ci hanno portato a più di una procedura di infrazione europea. In un momento in cui la giustizia civile affronta tempi sempre più lunghi e una cronica carenza di personale, è ancora l’Organismo Congressuale Forense a occuparsene, promuovendo tra l’altro il convegno “L’altra Giustizia”, dedicato al ruolo strategico dei metodi alternativi di risoluzione delle controversie (ADR) – a cominciare dalla mediazione – come leve essenziali per rendere più efficiente e accessibile il sistema giudiziario italiano.

«Oggi più che mai, la giustizia italiana ha bisogno di strumenti concreti per rispondere alle esigenze dei cittadini. La mediazione e le altre forme di risoluzione alternativa non sono soluzioni marginali, ma leve strategiche per rendere il sistema più efficiente, accessibile e giusto, ha dichiarato Alessandra Dalla Bona, componente dell’Ufficio di coordinamento di OCF. È tempo di riconoscere e valorizzare davvero questa ‘altra giustizia’». L’appuntamento per un confronto decisivo tra politica e giurisdizione si terrà nella mattinata di domani, giovedì 22 presso l’Aula dei Gruppi Parlamentari della Camera dei DeputatiDo, e rappresenta un momento di confronto ad alto livello tra avvocatura, magistratura, politica, accademia e impresa, in un contesto di particolare criticità per il sistema giudiziario.

Al centro del dibattito, le opportunità concrete offerte dalla mediazione e dalle forme di giustizia complementare per rendere il sistema più rapido, accessibile ed efficiente. Interverranno, oltre a esponenti della magistratura, del mondo accademico, dell’impresa e della professione forense, il Viceministro della Giustizia Francesco Paolo Sisto, il Presidente della Commissione Giustizia, on. Ciro Maschio, il Capogruppo di Forza Italia, on. Paolo Barelli e il segretario della Presidenza, On. Annarita Patriarca. L’incontro arriva in un frangente di crescente preoccupazione per l’efficienza della giustizia civile. Nel 2024, la durata media dei procedimenti civili in primo grado ha raggiunto 488 giorni, in aumento rispetto ai 486 del 2023. Una tendenza che allontana l’obiettivo fissato dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR): ridurre del 40% i tempi entro metà 2026 — un traguardo oggi sempre più difficile da raggiungere, come confermato dall’ultimo monitoraggio del Ministero della Giustizia. A ciò si aggiunge la crisi degli uffici del Giudice di Pace.

La recente decisione di posticipare al 30 giugno 2026 l’entrata in vigore delle nuove competenze, inizialmente previste per il 31 ottobre 2025, è stata dettata da gravi scoperture di organico tra magistrati onorari e personale amministrativo. Una condizione che rischiava di compromettere seriamente il funzionamento della giustizia di prossimità. In questo scenario, il ricorso a strumenti come la mediazione si impone come una leva decisiva per migliorare l’accesso alla giustizia e promuovere una cultura del dialogo e della composizione, in linea con i valori del PNRR e con le aspettative di una società sempre più attenta a soluzioni sostenibili e rapide. Durante l’incontro sarà presentato e distribuito il “Vademecum sulla Mediazione”, redatto da OCF alla luce dei recenti correttivi alla Riforma Cartabia.

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Ph.D. in Dottrine politiche, ha iniziato a scrivere per il Riformista nel 2003. Scrive di attualità e politica con interviste e inchieste.