Dopo il concertone
I Patagarri volevano cantare ‘Palestina Libera’ al Primo Maggio ma hanno sbagliato canzone

Sul web i più discussi del concertone del Primo Maggio sono stati loro, i Patagarri. Nome da cartone animato e personalità in abbondanza. Diversamente non poteva essere per il gruppo jazz uscito allo scoperto dall’ultima edizione di XFactor, che sul palco di Piazza San Giovanni ha intonato e fatto intonare “Free, free, Palestine. Palestina libera!”. Il coro lanciato dal cantante Francesco Parazzoli ha visto buona risposta dalla Piazza, ancora più grande dai social, dove il coraggio per essersi schierati non è passato inosservato. L’apparizione in Rai non è stato anonimo: “Pensiamo che finché ogni popolo non sarà libero di auto-determinarsi e vivere in pace non potremo essere allegri”. Dose rincarata a fine concerto: “Ci sembrava assurdo venire qui senza un messaggio politico e in tutela di persone più sfortunate di noi”. Messaggi a cui in Rai si deve ancora far l’abitudine, ma a farsi sentire ha fatto prima la comunità ebraica.
Palestina libera sulle note di Hava Nagila, la rivolta ebraica
Le frasi dei Patagarri sono state infatti adattate sul brano Hava Nagila, canzone della tradizione semita. Simbolo di gioia, festa, identità che risale al 1917, alla legittimazione delle prime comunità ebraiche in Palestina. Lo ha fatto notare Noemi Di Segni, presidente dell’Unione delle comunità ebraiche italiane:“Siamo attoniti per quanto avvenuto dal palco istituzionale del primo maggio (…) senza vigilanza da parte della Rai che ha poi trasmesso il programma. Per acclamare la liberazione della Palestina (non dei palestinesi) si elude ogni riferimento al reale contesto mediorientale e alla presenza soffocante di Hamas.(…). Una canzone ebraica, che ha come significato la gioia di stare insieme, è stata appositamente stravolta con l’effetto di creare divisioni e generare odio antisemita anziché’ mettere in campo ogni sforzo per la convivenza tra i popoli, come le Comunità ebraiche in Italia cercano di fare in ogni ricorrenza”. E anche David Parenzo in un tweet: “Ferma restando la loro libertà di dire e cantare quello che vogliono, rivendico la mia libertà di dire loro che prendere una nota canzone ebraica e storpiarla con una bieca propaganda pro Pal e contro Israele è semplicemente raccapricciante!”. “Se i Patagarri cercavano davvero giustizia, lo slogan ‘Palestina libera’ avrebbe dovuto concludersi con ‘da Hamas'”. Ha scritto infine su X l’ambasciatore d’Israele in Italia Jonathan Peled.
La risposta dei Patagarri
Più che un affronto, è sembrato uno scivolone. La risposta dei Patagarri è arrivata su Instagram, confessa che lo spartito del brano fa parte da tempo dei loro concerti, ma conferma una scelta precisa: “A chi ha definito la nostra esibizione di ieri macabra rispondiamo che per noi macabro è un mondo nel quale migliaia di bambini vengono ammazzati, gli ospedali bombardati, i civili sterminati. Un mondo nel quale chi chiede la pace viene accusato di creare divisioni e di generare odio antisemita”. Arrivando infine a motivare la scelta del brano: “Abbiamo suonato una canzone della tradizione ebraica, che da tempo fa parte del nostro repertorio e ne fa parte perché noi non siamo mai stati contro una popolazione o l’altra – scrivono -. Ma abbiamo sentito la necessità di privarla del testo originario, che parla della gioia di stare insieme, per sottolineare che da troppo tempo, nel Medio Oriente, quella gioia non esiste più. Abbiamo così voluto testimoniare le storie dei civili, cioè di chi paga il prezzo più alto durante le guerre, perché vittime innocenti”. Chiudendo infine con un appello: “Mettiamoci allora d’accordo su quali sono le parole giuste per chiedere che i bambini non muoiano più, senza finire in questa trappola retorica dell’antisemitismo”. Intanto sul caso di affaccia anche la politica, da Fratelli d’Italia alla Lega. D’altronde è il giorno dopo il Primo Maggio.
© Riproduzione riservata