Domani c'è scuola
La rivoluzione del preside Alessandro Impoco
Al Panzini di Senigallia la scuola diventa smart city con la realtà aumentata: aeroporto, centro commerciale, tour operator e agenzia di viaggi
Come scrivo sempre, il mondo della scuola è pieno di eccellenze, da nord a sud. Oggi ci troviamo nelle Marche a Senigallia e intervistiamo Alessandro Impoco, dirigente scolastico dell’Istituto di Istruzione Superiore “A. Panzini” di Senigallia. Il Prof. Impoco è letteralmente un fiume in piena, difficile stargli dietro, con una contagiosa passione per la scuola e l’innovazione. Ha trentanove anni, è diventato dirigente scolastico nel 2019, laureato in Pedagogia comincia a lavorare come consulente del Ministero dell’istruzione e del Merito a 23 anni. Come lui racconta, lì fa l’incontrò della vita, Anna Maria Leuzzi, dirigente del Dipartimento Programmazione, dove il capo, Giovanni Biondi, le affida il compito di inventare i fondi strutturali, i PON per la scuola. Per Impoco è stata una esperienza esaltante, grazie al fatto che ha potuto lavorare con la dott.ssa Leuzzi che per lui è un mito. Oltre alla cultura pedagogica acquisisce competenze manageriali che caratterizzeranno la sua esperienza di Dirigente scolastico. Grande sostenitore di un nuovo rapporto tra scuola e lavoro, il suo istituto è una assoluta eccellenza.
Il Panzini con 1300 studenti ha due indirizzi: il Tecnico economico turismo e il Professionale per l’enogastronomia e ospitalità alberghiera. Forte delle sue duplici competenze ha costruito oggi la scuola del futuro. Ha già utilizzato i fondi del PNRR, e con seicentomila euro, ha realizzato un sogno. Ha innovato completamente gli ambienti di apprendimento e la didattica, utilizzando in modo efficace le tecnologie. Facciamocelo raccontare da lui. “Abbiamo intercettato l’esigenza degli studenti, del territorio e delle famiglie e abbiamo organizzato una scuola innovativa più attenta alla realtà che ci circonda, dunque, a misura delle giovani generazioni. I ragazzi di oggi hanno bisogno di imparare contenuti spendibili nella realtà, fare esperienza diretta del mondo, e sin da subito hanno la necessità di applicare in contesti reali le conoscenze acquisite. Ormai i ragazzi apprendono le informazioni non solo dal libro ma anche da internet e imparano da foto e video di amici che postano e pubblicizzano fatti e conoscenze attraverso i social. In questa pluralità di ambienti di apprendimento il nostro compito fondamentale è insegnare loro la corretta ricerca di informazioni attendibili e lo sviluppo, dunque, del loro senso critico, ma anche interagire con tali e nuovi mezzi di comunicazione che sono dinamici, in continuo movimento, mai statici. Una mente abituata ad una moltitudine di input ha bisogno anche di una diversità di ambienti di apprendimento: la stessa aula, lo stesso banco per sei ore al giorno possono risultare un limite ed è per questo che abbiamo creato aule dedicate, ognuna ad una competenza specifica. Lo studente si muoverà all’interno della scuola e raggiungerà, a seconda della disciplina, l’aula di riferimento: riattiverà il corpo dopo un’ora di lezione e si immergerà nella nuova esperienza didattica con slancio nuovo”.
Queste sono le premesse teoriche, nella pratica ci spieghi come avete realizzato questi obiettivi?
“Abbiamo trasformato la scuola in una Smart city fatta di realtà aumentata, abbiamo costruito dei padiglioni con un aeroporto, un centro commerciale, un tour operator e una agenzia di viaggi. I padiglioni sono legati ai profili professionali in uscita. È conoscenza applicata che diventa abilità e costruisce competenze. Abbiamo costruito servizi legati al mondo del turismo e dell’enogastronomia, che ci permettono di studiare e di applicare subito le abilità nel luogo più adatto. Con questo metodo i ragazzi fioriscono, si divertono, e imparano facendo, attraverso giochi di ruolo e vere simulazioni. Learning by doing diceva John Dewey”.
Ci faccia degli esempi.
“Il docente non spiega la fattura elettronica leggendo il libro di testo, ma lo fa mentre produce direttamente la fattura con i software specifici che abbiamo a scuola; e non parliamo di semplici computer nei laboratori classici, ma di veri e propri strumenti hardware e software specifici che sono in uso negli uffici, nelle casse dei supermercati, nelle reception, nei bar”.
Ci spieghi come applica la realtà aumentata alla didattica e alla conoscenza.
“Con realtà aumentata intendiamo la trasformazione di ogni angolo della scuola, in un ambiente quanto più possibile vicino alla realtà extrascolastica. A scuola abbiamo infatti riproposto gli stessi accessori, le sedute, le nomenclature e le segnaletiche sulle pareti e/o sui bagni, sale d’aspetto e infopoint degli aeroporti. In sostanza abbiamo aumentato una realtà, esaltato e personalizzato ogni singolo particolare per un’esperienza sensoriale e di apprendimento completa in un contesto rispondente e sfidante per lo studente. Abbiamo creato ambienti che rispecchiano fedelmente la parte del mondo lavorativo che ci interessa: la hall di un hotel, il centro direzionale per l’approvvigionamento di un centro commerciale, la carlinga di un aereo. La realtà aumentata è stata trasportata su di un piano digitale interattivo. In sostanza si può camminare virtualmente all’interno della scuola, si può cliccare ogni oggetto, abbiamo realizzato ciò che viene definito dalla letteratura learning object (oggetto di apprendimento). Ad esempio cliccando un forno si apre la scheda tecnica, cliccando un cocktail o un centrifugato si può leggere una tesina riepilogativa dei contenuti nutrizionali e di come può avvenirne la preparazione. Abbiamo un’infrastruttura di QR code integrati nelle grafiche personalizzate e a tutta parete disposte nei vari ambienti scolastici, attraverso la quale, ogni studente con il proprio cellulare smartphone può direttamente collegarsi ad una realtà aumentata e virtualizzata che possiamo di volta in volta modificare ed implementare a nostro piacimento”.
Cerchiamo di capire quali sono le opportunità per ragazze e ragazzi una volta usciti dal Panzini.
“Tutto il cambiamento descritto ha come fulcro lo studente e il suo e-portfolio delle competenze. Abbiamo un cruscotto informatico nel quale, per ogni studente, vengono inseriti i cinque migliori video, le cinque migliori foto e i cinque migliori documenti prodotti a scuola e realizzati sotto la supervisione dei docenti nelle predette realtà aumentate. Questi video, foto e documenti rappresentano un vero e proprio curriculum digitale. Tutto questo permetterà addirittura alle aziende -attraverso un sistema di filtri dedicati – di poter visualizzare direttamente le competenze raggiunte dallo studente. Saranno infatti i video svolti e registrati nella realtà aumentata a certificare, appunto, le competenze degli studenti. Il mondo del lavoro nel nostro territorio ha accolto tutto questo con grandissimo entusiasmo e ci supporta”.
Il Prof. Impoco, infine, ci spiega con orgoglio che il cento per cento degli studenti del Panzini entra con successo nel mondo del lavoro. Deve essere una grandissima soddisfazione per tutto il corpo docente sapere di aver contribuito a costruire un futuro per i propri studenti. L’Istituto marchigiano è diventato una eccellenza di buone pratiche, tanto che ieri 28 settembre, più di cento docenti provenienti da tutta italia hanno visitato l’istituto per capire come costruire anche loro la scuola del futuro, che non è un sogno, ma una realtà, grazie allo studio, al coraggio e alla lungimiranza di Impoco e di tutto il corpo docente. All’Istituto Panzini sono tutti invitati a conoscere questa realtà, intanto vi lascio con alcune immagini che spiegano bene che la scuola di cento anni fa può essere definitivamente archiviata.
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