Questi tempi così tristi e tragici, in cui le nostre abitudini di vita sono state travolte dalla pandemia e l’insicurezza è divenuta la regola, ci hanno consegnato anche la certezza di quanto sia urgente una nuova classe dirigente.
Attenzione, non si sta affermando che tutti coloro che la compongono siano inadeguati, ma mancando grandi visioni, senso del dovere e di appartenenza alla costruzione di un destino comune della nostra Nazione non è innaturale vivere le difficoltà che la pandemia ha solo acuito.
Questa condizione la ritroviamo in ogni angolo del Paese, Napoli e la Campania non fanno eccezione.
Naturalmente quando si parla di classe dirigente viene subito da pensare alla politica e ai suoi tanti alfieri che più o meno in buona fede cercano di ritagliarsi spazi personali per lasciare il segno e vincere “contese” troppo spesso dedite al nulla.
Se così non fosse, perché la realtà quotidiana che viviamo è segnata da tante vicende drammatiche ed innumerevoli contraddizioni?
In questo clima da fine impero, poche voci gridano dal deserto del centrodestra senza trovare risposta.
Sono per lo più voci della base, dei militanti sinceri e appassionati ed in attesa di una vera guida e di che possa rappresentarli.
Nel silenzio di molti vecchi, nuovi e presunti protagonisti non sembra apparire un’idea, una proposta, figuriamoci una visione in grado di spingere ad azioni concrete.
Prevalgono solo inutili conflitti per la difesa di rendite di posizione.
Sulla scia di quanto accaduto a livello nazionale, non sono pochi quelli che lavorano a proposte di grandi “ammucchiate”.
Sarò ingenuo, ma continuo a non capire come sia possibile governare e farlo bene, con chi da anni abbiamo criticato e accusato di essere incapace o in mala fede.
Si sta insieme e si lavora in emergenza (eventualmente) nel vero e pieno rispetto delle identità. Cosi è solo grigiore.
Il grigio oltre ad essere brutto è anche nocivo. Per giustificarsi ci raccontano che la politica sia l’arte del possibile. Indubbiamente.
La Politica però, sebbene molti di questi uomini ne abbiano una visione distorta presi come sono dal perseguimento di semplici interessi personali, è in realtà il banco di prova di grandi visioni e della passione degli individui per la propria comunità.
Il centrodestra vuole darsi una scossa? Potrebbe farlo dalla rinuncia a quell’atteggiamento di costante genuflessione a mondi progressisti nella ricerca di patenti di legittimità.
Girano voci anche su possibili candidati a Sindaco di Napoli provenienti da quei mondi. Sono i benvenuti, a patto però di rispettare la storia di chi si candidano a rappresentare e a farne proprie le battaglie. Se sono solo i voti ad interessare, allora elegantemente possiamo considerarli simpatici avventurieri e invitarli a cercare consensi altrove.
Auspico, credo di non essere solo in questo, per il centrodestra l’avvio di una stagione di rinnovato orgoglio e protagonismo sui temi: terzo settore, sviluppo, cultura, periferie, ruolo di Napoli e della Campania per il Mezzogiorno sono assenti da tempo dal dibattito e dalle proposte concrete.
È tempo di abbandonare il gioco delle narrazioni e delle passerelle ed iniziare a fare i conti con la realtà.

Pasquale Antonio Riccio

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