Cacciati senza alcun preavviso dalla sede che ‘occupavano’ da anni con il consenso del comune di Pozzuoli che mostra i muscoli contro “l’unico servizio sociale che funziona” frequentato da più di cento giovani. Un lucchetto ha messo, si spera per poco, fino alle attività del gruppo Scout dell’Agesci che aveva la sede nel quartiere di Monteruscello. Una zona dove l’attività portata avanti da lupetti e coccinelle rappresenta un faro di legalità e speranza in un territorio spesso noto alle cronache cittadine per episodi di violenza e degrado. Una scelta da una parta inspiegabile, dall’altra improvvisa quella del comune flegreo che il sindaco Luigi Manzoni ha provato a giustificare con parole che non hanno convinto appieno: “Agli atti degli uffici comunali non risulta alcun valido titolo autorizzativo per l’utilizzo dei locali. Abbiamo richiesto di produrre l’eventuale documentazione di cui l’associazione dichiara di essere in possesso, e nel frattempo consentiremo, già da domani, ai rappresentanti legali di recuperare tutto quello che era presente nei locali. L’attività svolta dal gruppo scout Pozzuoli 1 è sicuramente meritevole di sostegno e valorizzazione. In questa direzione si intende convintamente procedere; tuttavia ciò deve essere realizzato attraverso percorsi di legalità e in luoghi idonei allo svolgimento delle attività dell’associazione”.

Sede scout chiusa a Pozzuoli, mamma: “Trattati come animali”

Gli Scout, dal canto loro, spiegano che da mesi provavano a dialogare con il comune per trovare una soluzione per il prolungamento della concessione di una sede che, precisa Carmen Serafino, una delle 100 mamma (e dei 100 papà) incazzati neri, è “una stanza circolare di una quarantina di metri quadri, con il tetto bucato, in una periferia abbandonata di Monteruscello… un cesso per gli altri.. il mondo per i nostri ragazzi”. E’ un fiume in piena la donna che racconta lo choc della figlia e delle amichette: “Non possiamo più entrare” lì dentro dove ci sono “il miele, le casse, le pentole, le saponette che stavamo creando per l’autofinanziamento”.

Il blitz è scattato “martedì 27 novembre” quando “delle persone del Comune di Pozzuoli (i proprietari del locale dove da anni i ragazzi si riuniscono) vanno nella sede, aprono la grata e la porta dei ragazzi e richiudono tutto con una catena ed un catenaccio. Nessuna telefonata preventiva, nessun avviso, nessuna comunicazione da parte del Comune ai nostri capi… Capi che da anni in maniera gratuita guidano le vite di tanti ragazzi di periferia, di tanti ragazzi che in quei vialoni di cemento con gli alberi tagliati e le case popolari potrebbero perdersi”. Un atteggiamento che lascia sgomenti. Anche perché – come ricorda Serafino – “il nostro gruppo è l’unico di questo comune, dovrebbe essere il fiore all’occhiello di qualunque amministrazione”. Invece siamo stati “trattati come animali, con tutte le nostre cose sequestrate da non sappiamo chi, e non sappiamo a che titolo”.

L’appello al sindaco Manzoni: “Ci aiuti a rientrare nella sede”

Sull’incresciosa vicenda, che ha visto anche alcuni consiglieri comunali condannare l’operazione silenziosa dell’amministrazione flegrea, si è espressa anche Clorinda Chiocca, uno dei capi degli Scout Agesci, che ha rivolto un appello al sindaco Manzoni: “Caro sindaco, siamo un po’ in imbarazzo da genitori, educatori, adulti e cittadini di un paesino come Pozzuoli a cui siamo legati da radici profonde. Nei giorni scorsi è stato molto difficile spiegare ai nostri ragazzi quello che stava accadendo, la brutalità con la quale venivano privati di un tetto, della loro tana, del loro posto del cuore che negli ultimi 20 anni ha custodito i loro sogni, i loro totem, le loro tende, le loro speranze in un mondo migliore… Confidiamo in lei, gli errori si possono commettere, gli atti di forza riserviamoli per coloro che hanno gli strumenti per fronteggiarli, noi SCOUT possiamo, se lei vorrà, invitarla a condividere con noi un cielo stellato, un cerchio in cui si sentirà parte di una comunità che accoglie ed include…in maniera semplice, leale, potrà gioire con noi delle piccole GRANDI cose in cui crediamo. Caro Sindaco nonostante tutto CREDIAMO in lei, vogliamo darle un’altra possibilità. Ci aiuti a far sì che i nostri ragazzi possano continuare ad avere un tetto sotto cui tessere i fili della speranza per COSTRUIRE e non demolire. GRAZIE caro Sindaco per quello che certamente farà”.

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Giornalista professionista, nato a Napoli il 28 luglio 1987, ho iniziato a scrivere di sport prima di passare, dal 2015, a occuparmi principalmente di cronaca. Laureato in Scienze della Comunicazione al Suor Orsola Benincasa, ho frequentato la scuola di giornalismo e, nel frattempo, collaborato con diverse testate. Dopo le esperienze a Sky Sport e Mediaset, sono passato a Retenews24 e poi a VocediNapoli.it. Dall'ottobre del 2019 collaboro con la redazione del Riformista.