La crisi economica
Boom di prestiti scaduti, così il Covid demolisce famiglie e imprese del Sud
Ammontano a oltre 122 miliardi di euro i crediti deteriorati delle banche italiane. La fetta più rilevante delle rate non rimborsate, a fine 2020, è riconducibile in gran parte alle aziende, oltre che alle imprese familiari e alle famiglie. A livello territoriale si registra un equilibrio generale sul totale dei crediti “marci”, mentre le regioni meridionali risultano in preoccupante vantaggio con i prestiti scaduti (67% del totale) e con le sofferenze (la categoria peggiore, che vale il 51,7% del totale). Le imprese familiari e le famiglie, dunque, hanno difficoltà maggiori al Sud: su 8,9 miliardi totali di crediti marci di imprese familiari, il 56,4% è riferibile al Mezzogiorno e su 16,6 miliardi di arretrati legati alle famiglie, il 58,2% è nei territori meridionali.
Il quadro, delineato dal Centro studi di Unimpresa che ha rielaborato dati della Banca d’Italia aggiornati al terzo trimestre 2020, è la spia di una situazione da tenere sotto stretta osservazione: manca liquidità, ragion per cui famiglie e imprese non riescono più a onorare le scadenze con gli istituti di credito. Ma ora scendiamo nel dettaglio. Il totale dei crediti deteriorati in Italia delle banche ammonta a 122,3 miliardi. Di questi 83,1 miliardi si riferiscono alle aziende, 8,9 miliardi alle imprese familiari, 16,6 miliardi alle famiglie e 13,6 miliardi ad altri soggetti (tra cui pubblica amministrazione, terzo settore, fondi).
Sul totale di 122,3 miliardi di crediti deteriorati, 62,4 miliardi sono classificati come sofferenze, la categoria peggiore (42,6 miliardi di aziende, 5,4 miliardi di imprese familiari, 8,1 miliardi delle famiglie, 6,2 miliardi di altri soggetti); altri 55,1 miliardi sono inadempienze probabili (39,1 miliardi di aziende, 3,1 miliardi di imprese familiari, 6,8 miliardi delle famiglie, 6,1 miliardi di altri soggetti) e 4,9 miliardi sono, invece, prestiti scaduti (1,3 miliardi di aziende, 5,4 miliardi di imprese familiari, 8,1 miliardi delle famiglie, 6,2 miliardi di altri soggetti).
Quanto alla ripartizione territoriale, i crediti deteriorati sono distribuiti in ragione del 50,8% (62,1 miliardi) al Nord e per il 49,2% (60,1 miliardi) al Centro, al Sud e nelle isole, con un sostanziale equilibrio tra il blocco delle regioni settentrionali e quelle meridionali. Per quanto riguarda le sofferenze, il 48,3% è al Nord (30,1 miliardi) mentre il 51,7% è al Sud (32,2 miliardi). Proporzioni ribaltate, poi, per quanto riguarda le inadempienze probabili: il Nord registra rate non pagate di prestiti pari al 55,2% del totale nazionale (30,3 miliardi), con il Sud che si ferma al 44,8% (24,3 miliardi). Torna “in vantaggio” il Sud, invece, per quanto riguarda i prestiti scaduti con il 67,1% del totale (3,2 miliardi), con il Nord che arriva al 33,0% (1,6 miliardi).
Nel Mezzogiorno sembrano avere significative difficoltà, in particolare, le imprese familiari e le famiglie: sul totale di 8,9 miliardi di crediti deteriorati riconducibili alle imprese familiari, infatti, 5,1 miliardi ovvero il 56,4% è legato a clientela residente al Centro, al Sud e nelle isole, contro i 3,8 miliardi di clientela residente al Nord (43,6%). Per quanto riguarda, poi, le famiglie il totale dei crediti deteriorati ammonta a 16,6 miliardi: di questi, 9,6 miliardi (58,2%) è legato a clientela residente al Centro, al Sud e nelle isole, mentre 6,9 miliardi sono riferibili a clientela residente al Nord (41,8%).
Alcuni territori si troveranno a fronteggiare vere e proprie emergenze, ma già oggi è evidente, nel Mezzogiorno, un quadro da allarme rosso. Temi, questi, finora ignorati o solo parzialmente affrontati sul piano politico, ma che purtroppo diventeranno crisi non più gestibili, sia da un punto di vista economico sia da quello sociale, quando nei prossimi mesi i danni cagionati dal Covid saranno irreparabili.
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