L'appello
Caro Mattarella, in Italia c’è un clima simile al 1938: troppi casi di antisemitismo, serve un suo intervento

Carissimo Presidente Mattarella,
mi rivolgo a lei, attento e severo custode della Costituzione, da cittadino italiano di origine ebraica, scampato alla morte mentre era nel ventre di sua madre, sfuggita fortunosamente alla cattura dei nazisti il 16 ottobre del 1943, per chiederle se il silenzio delle Istituzioni rispetto a recenti innumerevoli episodi di antisemitismo sia accettabile o debba invece essere oggetto del richiamo della Suprema magistratura dello Stato.
Una domanda spontanea e non capziosa per dare tranquillità all’intera esigua, inerme, minoranza ebraica italiana, che pure ebbe grandi meriti nella costruzione dello Stato unitario nel Risorgimento e nella lotta partigiana per la riconquista della libertà, con un cospicuo numero di martiri. Senza entrare nel merito del conflitto attualmente in atto in Medio Oriente, né della irrisolta diatriba tra antisionismo e antisemitismo, sono certo che lei sia a conoscenza di alcuni eclatanti episodi degli ultimi giorni, ma per esigenze di chiarezza glieli rammento.
I cartelli comparsi negli esercizi commerciali a Napoli, con conseguente discreto consiglio del prefetto agli ebrei di non indossare la kippah. In una libreria Feltrinelli di Milano sono state rinvenute delle copie di un libro del premio Nobel Singer sulle quali sono stati incollati degli sticker antiebraici. Al Salone del libro di Torino, a parte i tentativi di irruzione di pro-Pal, due conferenzieri ebrei hanno dovuto rinunciare ai loro interventi. Questi sono solo alcuni dei più recenti, preceduti, come lei sa, dalle discriminazioni in varie scuole e università, dalle minacce a Sami Modiano e alla senatrice a vita Liliana Segre, da tempo sotto scorta.
Il nostro è uno Stato democratico che si alimenta della libertà di opinione, di stampa e di parola: mi chiedo se sia giusto soggiacere quando una parte, pur minoritaria, dell’opinione pubblica passa alle vie di fatto, impedendo ad altri di espletare i propri diritti di liberi cittadini o peggio trattandoli da quinte colonne di uno Stato straniero, cui tutti hanno diritto di rivolgere le proprie critiche, sia ben chiaro.
Presidente, lei sa quanto me che i primi provvedimenti assunti contro gli ebrei in Italia nel ‘38 riguardarono scuola e cittadinanza; forse sono ipersensibile, ma vedo spirare un brutto vento. È chiedere tanto un suo intervento, pubblico, ufficiale, chiarificatore in proposito? Rammento il suo riferimento a Stefano Gaj Tachè da lei definito “un nostro bambino italiano” e l’incontro con i genitori del piccolo martire innocente, ucciso dal fondamentalismo, principale responsabile dell’odio che impedisce la pace tra Israele e i profughi arabi che attendono una soluzione dal 1948.
La prego: intervenga come sa, lei che ha subìto nei suoi affetti familiari le conseguenze dell’odio, dall’alto della sua funzione, ma anche della sua riconosciuta umanità ed equanimità.
© Riproduzione riservata