Caso Gregoretti e il discorso sull'autonomia della politica
Caso Salvini, c’era una volta Aldo Moro e diceva ‘no’ ai processi politici
Se dobbiamo cogliere l’opinione pubblica, valutarne gli stimoli ed accentuare la nostra capacità critica, non dobbiamo, però, seguirla passivamente, ammiccare a lei, rinunziando alla nostra funzione di orientamento e di guida. Fare giustizia sommaria, condannare solo perché lo si desidera, offrire vittime sacrificali, ebbene, questo non sarebbe un atto di giustizia, ma pura soddisfazione di una esigenza politica.
L’obbedire alla opportunità, benché la politica sia, in un certo senso, il regno dell’opportunità, non paga; colpire delle persone, senza che siano date rigorosamente le condizioni che ne giustificano e richiedono la condanna, è un atto di debolezza ed una violazione dei principi. Ed i principi sono, nel nostro ordinamento repubblicano, il rispetto della persona e la libertà, se la legge non lo impone, dall’accusa e dalla pena. Ciò vale sia se si tratti di ministri, sia se si tratti di semplici cittadini. Sono parimenti inammissibili una condizione di privilegio ed una condizione di pregiudizio, indistintamente, per tutti. Trasformare in reati atti di ufficio, finché non ne sia obiettivamente dimostrato il collegamento con un fenomeno di corruzione, è una violazione dei diritti dell’uomo ed una distorsione dell’efficace svolgimento dei compiti amministrativi, altrimenti esposti ad essere sempre paralizzati. […]
Questo è un processo fondato sui sospetti e sui pregiudizi. Sono in gioco la libertà e, soprattutto, l’onore delle persone; e questo è un tema al quale il Parlamento è sempre stato estremamente sensibile. Perché mai dovrebbe dimenticare, oggi, questa alta ispirazione che gli fa onore? Perché dovrebbe cedere alla passionalità ed a non motivati orientamenti dell’opinione pubblica? […]. Naturalmente, ho sensibilità politica quanto basti per comprendere quanto sia difficile, per taluni di noi, imboccare questa strada. So che occorre molto coraggio e la capacità di affrontare una certa misura di impopolarità
[…] C’è il rischio obiettivo di un’inammissibile politicizzazione e quello, altrettanto grave, che il nostro comportamento sia considerato inficiato da ragioni di parte, in una qualsiasi direzione. […]
Intorno al rifiuto dell’accusa che, in noi, tutti e tutto sia da condannare, noi facciamo quadrato davvero. […] A chiunque voglia fare un processo, morale e politico, da celebrare, come sì è detto cinicamente, nelle piazze, noi rispondiamo con la più ferma reazione e con l’appello all’opinione pubblica che non ha riconosciuto in noi una colpa storica e non ha voluto che la nostra forza fosse diminuita.
Non accettiamo di essere considerati dei corrotti, perché non è vero. […] E, come frutto del nostro, come si dice, regime, c’è la più alta e la più ampia esperienza di libertà che l’Italia abbia mai vissuto nella sua storia, una esperienza di libertà capace di comprendere e valorizzare, sempre che non si ricorra alla violenza, qualsiasi fermento critico, qualsiasi vitale ragione di contestazione. Non si dica che queste cose ci sono state strappate. Noi le abbiamo rese, con una nostra decisione, possibili ed in certo senso garantite. […] Noi non ci faremo processare. Se avete un minimo di saggezza, della quale, talvolta, si sarebbe indotti a dubitare, vi diciamo fermamente di non sottovalutare la grande forza dell’opinione pubblica.
© Riproduzione riservata







