«Non condivido nulla di quanto Benjamin Netanyahu ha detto e fatto nella sua vita politica e da primo ministro. Considero l’ultimo governo da lui guidato il peggiore nella storia d’Israele. Ma sono altrettanto convinta che Netanyahu debba essere sconfitto dalla politica, con il voto, e non per via giudiziaria».  A dirmelo è una personalità che, per storia e convinzioni, è agli antipodi di “Bibi”. Yael Dayan, scrittrice, più volte parlamentare laburista, figlia di uno dei miti d’Israele: l’eroe della Guerra dei Sei giorni, il generale Moshe Dayan.

Netanyahu va avanti, e forte del successo alle recenti primarie per il suo partito invoca l’immunità parlamentare. La richiesta arriva dopo che è stato formalmente incriminato per tre atti d’accusa: corruzione, frode e abuso d’ufficio. È la prima volta, nella storia di Israele, che un primo ministro in carica viene formalmente incriminato per tre atti d’accusa.  Netanyahu ha parlato di un periodo di immunità «limitato nel tempo» e volto semplicemente a consentirgli di restare in sella finché non sia dimostrata, come da sue parole, la sua innocenza in tribunale.
«Voglio guidare Israele per molti altri anni per raggiungere successi storici», ha detto. Al termine di questo periodo Netanyahu intende affrontare i giudici e «fare a pezzi» le accuse per cui è imputato. «Non c’è alcuna possibilità per nessuno di evitare il processo» né è sua intenzione farlo, ha dichiarato.

Il primo ministro ha aggiunto di non aver mai promosso o modificato alcuna legge nel tentativo di evitare un processo in corso e che esiste la legge sull’immunità per «proteggere i rappresentati del popolo da incriminazioni di carattere politico il cui scopo è di andare contro il volere del popolo». Una legge che serve per garantire a chi è stato eletto di «poter agire per il popolo secondo la sua volontà».  In Israele la legge non obbliga il premier a dimettersi in caso di processo, ma non lo rende immune dall’azione giudiziaria. Dopo le incriminazioni a novembre Netanyahu ha parlato di un tentativo di colpo di stato e ha fortemente criticato la magistratura israeliana. Ha accusato la polizia di aver messo sotto pressione i testimoni. Il procuratore generale israeliano Avichai Mandelblit aveva inviato l’atto di accusa contro Netanyahu al presidente del parlamento il 2 dicembre. Successivamente, Netanyahu ha avuto 30 giorni per richiedere l’immunità.

Secondo la legge israeliana, un primo ministro può essere rimosso dalle sue funzioni solo in caso di condanna ed è probabile che i processi dureranno per mesi. In Israele, dal 2005 la immunità non è più automatica, ma deve essere approvata dalla Knesset: prima in una apposita commissione parlamentare e poi in seduta plenaria. Dal 2005 ad oggi, ha ricordato la televisione commerciale Canale 12, si sono avute 15 incriminazioni di parlamentari. Solo in tre casi, finora, è stata invocata la immunità. E’ stata negata a due parlamentari: Michael Gorolowsky (Likud) – era accusato di una infrazione parlamentare – e Said Nafa (Balad nazionalista arabo) per un viaggio non autorizzato in Siria. Anche il ministro Haim Katz (Likud) ha chiesto l’immunità, ma attende ancora che il suo caso sia sottoposto all’apposita commissione parlamentare. Nel cosiddetto caso 1000, Netanyahu è accusato di avere ricevuto regali sotto forma di casse di sigari e champagne da amici miliardari in cambio di favori politici. Nel caso 4000, l’accusa è di aver varato regolamenti favorevoli alla compagnia di telecomunicazioni Bezeq, in cambio di una copertura a lui favorevole da parte del sito Walla, il cui editore, Shaul Elovitch, è anche maggiore azionista della società.

Lo scontro è aperto e l’esito del voto della Knesset è tutt’altro che scontato. Contro la concessione dell’immunità si sono pronunciati due dei più agguerriti avversari politici di Netanyahu: Benny Gantz, il leader del partito centrista Kahol Lavan (Blu-Bianco), che i sondaggi danno favorito per le elezioni del 2 marzo, e il capo di Israel Beiteinu (destra nazionalista), Avigdor Lieberman. In risposta al discorso di Netanyahu di mercoledì sera, trasmesso in diretta televisiva, Gantz ha affermato che l’intenzione del primo ministro di chiedere l’immunità è la prova stessa della sua colpevolezza e ha aggiunto che Israele deve fare una scelta tra “il Regno di Netanyahu … o lo Stato di Israele”. E siamo solo all’inizio.

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Esperto di Medio Oriente e Islam segue da un quarto di secolo la politica estera italiana e in particolare tutte le vicende riguardanti il Medio Oriente.