Jacinda Ardern, 42 anni, è diventata primo ministro della Nuova Zelanda in un governo di coalizione nel 2017, prima di guidare il partito laburista di centro-sinistra a una maggioranza assoluta nelle elezioni successive, tre anni dopo, grazie all’eccellente gestione della pandemia di Covid-19 considerata dagli esperti una tra le migliori al mondo. Ardern fu improvvisamente catapultata sotto la luce dei riflettori internazionali.

A febbraio del 2022 c’era stata una protesta di tre settimane davanti alla sede del parlamento a Wellington, la capitale del paese, contro le rigide restrizioni che erano ancora in vigore. In quei giorni c’erano stati diversi scontri tra i manifestanti e la polizia, che avevano portato a decine di arresti. Negli ultimi sondaggi ha visto crollare la popolarità del suo partito e della sua persona.

Nella sua prima apparizione pubblica da quando il parlamento è entrato in pausa estiva un mese fa, Ardern ha detto che sperava di usare questo periodo per trovare l’energia per continuare a governare. “Ma non sono stata in grado di farlo”, ha ammesso, annunciando che le prossime elezioni si terranno il 14 ottobre e che fino ad allora continuerà a ricoprire la carica di deputato. “Non me ne vado perché credo che non possiamo vincere le prossime elezioni, ma perché credo che possiamo farlo e lo faremo”, ha detto.

“Credo che guidare un Paese sia il lavoro più privilegiato che si possa avere, ma anche uno dei più impegnativi. Non si può e non si deve fare il lavoro se non si ha il serbatoio pieno, più un po’ di riserva per i compiti imprevisti e non programmati che inevitabilmente si presentano. Riflettendoci quest’estate, so di non avere più quel surplus di energia per fare bene il mio lavoro”, ha dichiarato ai media locali sottolineando che le sue dimissioni avranno effetto entro il 7 febbraio e che il caucus laburista voterà un nuovo leader entro tre giorni.

L’annuncio è stato sorprendente, perché le dimissioni di Ardern non sono state provocate da una crisi politica, ma da una sua decisione. Ardern aveva appena cominciato il suo sesto anno di mandato. Entrata in carica a 37 anni, era diventata una delle leader più giovani al mondo. L’anno successivo era diventata la seconda premier mondiale di sempre ad affrontare una gravidanza durante il suo incarico.

Da prima ministra nel 2019 aveva dovuto affrontare la strage di Christchurch, considerata il più grande omicidio di massa della storia neozelandese, quando il 15 marzo un uomo chiamato Brenton Tarrant uccise 51 persone in un attacco armato a una moschea e a un centro islamico: Ardern era stata molto apprezzata per come aveva gestito quella crisi e per come aveva poi sostenuto la comunità musulmana neozelandese.

Pochi giorni dopo la strage aveva annunciato una riforma sulle armi, e nei mesi successivi aveva messo in atto diverse misure concrete per limitarne il possesso: meno di un mese dopo era stata approvata una legge che vietava la vendita e l’utilizzo di molti tipi di armi semiautomatiche, poi il governo aveva finanziato il riacquisto da parte dello stato di vecchie armi possedute dai neozelandesi.

Redazione

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