Il profilo
Chi è Luigi Mangione, il killer di Brian Thompson: le origini italiane, la laurea prestigiosa, il lutto dei nonni e l’odio per il capitalismo sanitario
Cinque giorni e 276 miglia dopo aver freddato il ceo di United Healthcare davanti l’Hotel Hilton di New York Luigi Mangione stava facendo colazione da McDonald’s, quando un dipendente del fast food ha associato il suo volto a quello delle immagini diffuse dall’Fbi, che aveva offerto una taglia da 50.000 dollari per catturarlo. Da lì la chiamata e l’arresto. È finita la fuga del ragazzo americano che Los corso 4 dicembre aveva tolto la vita al manager della società di polizze di copertura sanitarie americane, che quella mattina, in hotel avrebbe dovuto tenere una conferenza. Una vittima scelta, emblema del capitalismo sanitario che l’anarchico 26enne voleva annientare.
Chi è Luigi Mangione
Luigi Mangione è nato e cresciuto nel Maryland ma con radici italiane. Suo cugino, una figura di spicco della comunità italo-americana, è un deputato repubblicano al parlamento statale. Mangione ha ottenuto la cittadinanza italiana nel 2008, pur senza mai richiedere il passaporto. La sua formazione accademica è di alto livello: si è diplomato nel 2016 come migliore studente alla Gilman School, un esclusivo istituto privato di Baltimora, e successivamente si è laureato in ingegneria alla prestigiosa University of Pennsylvania, parte dell’élite dell’Ivy League. Durante il liceo, nel 2014, ha svolto un’esperienza lavorativa in un ospizio, dove potrebbe aver iniziato a sviluppare un profondo risentimento verso il sistema sanitario e le sue ingiustizie percepite. Nel corso della sua vita, Mangione ha affrontato lutti significativi, come la perdita della nonna nel 2013 e del nonno nel 2017, eventi che nella sua mente sarebbero legati agli abusi delle compagnie assicurative. Trasferitosi alle Hawaii, lavorava in un’azienda automobilistica, ma le sue convinzioni contro il capitalismo, in particolare nella sua declinazione sanitaria, sono diventate sempre più evidenti. L’omicidio di Thompson sembra essere una manifestazione di questa rabbia: un atto di vendetta simbolica contro il sistema sanitario americano e, più in generale, contro il capitalismo. Sulla scena del crimine erano stati rinvenuti bossoli con incise le parole “Delay” e “Deny”, un’accusa diretta alle pratiche di ritardo e negazione delle assicurazioni sanitarie.
Gli spari e la fuga
Il 24 novembre, Mangione era arrivato a New York in autobus, partendo da Atlanta, con un piano ben definito per eliminare Thompson. Dopo aver aperto il fuoco davanti all’Hilton alle prime luci dell’alba, è fuggito in bicicletta attraverso Central Park, per poi uscirne intorno alle 7 e prendere un taxi diretto alla stazione degli autobus. Il suo arresto, come detto, è avvenuto grazie alla segnalazione di un dipendente di McDonald’s. Al momento del fermo, Mangione ha presentato agli agenti lo stesso documento falso del New Jersey che aveva utilizzato per registrarsi in un ostello a New York. Tuttavia, con sé aveva anche il suo vero documento d’identità. Durante la perquisizione, le autorità hanno trovato una “ghost gun” – una pistola non tracciabile, priva di numero di serie e costruita assemblando componenti acquistati online o prodotti con stampanti 3D – equipaggiata con un silenziatore.
L’arresto
Oltre all’arma, Mangione portava con sé un manifesto scritto a mano di tre pagine, nel quale spiegava le motivazioni ideologiche del delitto. Il documento, insieme a diversi post sui suoi social, rappresentava un attacco diretto al sistema capitalistico, accusando in particolare le assicurazioni sanitarie di abbandonare i pazienti più vulnerabili. Tra i suoi riferimenti ideologici spiccano anche citazioni di Ted Kaczynski, noto come “Unabomber”, che aveva scatenato la sua rabbia antisistema attraverso una serie di attentati, causando tre morti e 23 feriti. Mangione, come dimostrano i messaggi trovati sui suoi profili online, sembrava condividere una visione di protesta estrema contro un sistema che percepiva come corrotto e oppressivo.
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