Il secondo round dei colloqui in Bielorussia
Chi è Vladimir Medinsky, il falco di Putin ai negoziati tra Russia e Ucraina sulla guerra
Riprenderanno, per un secondo round, alle 15:00 locali (le 13:00 italiane) i negoziati tra Russia e Ucraina nella regione di Brest in Bielorussia. A farlo sapere il capo negoziatore di Mosca Vladimir Medinsky. “Abbiamo trovato alcuni punti su cui è possibile trovare un terreno comune”, aveva commentato dopo il primo round dei negoziati che si era tenuto lunedì scorso a Gomel, nei pressi del fiume Pripyat. Le condizioni poste dalla Russia: “smilitarizzazione e denazificazione” dell’Ucraina, status neutrale di Kiev, riconoscimento internazionale della Crimea come territorio russo – occupata nel 2014 da Mosca. Quelle dell’Ucraina: ritiro completo delle truppe russe e fine delle operazioni militari.
Medinsky, classe 1970, è nato a Smila, città oggi in Ucraina. È stato ministro della Cultura in Russia dal maggio 2012 al gennaio 2020, capo della Società storica militare e consigliere presidenziale su storia e memoria. È considerato tra i promotori, nell’élite russa, dell’utilizzo della storia come propaganda. “Lo Stato moderno che chiamiamo Ucraina è un fantasma storico modellato da specifiche decisioni tattiche di politici specifici in circostanze specifiche”, aveva detto due giorni prima dell’invasione russa. Lunedì 21 febbraio, in un discorso in diretta televisiva, Putin aveva annunciato il riconoscimento delle autoproclamate e sedicenti repubbliche del Donbass – dal 2014 comunque sostenute dalla Russia nonostante il diniego di Mosca – in cui aveva di fatto negato l’indipendenza.
Il primo round dei colloqui era durato quasi sei ore. Oltre a Medinsky erano presenti anche il viceministro della Difesa Aleksander Fomin, già responsabile del dipartimento che cura i rapporti con le ex repubbliche sovietiche; il presidente della commissione Esteri della Duma, Leonid Slutsky, il vice ministro degli Esteri, Andrei Rudenko, e l’ambasciatore russo in Bielorussia Boris Gryzlov, che guida la rappresentanza russa nel Gruppo di contatto per la pace in Donbass. Per l’Ucraina il capo delegazione era invece il ministro della Difesa, fedelissimo del presidente Volodymyr Zelensky, Oleksii Reznikov; il presidente della partito di Zelensky “Servo del popolo”, David Arakhamia; il consigliere presidenziale e di fatto suo portavoce Mikhail Podolyak; il vice ministro degli Esteri, Mykola Tochitsky; il primo vice capo del gruppo di contatto trilaterale (tra Russia, Ucraina e Osce) per un cessate il fuoco nel Donbass, Andriy Kostin e il deputato eletto a Kiev Rustem Umerov.
Medinsky, citato da Interfax, avrebbe aperto all’ipotesi di un cessate il fuoco. Sul tavolo restano gli aspetti tecnico-militari, umanitari e politici della crisi Russia-Ucraina. Sarà difficile trovare un punto d’incontro a queste condizioni, ha commentato il consigliere presidenziale russo Olexiy Arestovych ai microfoni di Suspilne Tv. “Penso che le cose resteranno allo stesso modo, niente cambierà. Noi resteremo sulla nostra posizione”.
Medinsky è al centro di un caso esploso sull’Università Ca’ Foscari di Venezia: il negoziatore di Putin è infatti membro onorario del suo corpo accademico dal 2014, quando aveva ricevuto l’Honorary Fellowship dall’ateneo, tradotto: professore onorario. L’onorificenza gli era stata portata a Mosca dalla professoressa Silvia Burini, a capo dello Csar (Centro Studi sulle Arti della Russia), perché docenti e studenti si erano opposti all’iniziativa. La Russia aveva già annesso la Crimea dopo le proteste di Euromaidan. L’onorificenza non è stata ritirata. Medinsky è stato anche accusato di plagio per la sua tesi di dottorato e per alcuni suoi testi precedenti.
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