Andreij, bimbo ucraino di cinque anni, appena arrivato a Caserta con altri quindici profughi in fuga dal Paese in guerra, invaso dalla Russia, ha chiesto: “Ma qui c’è la cantina se arrivano le bombe?”. È nelle cantine e nei rifugi sotterranei che continua, e che si salva la vita dei civili. È negli anfratti, nelle viscere delle città che trovano riparo gli ucraini che non sono riusciti o non vogliono proprio partire, lasciare il Paese come i circa 836mila profughi in uscita secondo i dati delle Nazioni Unite. E lì passano i giorni, si nasce, si gioca, si legge, ci si dispera, si aspetta.

Rifugi o stazioni delle metropolitane fa lo stesso. Migliaia di persone vi si sono accampate. A poche ore dall’annuncio dell’invasione dell’Ucraina da parte del Presidente russo Vladimir Putin almeno sei bambini sono nati nel giro di appena tre giorni. Il 25 febbraio nel rifugio dell’ospedale di Kherson sono nati due gemelli, ripresi negli scatti del fotografo di Associated Press Emilio Morenatti. Il 26 febbraio, durante un allarme aereo, è nata una bimba a Kolomyia.

Lo scorso fine settimana l’ospedale pediatrico Okhmadet, nel centro di Kiev – dove arrivano pazienti da tutta l’Ucraina -, ha trasferito tutti i pazienti negli scantinati. Il chirurgo Oleh ha raccontato ad Ap che il primo paziente che ha dovuto operare dopo l’invasione è stato un bambino di sei anni ferito al collo. Ha fatto il giro del mondo la fotografia di Mia, nata in un rifugio antiaereo a Kiev – la sua storia aveva ricordato quella della 26enne Soman Noori che aveva dato alla luce sua figlia su un volo in fuga da Kabul, lo scorso agosto, dopo il ritorno al potere dei talebani in Afghanistan. Storie riprese e citate in tutto il mondo con i toni della speranza: una luce nel buio della guerra.

“I nostri medici sono incredibilmente orgogliosi! Nessun ospedale ha chiuso, tutti lavorano e forniscono assistenza medica. Nessuno aveva paura e tutti guardiamo coraggiosamente negli occhi del nemico. Siamo sulla nostra terra! Proteggiamo le nostre famiglie. Ognuno è al suo posto come meglio può”, aveva dichiarato il ministro della sanità ucraino, Viktor Lyashko al canale telegram Ukrain Now che ha diffuso la notizia. “È un segno che la vita va avanti e noi non ci arrendiamo. Crediamo che molto presto si ritroveranno in case calde e non si addormenteranno al suono di sirene, esplosioni o spari”, ha commentato invece con emozione la collega ucraina Kateryna Zasukha.

Il problema più grande riguarda per i pazienti attaccati a macchinari che non possono essere spostati. Secondo l’alto commissario per i diritti umani delle Nazioni Unite, Michelle Bachelet, a lunedì le vittime civili nel conflitto erano 102, 304 i feriti da giovedì. Cifre probabilmente ampiamente sottostimate. Non sono esclusi dalla guerra i più piccoli: solo due giorni fa il Presidente Volodymyr Zelensky aveva detto di 16 bambini rimasti vittime del conflitto scatenato dall’invasione russa. Uccisi dalle bombe o in azioni militari.

 

Avatar photo

Giornalista. Ha studiato Scienze della Comunicazione. Specializzazione in editoria. Scrive principalmente di cronaca, spettacoli e sport occasionalmente. Appassionato di televisione e teatro.