L'editoriale
Come opporsi con pacatezza alla faziosità, ripartire dal club degli Apoti di Prezzolini
Tanti anni fa, quando il fascismo stava conquistando il potere armi alla mano, Giuseppe Prezzolini fondò un circolo chiamato degli Apoti, cioè di coloro che non “bevevano” le mistificazioni dominanti.
Recentemente, nel corso di un talk show televisivo, una giovane professoressa che insegna alla Sapienza ha definito Prezzolini un “sanguinario”. Evidentemente la crisi dell’Università italiana è molto profonda. Oggi non c’è nulla di simile a ciò che avvenne in quegli anni, ma c’è la necessità di riformare un analogo club degli Apoti che contrasti la faziosità e il settarismo, e che faccia analisi pacate.
Concentro la nostra attenzione su due questioni assai importanti. In primo luogo, a proposito della autonomia differenziata, credo che la Corte Costituzionale va ringraziata per molteplici ragioni. In primo luogo devono ringraziarla tutti gli italiani per aver evitato una pericolosa disarticolazione dello Stato, quale sarebbe stata quella derivante dalla legge Calderoli. Paradossalmente, però, a ringraziare la Corte deve essere anche il centrodestra. Infatti, alla luce delle sette proposte di modifica richieste dalla Corte, la legge Calderoli viene rivoltata come un calzino, per cui è giuridicamente sostenibile la tesi che non si deve fare il referendum. Infatti, qualora esso si facesse, il centro destra lo avrebbe affrontato senza il concorso di una larga parte della sua area meridionale, il presidente Occhiuto è stato molto eloquente. Nel contempo a sinistra il campo largo si sarebbe coagulato in modo automatico senza bisogno di intese politiche.
Meloni e Tajani e il grazie alla Corte Costituzionale
Ma le cose non si fermano qui. Certo i tempi non sono immediati ma il centrodestra avrebbe corso analogo rischio per le elezioni politiche, dove per comporre il campo largo non sono finora riusciti la Schlein, Conte, per non parlare di Renzi e Calenda, ci sarebbe riuscito Calderoli. Si sarebbero incrociate due tendenze: quella per sommatoria che avrebbe caratterizzato il centrosinistra e quella per sottrazione che avrebbe ridimensionato il centrodestra. Quindi, specialmente Giorgia Meloni e Antonio Tajani, devono ringraziare il ruolo provvidenziale svolto dalla Corte Costituzionale e adesso hanno tutto il tempo per riflettere: i sette punti della Corte sono la sostanza di un provvedimento (che solo cambiandoli) non viene dichiarato anti costituzionale.
Ciò detto vale la pena prendere in considerazione un’altra questione assai delicata perché riguarda l’ordine pubblico, il comportamento dei manifestanti e il rispetto dovuto alle forze dell’ordine. Anche in questo caso non vogliamo sottacere alcuni aspetti assai delicati della questione. Quando alcuni mesi fa il presidente Mattarella ha stigmatizzato l’uso dei manganelli contro studenti che manifestavano a Pisa in modo vivace ma pacifico, ha colto un aspetto della questione. Il fatto è che in alcune piazze italiane nei giorni passati è avvenuto esattamente l’opposto.
Il mucchio selvaggio contro la polizia
A Bologna, a Torino, a Milano, a Roma – almeno nelle intenzioni – sono stati i manifestanti, cioè una sorta di mucchio selvaggio costituito da studenti estremizzati, centri sociali e gruppi di palestinesi, ad aggredire le forze dell’ordine che hanno avuto anche più di 30 feriti. Le cose in questo periodo non si sono fermate qui. Tutti ricordano che una serie di assemblee o riunioni, con protagonisti personaggi di notevole rilievo (Mario Molinari, Daniele Capezzone, David Parenzo, le ministre Bernini e Roccella in assemblea su Israele alla università di Milano), sono state bloccate e impedite per l’intervento di gruppi che non possiamo non definire di stampo squadrista, ma con un orientamento di estrema sinistra.
Ancora peggio è quello che è avvenuto in occasione del 25 Aprile, quando per responsabilità dell’Anpi sono stati inseriti i gruppi palestinesi che hanno aggredito in modo sistematico i superstiti della brigata ebraica e gli appartenenti alla comunità degli ebrei. L’operazione fatta dall’Anpi è ancor più inaccettabile perché tutti sanno che la presenza dei palestinesi è del tutto indebita visto che i loro avi erano schierati con i nazisti e il Mufti di Gerusalemme lì passava in rivista.
Mi auguro che tutto ciò non pesi su una manifestazione di grandissimo rilievo qual è quella che si svolgerà il 29 di Novembre in seguito allo sciopero generale indetto dalla Cgil e dalla Uil. Questo sciopero è stato caratterizzato da uno slogan lanciato dal segretario della Cgil Landini che ha parlato di “rivolta sociale”, espressione avventurista che può consentire l’inserimento in una manifestazione così seria e rilevante anche di gruppi estremisti. Nel passato, nessun segretario generale della Cgil (Di Vittorio, Novella, Lama, Trentin, Cofferati, Camusso) ha mai usato una espressione del genere. Rispetto a tutto ciò, nel migliore dei casi, la voce di alcune delle forze politiche della sinistra è stata flebile, in altri casi invece c’è stato un inquietante giustificazionismo. Mi fermo qui. Mi auguro che questa oggettiva ricostruzione di ciò che è avvenuto in questa parte del 2024 non trovi ripetizioni o addirittura accentuazioni di qui a dicembre.
Per concludere non posso fare a meno, certamente anche a causa della storia personale di chi scrive, di sentire la mancanza di una posizione di stampo riformista e garantista che sia netta e chiara su tutti i temi che stanno sul campo, compresi quelli riguardanti la difesa dell’Occidente e una politica economica che punti alla crescita. Nel passato questo ruolo era svolto dalla opposizione socialista, più recentemente un ruolo positivo è stato svolto per un verso dalla Meloni come premier, da Forza Italia, dalla componente riformista del Pd e dal cosiddetto Terzo Polo purtroppo disgregatosi più per ragioni personali che politiche.
Su questo vuoto ritengo che il Riformista abbia molto da dire, non solo in nome della sua storia e del suo passato, ma anche con una iniziativa rivolta al futuro.
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