“Ho cercato Conte, ci siamo parlati in mattinata. Ci risentiremo domani, abbiamo iniziato a chiarirci”. Le parole del premier provano a spegnere le polemiche. Se Mario Draghi si sia davvero lamentato di Giuseppe Conte al telefono con Beppe Grillo, non lo sapremo mai. Sappiamo che Grillo lo ha detto, che Domenico De Masi lo ha confermato. E che le smentite ufficiali, su queste indiscrezioni, valgono solo a ribadirle. E se era ben noto il fatto che a Draghi il suo maldestro predecessore non fosse mai andato a genio, adesso sappiamo come abbia manifestato anche palesemente quell’insofferenza. Che nasce proprio dall’attrito con cui avvenne l’ingresso a Palazzo Chigi dell’incumbent che ha sollevato Conte dalla sua poltrona e il Paese dalla crisi in cui stava precipitando. Il passaggio della campanella fu gelido, tra i due.

Appena insediato, a inizio maggio dell’anno scorso, Draghi rimosse il generale Gennaro Vecchione dal Dis, che dirigeva. Mettendo al suo posto – dopo averlo concordato con Luigi Di Maio – Elisabetta Belloni. Conte si precipitò nell’ufficio del Presidente del consiglio come una furia, impegnandolo in un irrituale faccia a faccia: l’amicizia e la correlazione tra Conte e Vecchione puntava a farne la sua quinta colonna a Palazzo; vederlo rimosso in fretta e furia fu per Conte una coltellata. Il foglio di via dalle stanze del governo. Tanto più che il prefetto Franco Gabrielli, sottosegretario con delega ai servizi, gli aveva garantito la sua fiducia. Dal maggio dell’anno scorso Conte ha iniziato a meditare la sua vendetta. E ha provato – ci rivela una fonte interna all’ex M5S – a rovesciare le sorti del governo con il promoveatur ut amoveatur di Elisabetta Belloni, all’ombra delle manovre per l’elezione del Presidente della Repubblica.

Conte e Di Maio sono su fronti opposti dai giorni convulsi del Quirinale”, ci dice il senatore Vincenzo Presutto, transitato con il titolare della Farnesina in IpF. “Conte ci deve ancora spiegare perché ha iniziato a battere sul tasto di Frattini la mattina e in serata di Belloni, senza averne prima informato nessuno di noi nei gruppi parlamentari e cogliendo di sorpresa lo stesso Di Maio, in virtù di una intesa con la Lega che puntava a cambiare gli assetti del Colle e di palazzo Chigi”, dettaglia l’economista Presutto, in commissione bilancio a Palazzo Madama. Conte è sospettato dagli scissionisti di aver coltivato nel tempo una intesa sottobanco con Salvini. Risalente a un patto per Frattini e Belloni al Quirinale e rafforzato poi nelle more della posizione morbida verso la Russia di Putin. Tanto che oggi c’è chi vede nell’agguato che Salvini tende al governo sullo Ius Scholae, una breccia in cui Conte può inserirsi per consumare quella vendetta su Draghi che progetta da tempo. In questa chiave, Insieme per il Futuro sarebbe stata pensata per mettere in sicurezza il governo, al riparo da qualunque ricatto. Forte di sessanta parlamentari, fa da scudo alle eventuali intemperanze dei contiani. Che intanto si agitano: Il Fatto di Travaglio cerca il casus belli. E getta benzina sul fuoco delle telefonate Draghi-Grillo.

“Sarebbero molto gravi, se fosse vero”, appunta con formula dubitativa il ministro delle politiche agricole, Stefano Patuanelli. Che è lealista con Conte fino a nuovi sviluppi. Parte un’asta delle dichiarazioni, vince chi offre di più. “Siamo sotto attacco. Draghi spieghi agli italiani le sue vere intenzioni!”, grida su Facebook il deputato contiano Leonardo Donno. “Un serio campanello d’allarme per il sistema democratico”, l’iperbole della senatrice Rosa Silvana Abate, del gruppo Alternativa C’è. Dice la sua anche Pierluigi Bersani, che quando si tratta di Conte si sente chiamato in causa: “La tenuta della maggioranza parte dal rispetto”. Quello per le istituzioni è merce rara. Grillo sembra prendere in giro tutti, a turno. Inclusi i suoi, che lo capiscono sempre meno. Il comico termina la sua due giorni romana lasciando tutti con l’amaro in bocca. Non cede sul tetto dei due mandati. Apre solo a una deroga da votare online dagli iscritti per le candidature negli enti locali – un lodo ad hoc per consentire a Cancelleri di partecipare alle primarie in Sicilia – e dopo aver fatto saltare l’incontro con la delegazione M5S al governo, torna a chiudersi in un faccia a faccia con Conte, che avrebbe trovato su tutte le furie. Chissà se ricorderanno che proprio un anno fa Grillo dipingeva così l’ex premier: “Conte non ha visione politica, né capacità manageriali, non ha esperienza di organizzazioni, né capacità di innovazione”. Glielo ha ricordato ieri anche il vicepresidente della Camera, Ettore Rosato, IV. Se il fondatore del Movimento epitetava così il suo leader, forse il problema non è nel giudizio di Draghi.

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Ph.D. in Dottrine politiche, ha iniziato a scrivere per il Riformista nel 2003. Scrive di attualità e politica con interviste e inchieste.