Il monito di Papa Francesco
Cure palliative, bisogna prendersi cura di chi non puó guarire
Le Cure Palliative insegnano che ogni singola persona ha un valore unico e a ogni singola realtà occorre applicare le migliori capacità di cura. A livello europeo la seconda causa di morte dopo gli incidenti, sono le malattie neoplastiche; aiutiamoci per rispondere al meglio delle nostre capacità anche in questa direzione. Forse sorprenderà sapere che anche per gli adolescenti l’attenzione alla dimensione spirituale, così come viene intesa a livello scientifico, assume un ruolo non secondario. Gli ultimi studi a questo riguardo, non solo in Italia, pongono in evidenza quanto sia necessario accompagnare gli adolescenti non trascurando le questioni di ordine spirituale.
La Chiesa è solidale e si offre come possibile interlocutore in grado di sostenere anche da questo punto prospettico. Diversi sono i corsi di formazione che, in ambito clinico pastorale, a livello universitario, sono posti in essere sul territorio nazionale. L’aiuto che viene offerto nel ricercare un senso alla propria o altrui vita, diviene aspetto significativo per le persone ammalate. Proprio tale dimensione è richiamata dalla Joint Commission on Accreditation of Healthcare Organizations.
A questo riguardo segnalo sin d’ora una iniziativa che si terrà a Milano il prossimo 25 marzo presso l’Università Statale di Milano organizzato insieme al Dipartimento di Cure Palliative dell’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano e la Pontificia Accademia per la Vita, dove saranno presenti alcuni Rettori impegnati a sostenere e promuovere questo ambito strategico della cura. Verrà espresso un impegno concreto, da parte dei Rettori, affinché questa volontà possa trasformarsi in un adeguato insegnamento universitario, magari con una Cattedra Universitaria in Cure Palliative, come concreta risposta ad una domanda che sale da tanti malati e loro famigliari. Così pure dobbiamo augurarci un’attenzione nuova e una sensibilità più attenta nel mondo culturale e nei media, perché questo ben-agire abbia ricadute positive sull’intera nostra società civile in termini di attenzione e riscoperta della nostra comune umanità.
I dati della letteratura scientifica ci aiutano a capire meglio che avvicinandosi il momento del passaggio della morte, nelle fasi terminali, aumentano i costi per interventi non necessari o non opportuni. Aumentano i ricoveri nei Pronto Soccorsi, nelle Terapie Intensive, talvolta utilizzo di Radioterapie e Chemioterapie non palliative, con esborso notevole da parte del Sistema Sanitario Nazionale. Aumentano i contenziosi, spesso a causa della scarsa disponibilità di tempo per un ascolto adeguato, e conseguentemente cresce la spesa sanitaria anche a causa della Medicina difensiva.
I dati del Ministero ci dicono di una spesa per la Medicina difensiva del 10,5% del totale della spesa sanitaria, con aumento dei contenziosi legali. Per contro, laddove si riesce a dare spazio al dialogo con i pazienti e i familiari, nell’ambito dell’équipe di cura, si registra una riduzione di queste spese e un miglior adattamento alle condizioni di malattia e fatica che attraversano quanti sono coinvolti nel percorso di cura. Solo che assai frequentemente durante le cure “ordinarie” non c’è tempo o ve n’è poco per poter ascoltare!
Le Cure Palliative riconoscono l’importanza di porre al centro proprio il fattore della comunicazione quale elemento di cura, così come ricorda il Codice di Deontologia Medica. Nel testo del 2014 all’articolo 20 nella “Relazione di cura” afferma: «Il medico nella relazione persegue l’alleanza di cura fondata sulla reciproca fiducia e sul mutuo rispetto dei valori e dei diritti e su un’informazione comprensibile e completa, considerando il tempo della comunicazione quale tempo di cura».
Sulla base di queste semplici indicazioni la conseguenza immediata è la necessità di integrare concretamente lo stile delle Cure Palliative all’interno degli ordinari percorsi di cura in un dialogo costruttivo con tutti gli operatori che entrano in gioco: medici, infermieri, psicologi, assistenti sociali, fisioterapisti.
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