I dati
De Micheli dà i numeri sui trasporti, ma sono sbagliati
«Dopo la terza ondata potremmo mandare i nostri ragazzi a scuola all’estero, ovviamente sui mezzi pubblici locali».
Quando ho letto le dichiarazioni della ministra De Micheli sono rimasto basito. Raramente capita di vedere una persona sconfessare la logica, il buon senso, i fatti oggettivi e financo se stessa in un’unica intervista (La Repubblica) .
Veniamo ai fatti. La ministra ci dice che «non esiste uno studio che dimostri che i trasporti siano la causa principale della crescita della curva». Facciamo che è una delle principali e la chiudiamo qui? Il fatto è che non esiste uno studio perché non esistono dati su cui farlo. Il trasporto pubblico locale (Tpl) è probabilmente l’unica attività di massa sprovvista di tracciamento!
Al contrario di molte attività chiuse dai vari dpcm che tracciavano, distanziavano e fornivano dati. Tra queste c’è anche la scuola. Ed è per questo che abbiamo suggerito (da marzo) di affiancare il trasporto pubblico con le nostre flotte (peraltro ferme da 10 mesi e ristorate con meno di uno) con prenotazioni e il relativo tracciamento. Se 50 persone si muovono da comuni limitrofi per recarsi a Milano o Roma non hanno bisogno di un altro bus di linea, hanno bisogno di mezzi dedicati che li prendano e li riportino. A meno che il problema non sia il timore che queste persone poi si abituino ad un servizio più sicuro ed efficiente e perfino più economico! Ma c’è dell’altro.
La ministra, forse per spiegare quale sia secondo lei il motivo per cui non si possano utilizzare i bus turistici in città, si sofferma sulle caratteristiche dei veicoli di noleggio con conducente. «Parliamo di pullman privati, a noleggio» spiega la ministra. «Da sette e nove metri. Dodici per l’extraurbano». Niente di più impreciso. Le misure sono errate, avendo noi, come il Tpl, mezzi sia più piccoli che più grandi. Senza dire che in città e persino nei centri storici circolano anche jumbo bus e tram (di circa 18 metri). Ma non sarà che la ministra pensa a scuole aperte anche il sabato e la domenica per utilizzare ulteriormente i mezzi di cui già si dispone? Veramente vogliamo arrivare fino a lì pur di difendere il fortino dell’attuale Tpl?
Tra l’altro, la stessa De Micheli aveva annunciato un nuovo tavolo per «riformare quel settore». Che ne è stato? Non funziona più? Dopo la prima riunione hanno scoperto che i problemi sono miracolosamente evaporati? Ci piacerebbe saperlo, ma noi a quel tavolo non siamo stati invitati. Devo chiedermelo perché è una delle incongruità tra le varie dichiarazioni rilasciate negli ultimi mesi. Se disponessimo di qualche dato in più potremmo capire meglio. Fino a un mese fa i mezzi aggiuntivi erano 1600, poi saliti a 2000. Ora che siamo in secondo lockdown la ministra ci dice che sono diventati 10000… Siccome, e lo dico da addetto ai lavori, questi veicoli non li vediamo, ci può dire in quali regioni sono impiegati, in che numero e per fare cosa?
Non vorrei che la ministra sommasse pere con mele e includesse nel calcolo anche i bus extraurbani che ora sono fermi anche se pagati come se stessero circolando. La verità, invece, è che ci sono circa 50000 tra bus turistici e mezzi Nccche potrebbero essere utilizzati per fronteggiare l’epidemia e che non sono impiegati affatto. Basterebbe utilizzarne la metà e avremmo risolto da tempo tutti i problemi. Su un concetto sono d’accordo: bisogna avere il coraggio di abbattere qualche tabù. Solo che non penso che il tabù da abbattere sia quello di aprire le scuole la domenica, sconvolgendo ulteriormente la vita di milioni di famiglie. Tutto questo se la priorità è evitare gli effetti della terza ondata…se invece li diamo già come ineluttabile per non scalfire (whatever it takes) gli interessi consolidati nel settore (un affare da oltre 10 miliardi l’anno)… allora mi sembra che siamo sulla strada giusta. Noi per parte nostra, continuiamo a essere disponibili per dare il nostro contributo e fornire soluzioni efficaci, anche di domenica.
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