Il numero dei contagiati schizza alle stelle e il governatore Vincenzo De Luca ha chiuso le scuole: didattica a distanza fino al 30 ottobre. Bambini e ragazzi resteranno a casa. Nel frattempo, però, le famiglie non ci stanno e a Napoli un gruppo di genitori è sceso in strada per protestare contro la decisione di Palazzo Santa Lucia. Anche gli insegnanti hanno alzato la voce. «La scuola è una priorità, non può essere la prima cosa sacrificabile – dice una maestra elementare – I dati sui contagi in classe non sono così preoccupanti. E poi la scuola è un presidio di buona educazione: lì si insegna ai bambini a lavare le mani, rispettare il distanziamento e seguire le regole. Tutto in sicurezza». Poi c’è chi è preoccupato per le sorti delle zone più a rischio: «L’unico posto sicuro è la scuola – spiega un’educatrice – Cosa faranno ora i bambini a rischio dispersione scolastica? Saranno preda della strada, invece di stare in un luogo sicuro?».

Si potevano prevedere i contagi negli istituti? Forse sì, fatto sta che ora cambieranno di nuovo le abitudini di ragazzi e adulti, non senza conseguenze negative. «Inevitabilmente la chiusura delle scuole dopo quella dei mesi trascorsi – osserva Nicola Di Muzio, preside dell’istituto comprensivo Sant’Agata di Portici – avrà effetti negativi sull’apprendimento degli studenti. A settembre avevamo cercato di recuperare il tempo perso durante il lockdown integrando i programmi scolastici, ma gli sforzi sono stati vanificati». È vero che c’è la didattica a distanza, ma non sostituisce le lezioni in presenza e soprattutto non è così scontato che tutti vi abbiano accesso allo stesso modo.

«Indubbiamente adesso siamo più preparati per svolgere le lezioni online rispetto alla prima chiusura che ci prese alla sprovvista – sottolinea Di Muzio – Ma tutto questo non sostituisce la lezione in presenza, il rapporto tra compagni di classe e la facilità con cui bambini e ragazzi apprendono le nozioni spiegate dai docenti. Perciò questi giorni di chiusura delle scuole dovranno essere poi recuperati. Senza dimenticare che non tutti hanno le stesse possibilità e gli stessi strumenti tecnologici a disposizione». Sì, perché tra connessioni che saltano, distrazioni, pc a rilento, immaginiamo quali difficoltà incontreranno famiglie e docenti, non solo dal punto di vista didattico. «Preoccupa il lato emotivo – dice Di Muzio – Perciò ho attivato uno sportello per supportare per genitori e ragazzi, con l’aiuto di psicologi, in questo momento di difficoltà».

Avatar photo

Giornalista napoletana, classe 1992. Vive tra Napoli e Roma, si occupa di politica e giustizia con lo sguardo di chi crede che il garantismo sia il principio principe.