Ma Conte blocca l'ipotesi lockdown
Coprifuoco e didattica a distanza, il governo verso una nuova stretta: vertice di maggioranza sabato mattina
Da una parte un premier che in pubblico rimarca la volontà del governo di non imporre un lockdown nazionale, che critica le misure drastiche (concesse però grazie all’ultimo Dpcm) prese dal presidente dellla Regione Campania De Luca che ha ‘chiuso’ fino al 30 ottobre scuola primaria, secondaria e università, dall’altra i “retroscena” che vedono l’esecutivo discutere animatamente su un possibile coprifuoco dalle 22 di sera con didattica a distanza nelle scuole superiori.
È questo il doppio volto di Giuseppe Conte e del suo esecutivo. Il presidente del Consiglio da Bruxelles e con i social network ha ribadito il suo appello agli italiani a rispettare le disposizioni, “seguiamo le raccomandazioni, facciamo del bene al nostro Paese”, ma nel governo e nella maggioranza si amplia il fronte di chi chiede misure più drastiche per fermare il dilagare di contagi, arrivato giovedì a sfiorare quota 9mila.
NO AL LOCKDOWN -Da una parte quindi c’è Conte, che ha ribadito alle forze di maggioranza la sua contrarietà ad un lockdown generale e all’ipotesi formulata dal virologo Andrea Crisanti di un mini-lockdown di due-tre settimane per fare una sorta di “reset” nel periodo natalizio, chiedendo agli alleati di aspettare almeno un paio di settimane per vedere gli effetti delle ultime misure prese col Dpcm.
IPOTESI COPRIFUOCO – Lo stesso Conte che però, secondo il Corriere della Sera, sarebbe più disponibile a valutare un coprifuoco sulla falsariga di quello adottato nella vicina Francia di Macron: in programma ci sarebbe già un consiglio dei ministri per far abbassare le saracinesche a bar, locali e ristoranti entro le 22.
Una conferma in tal senso arriva dal Comitato Tecnico Scientifico, che avrebbe chiesto al governo “alla luce dei nuovi dati emersi e della nuova fase” misure “più stringenti per far fronte al progressivo aumento dei contagi”. La richiesta è che si giunga a provvedimenti più restrittivi in tempi rapidi che superino l’attuale Dpcm, anche in vista del weekend, con la proposta di un coprifuoco sul modello francese e della didattica a distanza almeno per le scuole superiori.
VERTICE SABATO MATTINA– Che la situazione stia andando verso una nuova stretta la confermano le parole di Dario Franceschini, ministro per i Beni Culturali. Il capodelegazione del Pd al governo ha chiesto al presidente Giuseppe Conte, impegnato a Bruxelles per il Consiglio europeo, un vertice urgente di maggioranza dedicato proprio alle nuove misure nazionale da prendere per contenere il contagio. “Ho chiesto ieri al presidente Conte una riunione per decidere senza indugio nuove misure nazionali per contenere il contagio, ovviamente d’intesa con le Regioni”, ha detto il ministro.
La riunione d’urgenza della maggioranza di governo tra Conte e capi delegazioni dei partiti e ministri competenti si svolgerà non questa sera come chiesto dal Pd, ma domani mattina alle 10.
La chiave per Speranza è “un coordinamento costante, ci sentiamo con i capi delegazione, con i presidenti delle Regioni”. Rivolgendosi a Stefano Bonaccini, governatore dell’Emilia Romagna con lui a Fiorenzuola, Speranza ha spiegato che con lui si sente “due volte al giorno. Mi sento personalmente con tanti presidenti di Regione, e c’è un lavoro continuo costante, come è giusto che sia” tra governo, Regioni, scienziati e tecnici. “La chiave è la collaborazione tra tutti. E dobbiamo fino in fondo continuare su questa strada”, ha esortato Speranza.
IL FRONTE SCUOLA – L’altro tema di scontro è la scuola, dopo la scelta della Campania di chiudere gli istituti fino al 30 ottobre. La ministra delll’Istruzione Lucia Azzolina già ieri sera ha fortemente criticato la scelta del governatore campano, resa possibile dal Dpcm dello stesso premier Conte, ma in soccorso di De Luca è arrivato il Pd e il presidente della Conferenza delle Regioni Stefano Bonaccini. Proprio i Democratici hanno proposto di arrivare al 50% di didattica digitale alle superiori, alternando casa e scuola, punto sul quale c’è invece l’accordo con la Azzolina sulla necessità di estendere lo smart working.
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