In una fase ancora critica della pandemia, le scuole cercano di risolvere le numerose difficoltà causate dallo stato di emergenza come possono, ma le cronache raccontano quotidianamente di una situazione di caos generalizzato, tra problemi strutturali, logistici e mancanza di personale. Ad aggiungersi alla cospicua lista delle difficoltà, l’assenza che molti istituti lamentano di una figura cruciale, quella del Dsga, vale a dire del Direttore dei Servizi Generali e Amministrativi delle istituzioni Scolastiche. Molte scuole rimangono ad oggi sguarnite di queste figure, nonostante un concorso portato a termine, non senza difficoltà, negli ultimi mesi, i cui ritardi e restrizioni non garantiranno tuttavia assunzioni in tempi utili per l’anno scolastico in corso.

Il bando per il reclutamento di 2004 DSGA risale alla fine del 2018, e stabiliva che le graduatorie di merito sarebbero state composte da un numero di soggetti pari ai posti messi a concorso su base regionale, numero poi aumentato ad una quota pari al 20% dei medesimi, poi al 30% e infine al 50%. Molti dei candidati, dunque, pur avendo superato tutte le prove concorsuali (con un punteggio almeno pari o superiore a 21/30 per ciascuna prova) non saranno, considerate le soglie attuali, mai inseriti nelle graduatorie di merito, perdendo anche l’opportunità del riconoscimento della qualifica di idoneità, da cui consegue impossibilità di beneficiare di tale titolo in altre procedure concorsuali, tramite l’ attribuzione del relativo punteggio.

Il Direttore dei Servizi Generali e Amministrativi delle istituzioni Scolastiche , come ci racconta l’avvocato Benedetto Cerullo, “è una figura professionale fondamentale per il corretto funzionamento delle scuole, che dopo l’avvento dell’Autonomia si trovano, non meno di molte aziende, a dover fare i conti con bandi di gara, approvvigionamenti e numerosi procedimenti amministrativi che richiedono figure specifiche formate alla funzione”. Sebbene i posti vacanti, per questo profilo, siano superiori di oltre 1.500 unità ai posti messi a concorso, pari a 2.004, l’imposizione di soglie-limite “non solo danneggia i candidati che hanno investito tempo, studio e denaro per superare una lunga e complessa procedura concorsuale, ma anche la stessa pubblica amministrazione, essendo i posti vacanti ben 3378”, sottolinea Diego Diana, dottore in giurisprudenza, deluso e contrariato da una serie di decisioni politiche che nel complesso hanno scontentato tutti: le scuole, che non riusciranno a sopperire nell’anno scolastico in corso alle mancanze di organico e i partecipanti, che dopo mesi di preparazione – talvolta consolidata tramite costosi corsi di formazione – hanno subito prima il danno di non rientrare nelle soglie di idoneità nonostante il superamento del concorso, e poi la beffa di soglie rialzate, ma che continuano ad escludere numerosi vincitori dalle graduatorie, mai pubblicate per intero, perpetuando una disparità di trattamento e alimentando lo sconforto di molti giovani che avevano creduto all’illusione dei proclami politici di uno “svecchiamento della pubblica amministrazioni tramite l’immissione di forza lavoro giovane e altamente specializzata”.

“Pur avendo superato il concorso, non riconoscendoci nemmeno l’idoneità, ci equiparano de facto ai bocciati e impediscono in futuro di attingere da graduatorie preesistenti per sopperire anche alle future mancanze di organico, considerando anche la previsione di numerosi pensionamenti che si susseguiranno negli anni a venire”, fa notare Cerullo. La mobilitazione degli esclusi continua, e dopo una lettera indirizzata al Ministro Azzolina e firmata da numerosi parlamentari, l’obiettivo è adesso quello di garantire, nel più breve tempo possibile, le assunzioni al ruolo di DSGA di tutti coloro che hanno superato le prove concorsuali, favorendo così l’occupazione e contribuendo a promuovere un servizio più efficiente e moderno nelle scuole pubbliche italiane. Se non ci fossero ulteriori misure ministeriali, il fabbisogno di DSGA non sarà coperto per l’anno in corso, e si dovrà inevitabilmente ricorrere all’assunzione di dipendenti già in ruolo, ovvero di assistenti amministrativi, in larga parte non in possesso del titolo di studio prescritto per l’accesso al profilo.