Insegnanti, genitori e alunni in piazza contro la decisione di chiudere le scuole
“Io la didattica a distanza non la faccio: voglio stare con le mie maestre!”: la protesta contro De Luca
La sera è iniziato il tam tam nelle chat delle mamme con la ferale notizia: il governatore della Campania Vincenzo De Luca ha stabilito che dal 16 al 30 ottobre le scuole saranno chiuse. Le chat si sono fatte roventi e nel giro di poche ore tutto il mondo della scuola campana ha deciso di scendere in piazza per protestare contro una decisione “inaccettabile”. Così dalle 10 insegnanti, genitori e studenti di tutte le età si sono incontrati sotto la sede della Regione, Palazzo Santa Lucia. E sono intenzionati a non cedere di un millimetro finchè il Governatore non cambierà idea e tornerà sui suoi passi.
“Voglio ritornare a scuola con i miei amici, non mi piace stare tutte quelle ore davanti al computer. Sono triste senza gli amici”, ha detto una bambina delle elementari con in mano un cartello da lei disegnato con su scritto “voglio andare a scuola”. Tanti bambini come lei hanno affollato il piazzale di Palazzo Santa lucia tra disegni e bolle di sapone. “Mia figlia ha 2 anni, non sta capendo perfettamente cosa sta succedendo – racconta un papà – mi chiede continuamente quando potrà tornare a scuola. Già continuano a chiudere anche per le allerte meteo. Poi non ho capito: bar e ristoranti possono stare aperti e la scuola no? Perchè non produce reddito?”. “Vogliamo che i nostri figli vadano a scuola, non vogliamo gli ignoranti”, dice un altro papà in protesta con il figlio in braccio.
Le ragioni dei manifestanti sono tante e diverse. “La scuola è un apriorità non può essere la prima cosa sacrificabile – dice una maestra delle elementari – i dati della scuola non sono così preoccupanti. E poi la scuola è un presidio di buona educazione: insegniamo ai bambini a lavare le mani, a stare distanziati e a seguire le regole. Tutto in sicurezza”. Poi c’è chi è preoccupato per le sorti delle zone più a rischio: “L’unico posto sicuro è la scuola – dice un’educatrice – Cosa faranno ora i bambini a rischio dispersione scolastica? Staranno in mezzo alla strada invece di stare in un luogo sicuro?”.
“La scuola non può essere utilizzata a spauracchio di un sistema che fa acqua da tutte le parti – ha detto Barbara Pierro, presidente dell’associazione ‘Chi rom e…chi no” di Scampia – La scuola non è il virus ma semmai è il vaccino contro tutte le ingiustizie sociali perchè è capace di infondere cultura e di lavorare per la crescita di generazioni che devono avere gli strumenti per leggere il mondo. Altrimenti rischiamo davvero di avere un domani senza nessun elemento a favore di questi giovani e per sostenerli. Chiediamo che la scuola venga riaperta e con essa tutti i servizi educativi: questo significa sottrarre tanti giovani da un loro diritto fondamentale e nascondere la scuola gettando la città nel caos generale il sistema sanitario che non funziona, la questione delle infrastrutture e tutti i pezzi della città che sono in forte stato di malessere”.
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