Il futuro è andare vivere nei seminterrati e lavatoi, e in poi chissà, si tornerà nei rifugi. La strada viene tracciata dagli emendamenti al Decreto “Salva casa” presentati ieri dalla Lega. A metterci la faccia sul progetto è Matteo Salvini, che da vicepremier nel governo del “perdono” renderà effettiva la sanatoria sulle mini case.

E così via alle modifiche sulle soglie minime dei requisiti necessari per il rilascio dell’abitabilità. Se prima l’altezza delle abitazioni doveva essere 2,70 metri, ora si abbassa a 2,40 (a dir la verità già prevista per corridoi, bagni e ripostigli); se prima lo spazio minimo per una persona era quantificato in 28 metri quadri, in futuro ne basteranno 20, mentre per due persone si abbassa da 38 a 28. Ribaltato così il decreto ministeriale “Sanità”, risalente al 1975, quando sulle esigenze umani – secondo la Lega – si era fin troppo generosi. Per Salvini non è un condono, ma pensa di semplificare la vita agli italiani, o almeno a chi vanta il diritto di proprietà.

Da negozi a case

C’è poi il capitolo sui cambi di destinazione d’uso, in particolare per i locali che si trovano al piano terra. Potranno diventare case, ma i sindaci potranno comunque vincolarli al rispetto di condizioni specifiche. Per convertire basterà pagare, mentre le tolleranze costruttive saranno più larghe. Il certificato di agibilità arriverà con un solo bollino e cambierà così la verifica dei lavori da parte della PA. Riconoscere gli spazi più angusti come abitabili dovrebbe aumentare secondo Salvini l’offerta disponibile sul mercato degli affitti, portando ad una riduzione dei prezzi. Di fatto permetterà la locazione di spazi sempre meno dignitosi a cifre ingiustificate, soprattutto nelle grandi città, Milano in primis. E forse il soggiorno in tenda sperimentato dagli studenti del politecnico in occasione delle proteste per il caro affitti dei mesi scorsi, non è poi uno scenario così utopico.

Redazione

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