L’Italia è il paese delle cento città eppure non ha una politica urbana. L’Unione europea ha invece da tempo individuato nelle aree urbane i luoghi dove più intenso può essere l’impatto delle transizioni ecologica e digitale. E infatti l’impianto del Pnrr è influenzato dall’agenda urbana europea e vede un ruolo importante delle città come soggetti attuatori. In particolare, per i progetti di rigenerazione urbana erano previsti nel Piano circa 13 miliardi di euro di investimenti; dopo la revisione ne sono rimasti 9 ma la differenza sarà coperta da altre fonti.

Manca ancora una politica urbana ma perlomeno i Comuni possono riprendere il lavoro di cura delle città pubblica dopo anni di mancanza di risorse. Non a caso gli investimenti comunali sono raddoppiati tra il 2017 (8 miliardi di euro) e il 2023 (oltre 16 miliardi di euro). E sono ancora in crescita essendo sinora i Comuni “relativamente” più rapidi nell’aggiudicazione dei bandi. Possiamo quindi rimettere a fuoco la trasformazione delle città e farlo nei termini della rigenerazione urbana, evitando di far ricadere nei confini della locuzione ogni intervento edilizio sulla città esistente. Si tratta invece di quei progetti su porzioni di città che producono un “saldo zero” nel consumo di suolo; modificano aree critiche e degradate assegnando loro nuove funzioni, recuperando suoli corrotti o contaminati, riguadagnando alla città porzioni isolate del sistema urbano e luoghi socialmente segregati.

L’obiettivo è quello di accrescere la vivibilità e il valore a tutto il tessuto urbano sviluppandolo senza espanderne i confini. Non è un lavoro facile perché ha bisogno della trasformazione fisica della città (l’urbs con i suoi edifici, piazze e strade) e di innovazione sociale (la civitas come comunità urbana). Non è un lavoro facile perché la città è anche uno spazio dove si scontrano interessi spesso in conflitto: quelli dei costruttori e dei residenti, degli studenti e dei turisti, dei giovani e dei vecchi. Negli anni passati abbiamo conosciuto alcuni interventi urbani che hanno visto il prevalere degli interessi degli investitori privati anche per una mancanza di una capacità di investimento pubblico. Ma anche i progetti guidati dalle risorse pubbliche e capaci di mobilitare quelle private hanno bisogno di priorità negli obiettivi.

La rigenerazione urbana è una sfida per ordinare gli interessi sulla base del principio di uguaglianza applicato alla vita urbana. Permettere al più grande numero di persone di accedere ai beni della città: abitazioni convenienti, verde e parchi, mobilità, beni culturali, esercizi commerciali. Rimuovere, modificando lo spazio urbano esistente, le diseguaglianze che ostacolano la partecipazione alla vita urbana. Ecco perché la rigenerazione urbana è una complessa azione tecnica ed economica ma è innanzitutto una sfida politica.

Pierciro Galeone

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