L’unico che ha avuto il coraggio e l’onestà di riconoscerlo è stato Emanuele Macaluso, ormai tanti anni fa: i diritti della persona davanti alla giustizia, l’affermazione dello Stato di diritto, la protezione delle libertà dell’individuo esposto alla prepotenza del potere punitivo, sono tutte faccende tradizionalmente estranee alla cultura comunista di questo Paese. È la prevalenza di quella cultura – che persiste nonostante il cambio di nome, che si è insinuata sino a farsi genetica nelle fibre intime della società italiana, che si ripropone puntualmente quando si tratta di svolte notevoli in campo di giustizia -che ha prodotto lo scadimento civile cui oggi assistiamo e il prorompere impunito, ormai veramente irresistibile, dell’istanza autoritaria di certa magistratura.

Il bravo Caiazza, ieri, proprio su queste pagine, faceva appello a una improbabile dimostrazione di resipiscenza del partito che da quella cultura proviene, il Partito democratico, che il presidente dell’Unione delle Camere Penali chiama “ad una scelta netta” contro la riforma della prescrizione. Ma solo il fatto che si renda necessario un ravvedimento spiega assai bene come i rappresentanti di quella cultura spontaneamente si orientino, e spiega bene come essi naturalmente, meccanicamente, si determinino quando in gioco sono quelle faccende pressoché ininfluenti, immeritevoli di troppa cura e dopotutto transigibili: i diritti della persona a fronte dell’arbitrio pubblico. Non che si tratti di responsabilità esclusive, attenzione.

È vero infatti che gli italiani sono autonomamente e direi originariamente indisposti a reclamare la manutenzione dello Stato di diritto, e assistono inerti, quando non soddisfatti, a ogni esperimento rivolto a frantumarlo. Così come è vero che questo atteggiamento, e non da oggi, è condiviso senza troppe eccezioni dal resto di una classe politica imperdonabilmente dedicata a lasciar correre. Ma il disinteresse connaturato per i diritti del singolo a petto della violenza di Stato è una specialità di quella sinistra, la quale non a caso rigetta quelli che, come Macaluso, ad essa hanno appartenuto con il coraggio di denunciarne le colpe.