Continuano le proteste da parte degli imprenditori del mondo della ristorazione e dei bar. E parte anche la class action legale nei confronti del presidente della regione Campania il Governatore Vincenzo De Luca e di tutti i componenti dell’Unità di Crisi Regionale. In poche ore si contano più duecento imprenditori che hanno deciso di intraprendere per vie legali ricorso per i danni provocati alle loro attività dall’ultima ordinanza regionale che ha imposto alla Campania di essere zona arancione e non gialla fino al 23 dicembre. Un’ordinanza che per gli imprenditori è “priva di qualsiasi fondamento logico e scientifico che va nuovamente ad impoverire una classe imprenditoriale già martoriata e favorendo involontariamente il settore della distribuzione alimentare privo di alcuna limitazione”.

Intanto a Palazzo Santa Lucia si è svolta una riunione per il momento solo interlocutoria tra i rappresentanti di ristoratori titolari di pubblici esercizi di Napoli. La Regione, rappresentata dall’assessore alle attività produttive Antonio Marchiello e dal capi di Gabinetto del presidente De Luca si è detta indisponibile a ritirare o a modificare l’ordinanza del 19 dicembre che colloca la Campania in zona arancione. Ai ristoratori sono stati offerti “ristori” non quantificati e l’ assessore ha espresso disponibilità a “venire incontro alla categoria”. Per questo motivo il blocco stradale a piazza Vittoria sospeso nel pomeriggio e la protesta potrebbero riprendere domani.

“Non so che cosa potrà succedere – ha detto Antonino della Notte, presidente di Aiscat e ristoratore del lungomare – finora abbiamo mediato, ma la Regione ha messo sotto i piedi la nostra dignità ed im presidente De Luca avrebbe dovuto confrontarsi con noi”. La riunione si è svolta in videoconferenza. Presenti il presidente della Camera di Commercio di Napoli, Ciro Fiola ed i suoi colleghi di Salerno, Caserta ed Avellino. Fiola ha dato disponibilità a contribuire al sostegno delle imprese di ristorazione.

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Ma la rabbia dei ristoratori che si sono visti svanire la spesa natalizia nel nulla è tanta. “Dalla speranza di un breve ritorno alla ‘normalità’, alla beffa più totale in meno di 24 ore – dicono gli imprenditori – Il desiderio di una ripresa delle attività programmata dal 20 al 23 dicembre, dopo che tutta l’Italia è stata dichiarata zona rossa dal 24 dicembre dal Premier Giuseppe Conte, aveva portato gioia ed entusiasmo nel comparto della ristorazione. Già dalle prime ore dell’alba di sabato i titolari di esercizi pubblici coinvolti, solo per la giornata di domenica 20 dicembre, avevano provveduto ad eseguire sanificazioni ed effettuare acquisti di materie prime per un importo medio da euro 2000,00 ai 5000/00 euro, dove in alcuni casi si supera abbondantemente anche tale importo per le spese di organizzazione”.

Un boccone amaro che gli imprenditori questa volta fanno fatica a mandar giù. “In Campania il tasso di contagiosità RT è tra i più bassi di Italia, inasprendo addirittura con norme prive di fondamento logico anche il servizio asporto favorendo palesemente la Grande Distribuzione Organizza ed attività similari (ai bar e agli altri esercizi di ristorazione dalle ore 11,00 del mattino è fatto divieto di vendita con asporto di bevande, alcoliche e non alcoliche, con esclusione dell’acqua)”. Quindi, “oltre al danno derivante dall’acquisto di materie deperibili per un importo complessivo di almeno Euro 200.000,00, si aggiunge il danno derivante dal lucro cessante per un importo che si aggira intorno ad Euro 100.000,00”, sono le stime effettuate dagli avvocati Angelo Pisani e da Stefano Meer sulla base di 100 aziende rappresentative del settore”.

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