Alessandro Sorte, coordinatore regionale per la Lombardia di Forza Italia, lancia più di un messaggio al partito di Calenda. Una vera offerta di ruolo politico nel centrodestra, per ora pensando solo alla successione a Beppe Sala alla guida di Milano. «Al netto dei nomi dei candidati sindaci che sono fondamentali, noi stiamo ragionando sullo schema della coalizione. Non può essere uno schema destra-centro, deve essere uno schema centrodestra. A Milano nasce tutto, e potrebbe nascere una nuova stagione amministrativa di Forza Italia del centrodestra e dell’area moderata e riformista».

Però il presidente del Senato, Ignazio La Russa, ha già proposto con forza il nome di Maurizio Lupi, leader di Noi Moderati. Difficile pensare che un nome così venga bruciato…
«Ritengo assolutamente legittimo che gli alleati propongano i loro schemi. La Russa ha fatto questo endorsement per Lupi, che ha assolutamente un profilo rispettabile. Però noi facciamo un ragionamento un po’ diverso, cioè noi diciamo, in tutta Italia, così come in tutta Europa, che nelle grandi metropoli il voto progressista è più forte del voto del centrodestra. E poi ci sono i numeri: Azione alle ultime europee ha preso 6 e mezzo a Milano. Noi proponiamo un candidato sindaco con una forte impronta di Forza Italia, del mondo manageriale, ma con uno schema solido di un’alleanza allargata. Con Azione che decide di stare in questa metà campo». 

Scusi la battuta: ad Azione lo sanno?
«Al congresso di Azione, Giulia Pastorella a Milano ha vinto su Calenda stando a destra, rispetto alla sua posizione. Poi è intervenuta al nostro congresso dicendo: “Ragioniamo insieme”. Ovviamente l’invito è a tutta Azione, non ci mettiamo a seminar zizzania nei partiti degli altri».

Milano è una realtà tutta a sé. Qui le alchimie che paiono perfette possono non funzionare…
«Dopo 15 anni c’è una profonda delusione e un logoramento, per tutta una serie di motivi, dalla sicurezza al tema della paralisi urbanistica. Esiste obiettivamente uno scontento che vediamo anche nei sondaggi. La città è stanca. Allora noi diciamo che se candidiamo un leader nazionale, stiamo politicizzando il voto. Invece dobbiamo andare su un binario diverso: candidato civico, in grado di intercettare tutto questo malcontento, e allargamento della coalizione».

Va bene, restiamo sull’allargamento del perimetro del centrodestra: fino a dove? A quale elettorato guardate?
«La città di Milano deve essere un nuovo inizio di una stagione amministrativa dove le grandi città cambiano la tendenza, cioè dalla tendenza di centrosinistra alla tendenza di centrodestra. E lo fai con un laboratorio politico. Dobbiamo studiare la formula che meglio intercetta non solo il voto riformista e liberale, cosa che fecero Albertini nel ‘96 e Moratti nel 2006, ma dobbiamo intercettare anche il voto progressista deluso da questa amministrazione».

Però sono in corso movimenti che guardano ad una nuova aggregazione di quell’area…

«Il Terzo Polo in 30 anni hanno provato a farlo tutti, da Fini a Monti. Non c’è spazio politico. Ormai lo sanno anche loro, tant’è vero che Renzi si è schierato e Calenda aspetterà gli ultimi tre mesi prima del voto, ma poi lo farà. La bipolarizzazione del voto è un processo ineludibile. Ai riformisti, ai cattolici del Pd, io rivolgo un appello: vengano in Forza Italia, che è sicuramente una forza più in sintonia con loro che l’attuale Pd. Ad esempio, sono convinto che la posizione sulla politica estera di Quartapelle e di Gori sia molto più vicina a quella del Partito popolare europeo che non a quella del Pd…».

Lei mi sta tracciando il profilo di una Forza Italia che – mi consenta – rialza la testa e rivendica un nuovo ruolo…
«La linea di Forza Italia è una linea molto identitaria, europeista, non subalterna. In Lombardia, Forza Italia ha preso il 9,3%. Per quanto riguarda Milano, ricordo che all’interno di questo quadro i due ex sindaci di Milano, Gabriele Albertini e Letizia Moratti, erano in prima fila alla nostra convention a dire le nostre stesse cose. Siamo veramente convinti che lo schema che proponiamo ci possa portare al governo della metropoli: apriremo veramente una stagione amministrativa nuova delle grandi città».