Zelensky propone un cessate il fuoco completo e duraturo a partire da subito e accetta la proposta di Putin di riprendere i colloqui di pace chiedendo un incontro personale da tenersi giovedì 15 maggio a Istanbul, ma al Cremlino su tutto questo vi è un assoluto silenzio, si ignora la proposta di Zelensky e si attaccano le postazioni ucraine lungo tutta la linea del fronte con il lancio avvenuto durante la notte di 108 droni Shahed e droni simulatori di vario tipo in direzioni di Bryansk, Orel, Shatalovo, Millerovo, Primorsko-Akhtarsk e Chauda. “Giovedì aspetterò Putin in Turchia”, ha risposto così Zelensky a Putin che aveva chiesto a Erdogan di ospitare i colloqui di pace tra le delegazioni di Russia e Ucraina.

La richiesta di Trump

Trump, che non crede più che Mosca sia disposta a un cessate il fuoco duraturo, ha chiesto agli ucraini di “accettare immediatamente”, almeno per scoprire le carte di Putin e capire se è possibile realmente o meno un accordo. “Se ciò non fosse possibile – ha detto Trump – i leader europei e gli Stati Uniti saprebbero come reagire e potrebbero procedere di conseguenza”. Sembra che l’unico obiettivo della Russia sia quello di prendere tempo, prolungare la guerra per espandere le sue conquiste. Ne è convinto il ministro degli Esteri ucraino Andrii Sybiha. “Sto pensando di volare all’incontro di Istanbul, c’è una possibilità se penso che accadranno delle cose”, ha detto Donald Trump riferendosi ai colloqui previsti tra Ucraina e Russia in Turchia giovedì 15 maggio. Il tycoon ha detto che si aspetta la presenza sia di Vladimir Putin sia di Volodymyr Zelensky. Ma dal Cremlino non si commenta, al momento. 

La richiesta

La Russia dunque respinge l’ultimatum su un cessate il fuoco, vuole avviare colloqui tra delegazioni partendo dalla sua proposta della primavera del 2022 di Istanbul che conteneva richieste ritenute irricevibili da Kyiv sia in merito alla questione dei territori rivendicati da Putin sia in merito alle garanzie di sicurezza invocate dall’Ucraina. Putin chiedeva la smilitarizzazione di tutto il territorio ucraino e la perdita della sovranità di circa un terzo del paese. In realtà Putin mentre si mostra disponibile a colloqui per un accordo di pace proponendo colloqui diretti a Istanbul “senza precondizioni”, un minuto dopo afferma che un accordo sul cessate il fuoco è possibile solo a determinate condizioni, tra cui la sospensione totale degli aiuti militari occidentali all’Ucraina.

La sponda turca

Trump sembra aver compreso che il dialogo personale con Putin non sta dando i frutti sperati e ha cercato la sponda turca per sciogliere il nodo rappresentato da Putin e uscire dall’empasse in Ucraina. È stato il leader russo a proporre per i negoziati il sostegno di Ankara, richiesto esplicitamente anche da Zelensky. Nello scorso febbraio il leader ucraino si precipitò ad Ankara mentre a Riyadh erano in corso colloqui diretti tra Stati Uniti e Russia sulla guerra in Ucraina. Zelensky era corso da Erdoğan per discutere delle future garanzie di sicurezza in un eventuale negoziato per il “cessate il fuoco”, compresa la necessità dell’invio di forze di mantenimento della pace alle quali Ankara ha mostrato la volontà di partecipare. Aveva chiesto espressamente che la Turchia fosse coinvolta nel processo di pace assieme all’Unione europea, oltre che agli Stati Uniti.

Il sostegno

Ankara, che è in grado di dialogare con Putin e con Zelensky è contenta di essere tornata a svolgere il ruolo di facilitatore nel tentativo di far sedere al tavolo i due avversari. Ma, in realtà più che di una politica di moderazione e di equilibrio o di “neutralità proattiva”, come ama definirla il governo turco, Ankara finora ha svolto una politica di equilibrismo tra Washington-Mosca e tra Kyiv e il Cremlino. Erdoğan e Zelensky sono impegnati nel rafforzamento del loro “partenariato strategico”, soprattutto nel settore militare. Da un lato, la Turchia sostiene militarmente l’Ucraina, fornendo a Kyiv attrezzature difensive e di attacco essenziali, come i droni Bayraktar e ha chiuso gli stretti turchi alle navi militari russe, impedendo loro di entrare o uscire dal Mar Nero. D’altra parte, non ha aderito alle sanzioni occidentali contro la Russia e ha mantenuto con Mosca aperti i legami economici, regalando ad essa un accesso cruciale al commercio globale, ai mercati e allo spazio aereo.

L’assenza di rassicurazione

Molte delle paure che hanno i paesi della Nato, i Paesi dell’Europa orientale e del Mar Nero, in materia di sicurezza, sono condivise pienamente anche da Ankara. Un cambio di assetto nel Mar Nero, un cambio dei confini dell’Ucraina a vantaggio di Mosca sono da scongiurare per la Turchia. L’espansione russa è una minaccia alla sicurezza della Turchia. L’annessione della Crimea, il controllo di aree più ampie di quel mare oscuro sono fortemente avversate da Ankara che inoltre tiene molto alle minoranze turcofone in Crimea e nel Caucaso e teme l’aggressione della Russia alla Georgia, alla Moldavia. Tutti i paesi dell’Europa orientale non avrebbero alcuna rassicurazione e protezione da una possibile espansione russa.