Nostalgia della Margherita? Sì, no, forse. Sta di fatto che il soggetto politico che seppe riunire sotto a un unico cappello quattro partiti – popolari, liberaldemocratici, ulivisti e civici – guidato allora da Francesco Rutelli, torna a far parlare di sé. Nel 2002 fu la novità che contribuì, riscuotendo un successo immediato, a mettere insieme un centrosinistra solido, capace di contendere il governo a Silvio Berlusconi. Un esperimento di cui qualcuno, oggi, vorrebbe replicare gli esiti, provando a colmare il vuoto che va dal Pd a Forza Italia. E chissà che, al di là dell’appello lanciato da Vincenzo Spadafora, non ci sia qualcosa di più concreto.
Un segnale in questa direzione arriva dal passaggio di consegne al vertice del Partito Democratico Europeo, il Pde, nato prima del Pd e afferente ad Alde/Renew Europe. Francesco Rutelli ha lasciato due giorni fa la guida al senatore Enrico Borghi, approdato a Italia Viva dopo una lunga militanza dem. Un passaggio non soltanto formale, ma politico: i renziani, ora che la navicella è tornata a stazionare nel porto del centrosinistra, vogliono rimarcare la presenza di una piccola ma combattiva parte riformista della coalizione.

Tutti gli occhi guardano già alla prossima Leopolda, in programma a Firenze dal 3 al 5 ottobre. Potrebbe essere l’occasione per lanciare un’Opa sul progetto di una nuova Margherita: un contenitore riformista, popolare e liberale, che riecheggia anche le suggestioni di Ernesto Maria Ruffini. Un progetto del genere, nell’area, difficilmente potrebbe nascere senza Matteo Renzi.
Non solo. Si muove anche Oreste Pastorelli, ex tesoriere del Psi e oggi alla guida dell’Associazione Socialista Liberale, vicina ad Azione di Carlo Calenda, ma formalmente autonoma. Pastorelli non nasconde l’interesse a prendere parte alla costruzione di quel soggetto politico che già in ambienti parlamentari viene evocato come “nuova Margherita”, ma per il momento rimane ancorato alla Costituente alla quale stanno lavorando, per Azione, Ettore Rosato. Matteo Richetti e Elena Bonetti.

Impossibile rievocare quella stagione senza ricordare il ruolo centrale di due figure istituzionali che ne furono protagonisti: Sergio Mattarella, presidente della storica Margherita e oggi Presidente della Repubblica, e Paolo Gentiloni, allora stratega e tessitore silenzioso. Proprio Gentiloni, insieme con Enrico Morando, starebbe lavorando alla registrazione dello statuto di una nuova associazione politica. Un appuntamento dal notaio sarebbe stato preso e poi disdetto, ma il segnale c’è. L’ex commissario europeo è tornato a muoversi nei circoli della grande politica. Che non necessariamente è quella più rumorosa, in bella vista nei talk show. Con passo felpato, dietro le quinte, Gentiloni perimetra il territorio. Dopo una lunga intervista a Milano Finanza, ieri è arrivato l’annuncio della sua partecipazione a un evento pubblico del Parlamento europeo a Ventotene, promosso da Pina Picierno. La vicepresidente dell’Europarlamento ha dichiarato: «Sono felice di annunciarvi che a Ventotene sarà con noi anche Paolo Gentiloni, con cui discuteremo di come affrontare la tempesta perfetta che viviamo tra dazi, indebolimento delle democrazie liberali e conflitti permanenti».

Il ritorno di Gentiloni sulla scena pubblica non è un dettaglio. È lui, forse più di altri, il volto capace di tenere insieme i tasselli di un mondo disperso, quello dei riformisti che guardano con nostalgia alla Margherita che fu e che poi generò il Partito Democratico. Prima che Elly Schlein invertisse radicalmente la rotta, spostando il baricentro del Pd a sinistra.

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Ph.D. in Dottrine politiche, ha iniziato a scrivere per il Riformista nel 2003. Scrive di attualità e politica con interviste e inchieste.