Il caso agli Europei
Giocatori inginocchiati o no: in ogni caso il razzismo fa schifo
Toloi, Emerson Palmieri, Pessina, Bernardeschi, Chiesa e Belotti. 6 calciatori su 11 della Nazionale italiana si sono inginocchiati per sostenere il Black Lives Matter, le vite dei neri contano, contro il razzismo. Tutti gli 11 del Galles si sono inginocchiati prima del match. E no, i 5 calciatori dell’Italia che sono rimasti in piedi non sono cattivi per questo. Non sono razzisti, certo non saranno indifferenti al tema. Senza necessariamente giudicare, ma è ovvio che il restare in piedi sia frutto di una scelta, ci sia stato un ragionamento: metà squadra giù, l’altra su. Né piedistalli né gogne da distribuire, a seconda di come la si pensi. Solo riflettere, riflettere su come le polemiche che arrivano, soprattutto dalla politica, siano in grado di condizionare, di inquinare anche i gesti semplici, quelli che potrebbero uscire da ognuno se il senso di umanità, la pietà, avessero libertà, potessero esprimersi per un moto del cuore, senza retro-pensieri, sovrastrutture inutili.
Si può dire che il razzismo fa schifo? Lo si può racchiudere dentro un gesto? Poi se l’anima di qualcuno o tanti che lo compiono sia intrisa di ipocrisia, è affare degli ipocriti. Ci si può inginocchiare, semplicemente, non essendo contro questo o quello, essendo per la vita, la dignità di tutti. Senza sentirsi di questo o quel partito; stando distanti da una politica che diventa ogni giorno fiele, divisione di un inscindibile senso di umanità. Non si dovrebbe speculare su tutto. La politica lo fa, sempre di più. E non ci si dovrebbe vergognare di inginocchiarsi, non si dovrebbe aver paura di essere giudicati ipocriti, di essere accomunati a quelli che sono ipocriti. Perché di sicuro il razzismo fa schifo a tutti gli 11 ragazzi italiani, pure a quelli che sono in panchina, a chi fa parte della spedizione. Senza pensarci troppo, basta un gesto. Senza pensare a quella roba brutta che sta diventando tanta politica, tanta informazione.
Poi, perché l’inginocchiarsi non diventi conformismo, non basta solo inginocchiarsi, bisogna rialzarsi in modo diverso, guardare a quanto accade nella realtà, a quanti siano i bisogni, alle tante ingiustizie: ieri, avrebbero potuto poggiare tutti a terra il ginocchio. Poi avrebbero potuto schizzare in alto e urlare il nome di Adil Belakhdim, il sindacalista ucciso a Biandrate, perché ogni giorno ha, purtroppo, il suo nero da sacrificare. E lo sport, a volte, davvero è avanguardia, mostra la via. Succede quando si è campioni di umanità, non solo sul campo. Per questo i Maradona, i Panatta entrano nella leggenda. Altri no.
© Riproduzione riservata





