"La vaccinazione rende liberi"
Giornata della Memoria, il ricordo della Shoah infangato da No Vax e No Green Pass
Non è stata la Memoria a mancare nell’ultimo anno. Al contrario: di Auschwitz, delle deportazioni, di dittatura e discriminazioni si è ventilato troppo spesso, quasi ogni fine settimana. Di scritte “Arbeit Macht Frei” e “Vietato l’ingresso agli ebrei e ai cani” riviste e corrette a piacimento su striscioni e cartelloni se ne sono viste a centinaia nelle piazze, non solo in Italia, nelle proteste degli ultimi mesi. Per non parlare dei social. No Vax e No Green Pass. È stato un anno con la Shoah.
Il rapporto sull’antisemitismo pubblicato dall’Agenzia Ebraica e dall’Organizzazione Sionista Mondiale ci informa che l’anno passato è stato il più antisemita degli ultimi dieci: almeno dieci aggressioni al giorno e danni, dissacrazioni, vandalismi, minacce. Il dossier riporta che solo “Hitler was right” è stato postato 17mila volta in una settimana a maggio. Perfino una collaboratrice della CNN ha twittato che “il mondo oggi ha bisogno di Hitler”. La maggior parte degli attacchi a templi, istituzioni, ristoranti e negozi si sono verificati in Europa: un terzo.
E non è dimostrabile che questo exploit sia dovuto all’esplosione di manifestazioni contro i vaccini anti-covid – la cui somministrazione in Europa è partita a fine 2020 – e contro le certificazioni vaccinali adottate a diversi livelli di restrizione in diversi Paesi. Resta impossibile da decifrare la galassia No Vax-No Green Pass: non è di sinistra o di destra, composta da persone particolarmente stupide o particolarmente intelligenti, non si tratta necessariamente di violenti o di furbetti. E resta anche sacrosanto il diritto a manifestare, nel rispetto delle leggi e nonostante le conseguenze.
Troppo spesso, o quasi puntualmente, si sono visti però riferimenti alla “Soluzione Finale” che il Terzo Reich con gli alleati attuò contro ebrei, slavi, neri, prigionieri politici e di guerra, oppositori, minoranze etniche e religiose come rom e sinti, omosessuali e disabili. Rastrellamenti e torture paragonati a una presunta “dittatura sanitaria”. E quindi la protesta portata in strada con addosso i vestiti dei campi di concentramento; fotomontaggi e cartelloni con paralleli tra i lager e l’emergenza covid; il tweet dell’Europarlamentare Francesca Donato che citava: “’LA VACCINAZIONE RENDE LIBERI’. Ricorda qualcosa? (Ai più ‘sbadati’ se serve agevolo traduzione in tedesco…)”.
Che l’antisemitismo resti strisciante e presente nella società ce lo ricorda la cronaca – anche con le notizie degli ultimi giorni –, la quotidianità con certe battute e la Giornata della Memoria – l’anniversario della liberazione da parte delle truppe dell’Armata Rossa del campo di concentramento di Auschwitz in questo giorno del 1945 – celebrata ogni anno. La più grande strage del Novecento, epitome del male e della carneficina, è stata piegata con banalità e insulsaggine alla propaganda o più banalmente alle proprie ragioni. Qualsiasi paragone che non contempli la distruzione – “olocausto” vuol dire “bruciato interamente” – fisica e spirituale, sistematica e collettiva, è inadeguato. Qualche film o libro o interviste rilanciate oggi potranno forse ricordarlo, per l’ennesima volta, e comunque mai abbastanza.
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